Pmi, Visconti (Ficei): servono comunità energetiche

Il presidente dei consorzi industriali: nuove strategie per abbattere costi

Antonio Visconti«Le aree industriali italiane, in particolare quelle meridionali, possono diventare un pilastro della transizione energetica».

È quanto sostiene Antonio Visconti, presidente della Ficei (Federazione nazionale dei consorzi industriali), che rappresenta oltre 50.000 imprese e circa 900.000 lavoratori. Secondo Visconti, intervenuto alla XXI edizione del seminario di Symbola, a Mantova, «servirebbe una cabina di regia istituzionale che coinvolga enti pubblici, gestore elettrico e mondo imprenditoriale per coordinare lo sviluppo delle comunità energetiche».

«Queste aree possiedono già le infrastrutture necessarie: collegamenti con cabine primarie, servizi condivisi, spazi tecnici. Tuttavia, senza un coordinamento centrale, rischiano di restare una risorsa inutilizzata. La trasformazione energetica dei distretti produttivi è possibile, ma non può essere affidata solo all’iniziativa individuale delle imprese».

«Il quadro normativo attuale è inadeguato. Le soglie fissate per gli impianti – inferiori a 1 megawatt – escludono di fatto le imprese energivore. Inoltre, la gestione delle comunità energetiche richiede competenze specifiche, ancora poco diffuse. Gli imprenditori comprendono i vantaggi, ma si trovano davanti a ostacoli gestionali e burocratici che ne frenano l’adesione».

«Esperienze locali, come quella di Buccino, in provincia di Salerno, dimostrano che il coinvolgimento di un soggetto pubblico di garanzia può favorire la creazione di reti energetiche condivise. Tuttavia, resta urgente un intervento normativo che semplifichi le procedure e introduca incentivi fiscali mirati».

«Nel contesto attuale, dominato da instabilità geopolitica e speculazioni sul prezzo dell’energia, ridurre la dipendenza dalle fonti fossili è una priorità strategica. Le comunità energetiche offrono alle imprese l’opportunità di abbattere i costi energetici e diventare più competitive sui mercati globali, dove si scontrano con condizioni di svantaggio in termini di trasporti e manodopera».

«Il sistema produttivo italiano è tra i più avanzati d’Europa, ma è penalizzato da un costo dell’energia superiore alla media. Produrre energia in loco può ribaltare questo svantaggio», sottolinea il presidente Ficei. «Il modello, se correttamente sviluppato, consente anche di redistribuire energia a scuole, ospedali e servizi pubblici limitrofi, creando valore condiviso».

«Occorre un cambio di paradigma. Le aree industriali non devono più essere percepite come fonti di inquinamento, ma come hub per la produzione energetica rinnovabile. Secondo i dati del GSE, milioni di metri quadri industriali potrebbero ospitare impianti solari, generando migliaia di posti di lavoro qualificati ogni anno. Non si tratta solo di ambiente o bilanci aziendali. È una questione industriale, economica e strategica. Dobbiamo puntare su imprese che producano pannelli, batterie, componentistica. Ma senza una visione nazionale, continueremo a perdere terreno. La transizione è possibile, ma servono strumenti nuovi, figure tecniche e una chiara volontà politica».

Source: www.irpinia24.it