Ciriaco De Mita: “Non mi interessa candidarmi alla nuova Provincia”

de mita ciriaco NAPOLI — «Pronto? Municipio di Nusco, le passo il sindaco». Se qualcuno pensava che Ciríaco De Mita, tra l’altro ex presidente del Consiglio, avesse preso sotto gamba il nuovo incarico, si deve ricredere. «La mia è una battaglia culturale, prima ancora che politica». Presidente, anzi sindaco, per la verità si vocifera che lei stia pensando di candidarsi per la nuova Provincia di Avelline. «Ma non mi interessa. La Provincia è un organo amministrativo. Io voglio essere una guida non un amministratore. Poi, detto con sincerità, a me piace aiutare gli altri a fare le cose che io penso». E cosa pensa di fare allora? «Mi impegnerò per l’Alta Irpinia, che è stata individuata dalla Regione Campania area pilota nella nuova programmazione europea per i fondi destinati alle aree inteme. Ne ho già discusso con Barca. L’impegno è creare condizioni di crescita delle comunità. Cominciamo oggi (ieri per chi legge, ndr)». Proprio a Nusco si sono incontrati con il presidente campano Stefano Caldoro i 25 sindaci dell’Alta Irpinia. «L’impegno è creare una coesione tra noi sindaci per gestire i tondi che arriveranno. Guardi che ci sono potenzialità enormi nella trasformazione dell’agricoltura e nel turismo. Questo c’è ora nella mia testa». Cioè creare una sorta di area dei comuni intemi sulla falsariga dell’area metropolitana di Napoli? «E proprio il contrario. A Napoli faranno una megastruttura. Diciamo invece che noi opponiamo comunità umane a comunità giuridiche. Vinceranno le prime. Quando sento de Magistris dire che è lui il sindaco di tutti… mah». Comunità umane. Scusi ma cosa vuoi dire? «Me lo ha chiesto anche Biagio De Giovanni». Meno male. Allora? «La mia idea è che il futuro del Paese abbia come orizzonte l’Europa, come luogo di decisione politica, e le comunità, come interlocutori. Non ha senso il governo nazionale, che ormai non è più luogo decisionale. E in questo quadro quello che vogliamo fare noi nelle zone inteme e l’area metropolitana sono due risposte opposte, non convergenti. Renzi si arrabbia quando gli dicono che è autoritario, ma le modifiche che sta facendo, dall’istituzione delle aree metropolitane alla ritorma del Senato, tutte modifiche che portano all’autoritarismo». Ma perché l’area metropolitana non la convince? «Perché comporterà una centralizzazione di poteri in un’area molto frammentata. Mi sono occupato di Napoli, lo sa. E ho sempre trovato una differenza tra la provincia con anima e la città, che affogava nella propria decadenza. Non a caso è stato eletto de Magistris. Napoli non ha idee, ha persone straordinariamente intelligenti, che messe insieme non funzionano. Sintomo è la crisi della Federico Ð. La mia è la lotta del contadino contro la nobiltà. Così ritorno bambino». E il giovane De Mita che ne pensa della politica regionale? Del suo ex partito, il Pd? «Ognuno racconta il proprio umore. Ognuno rimprovera all’altro di avere un passato. Non esiste nessuno senza precedenti, l’importante è spiegarsi e redimersi. Sono delle maschere. Tentano di cancellare il proprio passato. Non ci riescono». Glielo chiedo un’ultima volta: se tutti i sindaci irpini le chiedessero di candidarsi alla Provincia, lo farebbe? Ecco che divaga, ma non troppo: «Nel ’54 a Napoli durante un congresso della De era in discussione il piano Vanoni (piano di politica economica, ndr), Saraceno mi spiegava che il piano erano le idee, la realizzazione di esso sarebbe stata affidata a ragionieri e funzionari». Insomma lei vuoi essere una guida non un amministratore anche se già lo è, fa il sindaco. «Va bene, ci sentiamo». E va bene, ci risentiamo sotto elezioni.

dal Corriere del Mezzogiorno Simona Brandolini