La Mammana: il nuovo romanzo di Antonella Ossorio

la mammara_copertina“Non occorre essere una levatrice provetta per sapere che i bambini nati da parti difficili portano stampato addosso il marchio del dolore e, in assenza di danni più seri, presentano ovunque tumefazioni e petecchie. E che la loro testa ha spesso la forma d’una pera; pera mastantuono, nel migliore dei casi, in quelli più complicati pera spadona. Ma il cranio della bambina bianca era rotondo come una mela annurca, i lineamenti armoniosi e le dita di mani e piedi – Lucina dopo averle contate sospirò di sollievo – parevano quelle d’un Gesù Bambino di Biscuit”

“La mammana”, edito da Einaudi nella collana “I coralli”, è un romanzo di Antonella Ossorio, talentuosa autrice napoletana. Già nota per aver pubblicato storie in versi e filastrocche per editori come Giunti, Rizzoli, Einaudi Ragazzi, la Ossorio, con questo suo romanzo, ambientato agli inizi del 1843, celebra il suo esordio ufficiale nella narrativa storica. Gli accadimenti storici fanno da sottofondo e da delicata sfumatura che traspare in contro luce, senza appesantire la narrazione.
La mammana che dà nome al romanzo è la ventiseienne Lucina, che si trova ad operare in scenari decadenti ma folcloristici, caratterizzati dalla presenza di antichi ruderi che incarnano il ricordo di una vetusta gloria. Le avventure della levatrice, giovane ma incarnazione perfetta del senso pratico e delle abilità esperienziali, sono come colla che attacca il lettore al libro, che ammalia concedendo respiri di atmosfere realistiche ma allo stesso tempo magiche e incantate. La notte del 1° marzo 1843 apre il romanzo con l’arrivo di una cometa e con la nascita di Stella, la bambina dal volto di alabastro, generata da un parto difficile e per questo non voluta. I personaggi che si intrecciano nella trama sono molteplici, tra questi, oltre a Stella e Lucina, emerge Bartolomeo, che è l’angelo custode della protagonista, nutrendo una poetica forma di amore puro e disinteressato, che lo spinge a combattere sempre al suo fianco. A un certo punto affiora il desiderio della fuga, che esplode in Lucina come necessità di ricerca del nuovo, un’impellenza, che, impossibilmente placabile, la spinge a Napoli, città sacra e profana, descritta nel testo con commovente forza immaginifica, dipingendo un quadro dai toni accesi e spesso contrastanti con pennellate profonde e decise.
Lo stile narrativo è fluido e scorrevole, ma spesso arricchito da locuzioni dialettali, che conferiscono al testo piacevoli note di colore e simpatiche digressioni, attraverso l’uso di antichi proverbi. Il testo è molto armonico, tanto da avere l’impressione di leggere parole che si trasformano in note melodiose, sintomo di uno studio accurato della scelta dei vocaboli.
Lucina è l’eroina che elargisce a Stella tutto l’amore di cui ha bisogno, nella maniera più delicata e tenera possibile. Si tratta di una forma di amore genuino e totalizzante, ricco di carezze e di premure, di dedizione e sacrificio.

di Davide MARENA