“I motori non ripartono”, presentata l’inchiesta della Fiom – Cgil Avellino su FMA
Avellino – Questa mattina, presso la sede della CGIL in Via Padre Paolo Manna ad Avellino, si è tenuto un’importante incontro in merito alle prospettive future della FGA di Pratola Serra.
Tra i presenti Vincenzo Petruzziello, Segretario Generale Cgil Avellino, Sergio Scarpa, Segretario Generale Fiom – Cgil Avellino, e Andrea Amendola, Segretario Generale Fiom-Cgil Campania. L’incontro ha avuto come obbiettivo quello di presentare il prospetto dal titolo “FMA: I motori non ripartono”, un’inchiesta che ha avuto la sua riuscita grazie al lavoro di Davide Bubbico (Università degli studi di Salerno), Francesco Pirone (Università “Federico II” di Napoli) e di Giuseppe Morsa, operaio FMA, tutti loro presenti questa mattina al tavolo della Cgil.
A dare inizio all’incontro è stato il Segretario Scarpa, il quale ha immediatamente voluto mettere in luce quanti e quali problemi stanno vivendo gli operai e le loro famiglie, prime protagoniste di questa inchiesta: “si è vista una riduzione notevole della manodopera; da circa 1880 dipendenti si è passati, infatti, a 1850 dipendenti: 30 unità in meno, un dato che mette in luce la grave situazione vissuta nell’FMA. Altro dato allarmante riguarda l’attività produttiva: nei 4 anni successivi al 1998 - aggiunge Scarpa – sono stati prodotti circa 500mila motori, in seguito non è stato più possibile raggiungere questa cifra; tutto ciò, ovviamente, si ripercuote sulla salvaguardia della manodopera”.
Circa i danni all’indotto, il Segretario Fiom ha aggiunto: “in 6 anni sono state perse ben 400 unità lavorative. Questo dato riguarda soltanto lo stabilimento dell’FMA; esistono, infatti, dati legati all’indotto nazionale che mostrano una preoccupante perdita di manodopera in tutta Italia. La Fiat, purtroppo, sta continuando a scaricare i propri esuberi danneggiando l’indotto. Sono previsti, infatti, altri licenziamenti anche in stabilimenti come quello di Pomigliano”.
Infine, Scarpa ha concluso il suo intervento chiarendo la diatriba sui motori con base in alluminio e sull’effetto che dovrebbero avere sulla produzione: “molti hanno sostenuto che l’arrivo di motori con base in alluminio, investimento voluto dalla Fiat, possa avere effetti positivi sulla salvaguardia dei livelli occupazionali. È nostro parere pensare non sia così in quanto si corre il rischio di nuovi esuberi che, di conseguenza, comporterebbero nuovi possibili licenziamenti”.
La parola è passata a Giuseppe Morsa, operai Ras – Fma, il quale ha esposto il grande disagio vissuto ormai da tempo dagli operai cassintegrati. La maggior parte di loro, infatti, ha perso completamente fiducia nel proprio posto di lavoro e teme di non riuscire a poter vivere dignitosamente il proprio domani.
I dettagli del disagio vissuto dagli operai FMA sono stati esposti dai professori Bubbico e Pirone i quali hanno confermato quanto detto da Morsa. Il professore Bubbico ha elencato i più evidenti segnali negativi emersi dall’inchiesta: “un aspetto negativo è rappresentato dall’investimento Fiat nei motori in alluminio; se apparentemente può sembrare una novità positiva è d’obbligo tener conto che qualsiasi investimento, solitamente, rischia di ridurre la manodopera e, nel nostro caso, il pericolo è alquanto realistico”. Altro dato rilevate messo in luce dal professore dell’Università di Salerno è stata la produttività e il suo livello in rapporto alla manodopera degli ultimi anni: “durante la nostra inchiesta abbiamo contato i motori prodotti in un anno e i giorni in cui gli operai hanno lavorato: dalla proporzione è emerso che dal 2008 al 2013 c’è stato un aumento della produzione, nonostante ci sia stata una diminuzione della manodopera”.
Successivamente è intervenuto il professor Pirone il quale ha messo in luce l’aspetto chiave di tutta l’inchiesta: lo stato d’animo degli operai. “I dipendenti FMA sono scoraggiati, – spiega il professor Pirone – credono la situazione non migliorerà e una buona percentuale di essi crede davvero questo lavoro non li accompagnerà fino alla pensione”. Davvero demoralizzante la situazione emersa da questo questionario, rivolto ad un campione di 218 operai i quali “vivono una situazione di precarietà tale da dover rinunciare non solo ai beni superflui ma anche a quelli considerati primari: beni alimentari, cure per la salute e spese relative all’istruzione dei propri figli”. A concludere lo scoraggiante quadro emerso dall’inchiesta è la condizione economica delle famiglie (spesso monoreddito) degli operai i quali pare rischino l’indebitamento: “alcuni operai, per evitare di accumulare ulteriori debiti, hanno chiesto prestiti a familiari o amici o hanno dovuto cercare lavori extra. Per le famiglie monoreddito, – aggiunge Pirone – sembra sia difficile adempiere anche al pagamento delle utenze”.
In chiusura dell’incontro, il Segretario Generale Fiom – Cgil Campania Andrea Amendola ha voluto sottolineare quanto sia importante in questa fase la collaborazione e il ritorno della fiducia degli operai nei confronti del sindacato: “è necessario ripartire dai lavoratori, avvicinarsi ad essi e alle loro esigenze. Mi trovo in disaccordo – conclude Amendola – con quanto dichiarato recentemente sulla nuova corrente produttiva che la Fiat dovrebbe seguire. Non è un bene, infatti, che la casa automobilistica focalizzi la produzione su auto ‘di lusso’; dovrebbe, invece, puntare sulla massa e non, come si è detto recentemente, sulla produzione da ‘atelier’”.