Avellino – Mostra personale di Antonio Catalani dal titolo “He Got Game”
Dal 21 luglio al 22 agosto 2022
“Inaugurazione giovedì 21 luglio ore 18.30 in via Mancini 19, Avellino
Dare forma ad una mostra personale con l’indulgenza metodica di una visione unitaria. Moltiplicare i codici linguistici per plasmare la connessione unitaria degli stimoli urbani. HOLAF registra i tanti layer dell’energia rizomatica più espressiva e metabolica. Cattura frammenti d’interesse storico ed emotivo, manipolandoli tra enfasi e controllo, natura e cultura, istinto e ragione(volezza). Il suo occhio si trasforma nel registratore selettivo di matrici eterogenee che addensano eventi e avventi, sfoghi e antagonismi, messaggi civili e attestati di sagace conquista urbana. Il quadro come fosse un campo di battaglie a salve, alimentato con le armi del writing globale, frutto di filiazioni cosmiche con Jean-Michel Basquiat e quanti creavano ponti acrilici tra muri e museo.
HOLAF conosce bene i suoi maestri e di certo non nasconde la composizione alchemica del suo ecosistema culturale; di fatto, con la metodica di un filtro resiliente, lascia che le tracce archetipiche si muovano nel liquido amniotico del proprio apparato visivo, affinché escano quando l’evenienza chiama, giustapponendo echi e riverberi, soggetti e oggetti, temi analogici e sviluppi digitali. Il risultato aggrega le cellule di sintesi figurativa, con modalità che somigliano ad un sistema immunitario, dove elementi molteplici ragionano da iperoggetti in cui la diversità (citazioni, evocazioni, invenzioni) ricrea la personalità finale dell’artista.
La geografia di selezione e innesto è una terra dai tanti spunti, una città ideale che si sovrappone alle città reali, un soggetto urbano che “archeologizza” le nature frammentarie del metabolismo collettivo. HOLAF sfida tecniche e scale nel suo esercizio digestivo dei frammenti ricostituiti, edificando sistemi complessi di (iper)figurazione urbana. Tutto ciò lo si può leggere, nella sua circolarità unitaria, solo con l’esercizio espositivo, con la pratica selettiva dei dialoghi polifonici che “brutalizzano” le pareti di una galleria. In realtà non si tratta di evocare uno specchio realistico della città, semmai di comprimere la propria città momentanea nel raggio corto dello spazio bianco, narrando una propria storia della città ideale, un racconto che abbia digerito e sparato in alto il metallo urlante della vita murale. La mostra di HOLAF è un racconto dinamico e stereofonico che si ricompone per connessioni e forze di gravità umana. Ogni opera come una singola folla che aggrega voci e silenzi, colori e alfabeti, vivente ed esistente. Un percorso sui muri come occhio panoramico sulla città che sale per ricomporsi nella visione unitaria.”