Forza Italia – Mastella attacca: “Nel partito tanti mezzi leader”
«C’è poco da festeggiare. C’è un gruppetto arroccato in un bunker che non ha capito che ci è passato sopra un ciclone». Clemente Mastella attacca i vertici di Forza Italia dopo la manifestazione dell’altra sera a Napoli. Perché venerdì non è andato alla convention di Forza Italia? «Potrei dirle di non essere stato invitato. Le dico invece che ero con i miei nipotini e per nessuna ragione al mondo avrei rinunciato a un pomeriggio con loro». Eppure Forza Italia celebrava un festa. «Non capisco cosa ci fosse da festeggiare dopo aver perso il cinquanta per cento dei voti. L’idea che si dovesse celebrare qualcosa è davvero singolare. Tre anni fa il partito era al 40 per cento, oggi è al 22 e senza me e Rivellini sarebbe al 17. Ci fosse almeno stata un’analisi politica su cosa fare per rilanciare il partito e la coalizione per le prossime regionali. E invece niente, solo bacetti e sorrisi. È passato un ciclone ma ho la sensazione che qualcuno non se ne sia accorto». Gli appelli all’unità cadono tutti nel vuoto, come i coriandoli. «Bisogna prendere atto che un partito è diviso in tré aree. Ci siamo io e Rivellini, che saremmo anche minoritari ma ci siamo. C’è l’area dei cosentiniani o degli ex cosentiniani. È infine c’è la grande area che impera nella gestione del potere. Se queste aree non si incontrano si precipiterà nel baratro. E pensare che, dall’altra parte, il Pd non mi sembra una invincibile armata». Chi dovrebbe prendere l’iniziativa per mettere insieme le tre aree? «Non vedo nessuno, vedo solo mezzi leader. Ci vuole un gioco di squadra. Non si esce dall’angolo esaltandosi, è come se la Spagna invece di prendere atto della sconfitta fosse contenta per aver perso solo 5-1». Forse l’iniziativa dovrebbe prenderla il coordinatore regionale? «Chi, De Siano?». È lui il coordinatore. «Conta di più la Pascale che De Siano, non c’è il minimo dubbio. Almeno la Pascale ha carisma». L’iniziativa potrebbe prenderla Caldoro? «Potrebbe provarci lui, se ne ha voglia e se vuole davvero ricandidarsi». Pensa che Caldoro non voglia ricandidarsi? «Forse vuole prima capire chi sarà il suo avversario. Le racconto un aneddoto. Negli anni ’80 la Juventus acquistò dall’Avellino Vignola e Tacconi. Chiesi all’avvocato Agnelli cosa ne pensasse. Mi rispose: “Sono due grandi, belli, mezzi giocatori”. È chiaro?». Chiarissimo. Raffaele Fitto sostiene che anche in Campania si debbano fare le primarie. «Vanno benissimo le primarie, facciamole. Ma il problema vero è capire cosa si vuole fare, quale politica si mette in campo. Alla Campania imputo di aver perso, di fatto, la leadership per guidare la rinascita. Dell’altra sera non mi è piaciuta non la Pascale ma la presenza troppo invasiva del Nord. Sono arrivati tutti a Napoli, come se a Napoli avessimo vinto. Ma al Sud Forza Italia ha perso quasi 5OOmila voti». Anche in Campania c’è un cerchio magico? «C’è un gruppetto che si è arroccato e si è chiuso m un bunker e non si capisce i destini di chi decide. Non c’è errore peggiore che far finta che nulla sia successo». Fitto sta conducendo una battaglia giusta? «Fitto deve uscire da un equivoco di fondo. Non può dire che Berlusconi va bene e che tutto ciò che c’è intorno a Berlusconi va male. È una posizione che non ha senso. Fin quando c’è Berlusconi il partito è questo. Berlusconi non è De Gaulle che abdica, Berlusconi è la resistenza, per certi aspetti sorprendentemente clamorosa. Fitto, se davvero vuole dare un contributo, aiuti Berlusconi a recuperare una linea politica». Berlusconi è finito? «È finito il sogno beriusconiano, si è spezzato. E recuperabile? Con quali protagonisti? È su questi punti che va aperta la riflessione ma la prima condizione per farlo è recuperare l’unità».
Intervista tratta da il Mattino a firma di Paolo Mainiero