Istat, Visconti: mercati Asia e Africa contro crollo export

Dazi e rallentamento dell’export Usa spingono verso Asia, Africa e America Latina

Antonio Visconti«La tenuta del sistema produttivo italiano passa oggi da due direttrici complementari: la diversificazione dei mercati di sbocco e una politica fiscale più flessibile capace di liberare risorse alle imprese in difficoltà. In un contesto di dazi crescenti e rallentamento dell’export verso gli Stati Uniti, la priorità deve essere costruire nuovi corridoi commerciali che riducano la dipendenza da pochi partner e consolidino la posizione dell’Italia nelle aree emergenti. Le piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 92% del tessuto industriale nazionale, non possono permettersi di subire passivamente una guerra commerciale che penalizza i loro settori di punta — meccanica, moda, agroalimentare e componentistica — senza avere alternative operative».

A dirlo è Antonio Visconti, presidente nazionale Ficei (la federazione italiana dei consorzi industriali) e numero uno dell’Asi Salerno, commentando i dati dell’Istat sull’export diffusi oggi.

«Guardare oltre l’Atlantico diventa quindi una necessità strategica. I mercati del Sud-Est asiatico, come Vietnam, Indonesia e Malesia, offrono un potenziale di crescita significativo grazie a tassi medi del PIL superiori al 5% e a un crescente interesse per il Made in Italy di qualità. L’Africa subsahariana, in particolare Kenya, Nigeria e Costa d’Avorio, rappresenta una nuova frontiera per la meccanica leggera, le costruzioni e l’agroindustria – prosegue Visconti –. L’America Latina, con Messico, Cile e Colombia, può diventare un hub commerciale alternativo in grado di assorbire parte della produzione oggi destinata agli Stati Uniti».

«Sul piano politico, serve un’azione coordinata del governo con SACE, ICE e Farnesina per promuovere missioni economiche e accordi bilaterali che aprano questi mercati alle PMI italiane, accompagnandole nei processi di certificazione e accesso al credito per l’internazionalizzazione. Parallelamente, il fronte interno richiede una riforma fiscale pragmatica e selettiva. Una nuova “pace fiscale”, se correttamente progettata, non deve essere percepita come condono, ma come strumento di resilienza. Alleggerire il peso dei debiti fiscali, attraverso rottamazioni mirate e piani di rateizzazione sostenibili, permetterebbe a migliaia di imprese di rientrare nel circuito produttivo e di investire in adattamento tecnologico e apertura ai nuovi mercati. Le risorse liberate – ha concluso Visconti – potrebbero finanziare innovazione, digitalizzazione e transizione energetica, rafforzando la competitività delle filiere».

Source: www.irpinia24.it