Mastella: “Io e De Mita: i migliori fuori dal Parlamento”

mastella-de-mitaROMA – Come si sta fuori dal Parlamento, onorevole Clemente Mastella? «Per ora bene, grazie. In realtà non è cambiato molto, la gente non sa se sei sempre in Parlamento oppure no. E dopo 40 anni di attività a un certo punto bisogna pur avere il senso del limite». Dice così ma quando lo ha saputo c’è rimasto male. «C’è sempre una sorta di malinconia esistenziale che accompagna certi passaggi della vita. Quando sei fuori vieni guardato come certi calciatori a fine carriera, una vecchia gloria a cui si deve rispetto. E più sei fuori più aumenta il prestigio». Sembra ieri quando i massimi leader del centrosinistra, in pieno luglio, arrancavano sotto il solleone per il matrimonio di suo figlio Pellegrino. «Otto anni fa… e voi scriveste di tutto». C’era mezzo governo. «E chi avrei dovuto invitare, mi scusi? In quei giorni da ministro della Giustizia le mie relazioni erano quelle». Ministri, sottosegretari… «Capisco che qualcuno si sia stupito: al Nord quando si sposano invitano 10 persone. Io sono un uomo del Sud e quando festeggiamo chiamiamo tutti». L’abito della sposa costò quasi centomila euro. «Non credo, e comunque quel vestito a mia nuora, anzi ex perché nel frattempo mio figlio s’è separato, lo pagò il padre, non io». Non fu un esempio di sobrietà, però, lo ammetta. «Si sbaglia. Facendo venire tutti a Ceppaloni riuscimmo ad ammortizzare le spese». Il Professore l’ha perdonata? «Perché mai? Con i miei due voti il governo Prodi sarebbe caduto lo stesso. Vogliamo parlare dei voti di Turigliatto, Rossi o Dini?». La nomea del traditore restò a lei. «A me non è stato mai perdonato nulla, tutto amplificato. Se fai accordi con il centrodestra sei un voltagabbana, se li fai con il centrosinistra tutto bene. Sono stato a lungo all’opposizione scegliendo i perdenti ma per alcuni ho sempre rappresentato il massimo della negatività. Non mi hanno perdonato di essere del Sud. Di essere stato per almeno 10 anni sono stato l’ago della bilancia della politica italiana. In Campania portavo 200 mila voti solo alla Camera. La notte delle elezioni ebbi un presentimento, capii che sarei stato decisivo e dissi a mia moglie:. “Sandra, sono molto preoccupato”». A proposito: sua moglie? «Con lei si sono proprio accaniti. Lasci stare». Sandra Lonardo, coppia potente, la vostra. «Ce n’erano altre: Fassino, Bassolino. Ma su loro nessuno ha mai avuto questa forma di accanimento». Con Berlusconi come va? Vi sentite? «L’ho sentito per rammaricarmi dopo il suo intervento a gamba tesa per la vicenda elettorale. Ho affrontato le Europee da solo». E il Cavaliere? «Era stato male informato. Gli avevano detto che non avrei preso più di 20 mila voti invece ne ho presi 64 mila. A Benevento 3500, contro i 700 di Udc e Ned messi insieme». Chi salva tra i politici di oggi? «I migliori stanno fuori, i D’Alema i Veltroni, i De Mita, che è stato il mio maestro, e lo stesso Berlusconi». Renzi? «Svelto, sveglio, capace ma alla cultura degli scout io preferisco l’Azione cattolica. Come si fa a dire: o fate così o si va a votare gettando sul tavolo la spada di Brenno? S’immagini De Gasperi, Moro, Fanfani, Togliatti se potevano mai pensare qualcosa del genere. Se al posto di Grasso ci fosse stato Fanfani il «suicidio» Senato non ci sarebbe stato: si sarebe dimesso» . Il patto del Nazareno terrà? «..’sto Nazareno… è più citato che a messa, ormai sembra un Vangelo».

Intervista tratta da Il Messaggero