Napoli, rischio sicurezza al PRAP Campania

Il SAPPE sollecita controlli stringenti sui detenuti lavoranti impiegati nella struttura di via Nuova Poggioreale

pexels-rdne-6064910-3Tempesta negli uffici del Prap Campania, in via Nuova Poggioreale. La segreteria Regionale del Sappe Campania esprime infatti viva preoccupazione per quanto emerso da recenti episodi avvenuti presso il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania, dove sembrerebbe siano stati rinvenuti, in aree esterne agli uffici amministrativi, sostanze stupefacenti. Come spiega Marianna Argenio, vicesegretario regionale per la Campania del primo Sindacato del Corpo di Polizia Penitenziaria, “a quanto appreso, tali aree risulterebbero frequentate da detenuti lavoranti, impiegati in attività di pulizia e supporto logistico, senza che siano attivi adeguati protocolli di verifica o monitoraggio costante della loro presenza e dei loro movimenti. Fra l’altro sembrerebbe che vi sia la totale assenza di perimetrazione delle aree accessibili ai detenuti lavoranti; la mancanza di controlli sufficienti all’ingresso e all’uscita dai locali, con rischio di introduzione o occultamento di oggetti non consentiti; oltre alla mancanza di un protocollo condiviso per la gestione di tali lavoranti negli ambienti sensibili, come uffici con accesso a fascicoli, documentazione, archivi”. 

Ci viene riferita”, prosegue la sindacalista, “l’inesistenza di un sistema di screening periodico (antidroga o per il possesso di dispositivi elettronici). E proprio ieri abbiano appreso che il reparto cinofilo avrebbe eseguito attività di addestramento, guarda caso, presso gli uffici del Provveditorato Campano senza, tra l’altro, la presenza dei titolari dei vari uffici”. Troppe coincidenze, per il SAPPE, che chiede formalmente “l’immediata sospensione delle attività dei detenuti lavoranti negli uffici amministrativi fino a verifica delle condizioni di sicurezza; l’adozione di un protocollo operativo permanente, condiviso con le OO.SS., che definisca i requisiti di selezione dei detenuti impiegabili in ambienti amministrativi, le modalità di controllo (ispezioni, screening, videosorveglianza), i limiti spaziali e temporali della loro presenza, il potenziamento degli strumenti tecnici (scanner, metal detector, inibitori di segnale), ove non presenti”. Per Argenio, “la presenza di detenuti lavoranti negli uffici può essere una opportunità rieducativa, ma solo se accompagnata da garanzie concrete di sicurezza; diversamente, si espone l’Amministrazione, il personale e l’intera struttura a rischi operativi, disciplinari e penali”. Per questo, conclude, “in attesa di un immediato riscontro, il SAPPE non esclude di proclamare lo stato di agitazione del personale, con tutte le forme di mobilitazione previste dalla normativa vigente”.

Per il segretario generale del SAPPE Donato Capece, “la questione, per come è stata segnalata, merita accurati approfondimenti amministrativi e di polizia: senza sicurezza non si può parlare né di rieducazione né di reinserimento. Va necessariamente ripensato il concetto di fondo dell’ammissione al lavoro dei detenuti in carcere e la stessa pena alternativa al carcere, superando l’idea che essa possa essere la conseguenza di un automatismo di legge ad essa spesso connessa e non, invece, un vero e proprio istituto premiale per chi sconta la pena”. Per questo, il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo evidenzia il ruolo centrale dei Baschi Azzurri nel sistema sicurezza del Paese: “Il Corpo di Polizia Penitenziaria ha dimostrato e dimostra, ogni giorno, non soltanto di costituire un grande baluardo in difesa della società contro la criminalità in termini preventivi, ma anche di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori del carcere”, anche in relazione all’ampio settore dell’area penale. conclude Capece.

 

Source: www.irpinia24.it