“Il Giovane Favoloso”, Martone a Lioni: “Cosa ci resta senza la cultura?”
Lioni – Un grande appuntamento cinematografico si è tenuto questo pomeriggio presso il Cinema Nuovo di Lioni. Ad accompagnare la proiezione de “Il Giovane Favoloso”, la presenza del regista Mario Martone e della sceneggiatrice Ippolita Di Majo.
Con loro il primo cittadino di Lioni Rodolfo Salzarulo: “Un film che è non solo un inno all’Italia ma anche al cinema”.
Un successo indiscusso della pellicola presentata in occasione dell’ultima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. “Il successo ottenuto dal pubblico è dovuto soprattutto all’amore che il popolo italiano nutre per Leopardi – spiega il regista Mario Martone -, io stesso sono tuttora incredulo della risposta positiva ottenuta. Il progetto del film ha iniziato a prender vita circa dieci anni fa in concomitanza con la nascita del film Noi Credevamo. Per quest’ultimo abbiamo avuto poco sostegno iniziale, è stato il pubblico ad appoggiarci e a permettere alla pellicola di essere diffusa in più sale. Grazie a questo successo inaspettato, proporre alla Palomar e a Rai Cinema l’idea di questo film ha reso la strada più semplice, e devo ammettere che il pubblico ci ha ben ripagati”.
Un film decisamente impegnato, diviso in tre fasi fondamentali: la prima in cui è protagonista un giovanissimo Leopardi alle prese con suo padre, la seconda nel corso della quale il poeta si trova a Firenze e la terza che narra del suo arrivo a Napoli. Come di solito accade, è la città partenopea ad attirare l’attenzione dei critici: “La domanda che più di frequente mi è stata posta finora è come Napoli è stata raccontata nel film – spiega Martone -; come sempre questa città attira una particolare attenzione ma a me piace pensare si tratti semplicemente di una città come le altre con le proprie caratteristiche; una città fatta, come lo stesso Leopardi ci ha raccontato nei suoi scritti, di una dimensione popolare a lui molto gradita ma anche da ‘lazzaroni e Pulcinelli nobili e plebei, tutti ladri e baroni fottuti’, aspetto della città partenopea che lui detestava”.
Sui rapporti con il padre di Leopardi, conte Monaldo, e con le donne riportati sul grande schermo è la sceneggiatrice Ippolita Di Majo a parlare: “Il rapporto padre/figlio è stato riportato senza pregiudizi, rappresentando semplicemente quanto ricavato dalle loro lettere. Un rapporto che, seppur fatto di contrasti e ribellione, trasmette grande amore e affetto. In fondo, quale rapporto genitori/figli non è fatto di contrasti? In merito alle donne – ha aggiunto – sono figure viste, intraviste e sublimate nei suoi scritti e che testimoniano la vitalità di Leopardi. Il poeta, pur essendo molto cagionevole e di sgradevole aspetto, non si è mai lasciato abbattere dalla sua condizione ma ha fatto di questo suo stato una grande potenza creativa, ritrovata nelle sue opere”.
“Leopardi era decisamente avanti, per questo agli occhi di critici letterari suoi contemporanei risultava incomprensibile – ha aggiunto Martone -, solo oggi, nel nostro tempo, possiamo capire davvero cosa Leopardi voleva dire nelle sue opere. Come, del resto, il rapporto con Antonio Ranieri di cui si chiacchiera da sempre. Come è possibile capire dalla pellicola, non abbiamo voluto insinuare nulla, se non il grande affetto dei due trasmessoci dai racconti dello stesso Leopardi”.
Martone ha poi concluso mettendo in luce il valore di questo evento, avvenuto in una terra che ha tanto da raccontare: “L’Irpinia ha un passato doloroso ma, allo stesso tempo, può vantare di aver reagito con forza e determinazione a quanto ha vissuto. Essere qui a Lioni è per noi un fatto significativo e intendiamo ripetere esperienze come questa soprattutto per mantenere vivo – ha concluso il regista – il potere dell’arte cinematografica. In fondo, cosa ci rimane se non abbiamo la cultura?”