Riapre il museo civico di Villa Amendola, Foti: “Restituiamo alla città la sua memoria storica”

Alla conferenza di presentazione l'assessore alla cultura Teresa Mele e il curatore del museo Alberto Iandoli

villa amendolaAvellino – Ha riaperto al pubblico questa mattina, dopo un breve periodo di chiusura, il polo museale cittadino di Villa Amendola. In piena attività da ormai due anni, il museo civico è stato chiuso per consentire alcuni lavori di ampliamento costituiti dall’allestimento delle Sale Caracciolo, Conferenze e Multimediale, e dalla posa in opera di un moderno e sofisticato sistema d’allarme e di videosorveglianza.

Alla conferenza di presentazione il sindaco Paolo Foti, l’assessore alla Cultura Teresa Mele e lo storico dell’arte nonché curatore del museo Alberto Iandoli. In platea gli studenti dell’attiguo Istituto Comprensivo “San Tommaso”.

Ad aprire i lavori è l’assessore Mele che vede nella riapertura del polo museale: “il segno tangibile e visibile dell’attività dell’amministrazione perché la riapertura del museo è la parte iniziale ma anche finale di un lungo percorso che ha per tema la cultura”.

Il museo civico avvia un progetto a più ampio raggio che punta alla costituzione di una reta tra strutture culturali per ricostruire la storia di Avellino in modo da renderla fruibile alla scolaresche, alla città ma che punti anche ad un pubblico nazionale e, perché no, internazionale. Se quello di oggi è un inizio, la prosecuzione è da ricercarsi nel progetto del “museo diffuso” che, spero, partirà a maggio grazie anche alla collaborazione della Diocesi”.

Nel ringraziare i dipendenti del settore cultura per l’impegno profuso, l’assessore Mele passa la parola al Sindaco Foti: “Oggi, sostanzialmente diamo concretezza ad un intervento di carattere strutturale attuato all’interno del Museo Civico di Villa Amendola che vuole rappresentare per la città di Avellino un luogo della memoria. Il Museo è la conclusione di un percorso iniziato dal Prof. Nunzio Cignarella e che vede una prosecuzione ideale nel lavoro dell’Assessore Mele che opererà in continuità con quanto oggi si conclude ma, in un certo senso, si avvia anche”.

Foti si dice molto contento dell’alta presenza dei giovani in sala, ai quali si rivolge: “La città di Avellino consegna a voi un luogo di cultura, parte della memoria storica, civica e amministrativa della città. Idealmente lo consegno nelle vostre mani, frequentatelo, vivetelo, sviluppatelo anche insieme ai vostri insegnanti”.

Ritrovo in questo ambiente, attraverso le opere che vi sono conservate, una famiglia, i Caracciolo, che ha influenzato in positivo quello che la città di Avellino oggi tenta disperatamente di conservare. Con il Museo rendiamo il nostro tributo di riconoscenza ai Caracciolo e immaginiamo di fare, attraverso questi progetti, almeno una piccola arte di quello che questa famiglia ha fatto con lungimiranza e senso del bello. L’obiettivo è mantenere in vita e sviluppare ciò che di bello e culturalmente importante c’è ad Avellino. Una città senza memoria è una città senza futuro – conclude Foti – ed è per questo che dobbiamo creare un percorso di attrattività culturale che Avellino può offrire sul mercato turistico-culturale. Questo è l’impegno primario per la nostra città”.

Le conclusioni e il dettaglio sui lavori di ampliamento sono affidati al curatore del museo, Alberto Iandoli: “quando due anni fa aprimmo al pubblico, a Villa Amendola, il primo nucleo del museo civico, decidemmo con il Professor Nunzio Cignarella di chiamare quella che di fatto era l’inaugurazione “Anteprima Museo” perché a quel racconto di storia avellinese, che parte dall’elevazione della nostra città a capoluogo di provincia nel 1806 e arriva fino al sisma del 23 novembre 1980, mancavano dei passaggi importanti costituiti nella concretezza da alcune testimonianze materiali di storia locale. Da oggi, allora, andiamo ad arricchire questo primo nucleo del museo con l’aggiunta di una nuova sezione che ricostruisce due secoli di governo feudale della città di Avellino da parte della famiglia dei Principi Caracciolo. In questa sezione hanno trovato, da oggi, permanente collocazione, tra l’altro, il Carlo II d’Asburgo, una pregevole opera risalente al 1668, un bronzo fuso a cera persa di Cosimo Fanzago, l’autoritratto dell’autore, due busti in pietra bianca e lo stemma della città di Avellino un tempo posti sulla fontana di Bellerofonte. Andiamo ancora ad arricchire il museo civico di una sala conferenze e di una sala multimediale che saranno a disposizione dei cittadini”.

Il tutto – conclude – è finalizzato a potenziare l’offerta all’utenza del Museo e per sottrarre lo stesso dalla “staticità” che purtroppo caratterizza talune istituzioni culturali, specie nel Mezzogiorno d’Italia. A Villa Amendola chi viene a visitare il Museo Civico, che nelle sue sale è ospitato, deve ritornarci perché attratto sempre da qualcosa di nuovo e stimolante”.

 

Natascia Tripolino

Source: www.irpinia24.it