“La camorra e le sue storie”: un viaggio nel mondo della criminalità organizzata firmato Gigi Di Fiore

Una storia delle storie dei gruppi e degli uomini che hanno segnato le vicende criminali campane, alimentando un cancro giunto, ormai, al quinto secolo di vita con i giovanissimi 2.0 delle paranze napoletane.

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Com’è cambiata la camorra napoletana negli ultimi anni, quelli in cui è diventata protagonista di fiction di successo in un caotico scenario metropolitano di gruppi delinquenziali privi di strategia criminale? Dov’è finita quell’ansia di riscatto, che solo pochi anni fa sembrava diffondersi nella società napoletana di fronte al crimine e all’illegalità?

Ce lo spiega Gigi Di Fiore, storico e giornalista del Mattino di Napoli, che da vent’anni si occupa di criminalità organizzata, nella nuova edizione aggiornata de La camorra e le sue storie, edito da Utet. Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 2005 e fu presentato nella sede della Commissione Parlamentare Antimafia a Roma, rompendo il silenzio che allora avvolgeva la criminalità organizzata campana non ancora diventata fenomeno mediatico, “quando non era ancora un gergo utilizzato da giovani e ragazzi di tutti gli ambienti sociali, quando era ancora un fenomeno poco conosciuto rispetto alla mafia“. Lo ha affermato l’autore nel corso della presentazione di venerdì 28 ottobre presso la libreria Feltrinelli di Salerno: “molto è cambiato in questi undici anni anche sul modo di percepire il fenomeno criminale di Napoli e provincia, sull’attenzione generale in tutt’Italia ed è questo che il libro, in maniera documentata, vuole raccontare, senza diventare mai noioso né un libro di testo accademico per iniziati“.

Il racconto di Gigi Di Fiore è un viaggio all’interno del mondo della camorra per ricostruirne l’origine storica, i meccanismi, lo sviluppo e le connivenze. Cento pagine in più rispetto alla prima edizione, che terminava con la descrizione dettagliata della prima guerra di Scampia; oggi, undici anni dopo, il libro arriva a raccontare i confusi scenari criminali metropolitani, fino alle ultime vicende di Quarto e di Giugliano, passando attraverso un altro fenomeno criminale esploso, negli ultimi due anni, nei cosiddetti quartieri-Stato: le “paranze dei bambini”. Si tratta di piccole gang di ventenni con velleità di potere, privi di solidi agganci con i vecchi boss in carcere, che uccidono e se ne vantano su Facebook, scimmiottando i loro riferimenti ideali, rappresentati dai boss protagonisti delle fiction celebrative dell’etica del male. Una vera e propria Babilonia, dunque, che rende la realtà partenopea pericolosamente confusa e delirante.

Dopo le decine di morti ammazzati a Napoli negli ultimi anni, la camorra è fenomeno socio-criminale sotto i riflettori internazionali, in quanto organizzazione di certo meno conosciuta della mafia siciliana. Eppure nell’Ottocento i rapporti di notorietà erano capovolti, tanto che si parlava della mafia come di “una specie di camorra”. Individualista, frammentata, organizzata orizzontalmente, la camorra è la più violenta delle mafie italiane ed è responsabile ogni anno di un numero di omicidi da record e di decine e decine di vittime innocenti, per cui “In memoria di Giancarlo Siani, Marcello Torre e di tutte le vittime della follia dei camorristi”, undici anni dopo, è la dedica che resta.

Preciso nelle fonti, nei documenti e nei riferimenti bibliografici, con le immagini raccolte alla New Foto Sud, il grande archivio fotografico del Mattino, questo saggio è una narrazione giornalistica che inserisce la storia della camorra napoletana nella storia delle terre che ha condizionato, conservando la sua freschezza anche a undici anni di distanza.

Anche noi magistrati ci stiamo facendo carico, negli ultimi anni, di conoscere la realtà della criminalità organizzata non solo sul versante giudiziario, che è di nostra competenza, ma anche dal punto di vista storico, sociologico ed economico”. E’ quanto dichiarato dal Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, durante la prima presentazione del libro, avvenuta il 17 maggio 2016 alla libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli. In quell’occasione, a proposito dell’importanza del libro di Di Fiore, Roberti dichiarava: “Anche i magistrati hanno bisogno di interagire con storici come Di Fiore, conoscere il loro punto di vista, conoscere le loro affermazioni e le loro tesi documentatissime“, a testimoniare il valore di questo libro, quale fonte imprescindibile per conoscere la camorra e perfino per combatterla.

Ma sulla necessità di studiare il fenomeno camorristico si era soffermato già nel 1863 lo scrittore francese Marc Monnier che, vissuto a lungo a Napoli, da cui ebbe la cittadinanza onoraria, rivolse i suoi studi prevalentemente alle condizioni politico-sociali dell’Italia contemporanea e, in La camorra: mystères de Naples, scrisse: “La Camorra potrebbe essere definita l’estorsione organizzata: essa è una società segreta popolare, cui fine è il male. E’ utile studiarla da vicino, non solo per osservar costumi ancor poco conosciuti e offrire qualche singolarità di più alla curiosità del pubblico, ma soprattutto per mostrar i veri ostacoli che l’Italia incontra a Napoli“.

 

 

 

Source: www.irpinia24.it