Contaminante falde acquifere – via all’ordinanza per analizzare i pozzi
Dopi l'incontro avvenuto in Comune tra ASL, ARPAC e l'assessore all'Ambiente Augusto Penna, si è stilato un perimetro nel quale estrarre acqua da analizzare
Avellino – Stamane a Palazzo di Città si è tenuta la conferenza stampa dei servizi, i quali hanno messo sul tavolo la problematica della presenza di tetracloritene nelle falde acquifere della zona Isochimica, ma che sembra essersi estesa in un perimetro più allargato. Di fatto, verrà firmata in giornata, massimo domani mattina, un’ordinanza comunale volta ad interdire l’acqua dal sottosuolo per analizzarla. A riguardo di tale vicenda, l’assessore all’Ambiente Augusto Penna spiega agli organi di informazione la natura dell’incontro con i dirigenti ASL e ARPAC.” Oggi, in questo tavolo tecnico, abbiamo avuto l’estensione, in via cautelativa, dell’area da interdire all’estrazione di acqua dal sottosuolo. Per poter passare all’ordinanza occorrerà aspettare solo il tempo tecnico dell’ARPAC e allegare la piantina relativa, ma sicuramente si tratterà di tempi brevi “.
L’Assessore prosegue spiegando quali saranno le zone interessate dall’ordinanza. “ Il perimetro è di circa 400-500 metri – dice – zone dove è stato rilevato il contaminante. Da via Don Giovanni Festa (Bonatti) fino al torrente Fenestrelle, in estensione con il fiume Sabato (precisamente nell’incrocio dove c’è il tabacchino). Dall’altro lato giunge fino alla stazione ferroviaria. Queste considerazioni derivano dagli enti preposti e sono relative ai flussi di contaminante possibili, tenendo sempre conto però che parliamo di un principio cautelativo. Ciò che è davvero importante è che una volta adottata l’ordinanza, ci sarà la disponibilità da parte della Provincia a fornire l’elenco dei pozzi autorizzati, e dall’ARPAC ad effettuare ulteriori indagini per capire l’estensione del contaminante,che ci auguriamo sia concentrato solo nella zona Isochimica “.
L’augurio è che si riesca in tempi brevi ad inquadrare nel dettaglio la situazione, evitando ritardi, siccome la faccenda è delicata.
“ L’ordinanza durerà fin quando non avremo i risultati dei pozzi a cura dell’ARPAC – conclude Penna – una volta avuto i dati relativi agli inquinanti, scopriremo e valuteremo se ritrarre l’area di interdizione o rimuoverla del tutto dal perimetro. Sui ritardi premetto che, trattandosi di una matrice legata alla falda, il modus operandi è più semplice siccome bisogna solo estrarre l’acqua e analizzarla, poi l’ARPAC ci ha assicurato velocità di azione e noi confidiamo nella loro professionalità “.
di Michael Mambri