Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0

AISI: "Il privato pronto a collaborare, ma servono inclusione, supporto e bandi più flessibili"

pexels-cedric-fauntleroy-4269203Con il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale sul Profilo Sanitario Sintetico (PSS), tassello centrale del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, la sanità italiana entra in una fase cruciale. Entro il 30 settembre 2025 il sistema dovrà essere pienamente operativo, raccogliendo i dati essenziali di ogni cittadino per assicurare continuità di cura, interoperabilità e accesso immediato alle informazioni cliniche.
Un cambiamento che riguarda l’intero Servizio sanitario nazionale e che coinvolge, per la prima volta in maniera diretta, anche le strutture private accreditate.

Il Veneto come laboratorio nazionale
Proprio in questa cornice si inserisce l’avviso pubblico pubblicato da Azienda Zero del Veneto a luglio 2025, che prevede contributi a fondo perduto finanziati dal PNRR per supportare l’integrazione del privato accreditato nel sistema FSE 2.0.

Per AISI – Associazione Imprese Sanitarie Indipendenti, il Veneto rappresenta un caso emblematico: è tra le prime Regioni a muoversi concretamente sul terreno del digitale sanitario, offrendo un modello che potrebbe fare scuola a livello nazionale.

Saccomanno: “Un’occasione storica per i cittadini”
Per la presidente Karin Saccomanno, “il finanziamento europeo rappresenta una svolta strategica per l’intero sistema sanitario. L’interoperabilità del FSE 2.0 è la condizione indispensabile per un sistema moderno, trasparente e vicino alle persone. Il Veneto può diventare il laboratorio nazionale di questa transizione, con vantaggi immediati per cittadini e professionisti della salute. Il privato è pronto a collaborare, mettendo a disposizione competenze e servizi”.

Onesti: “Non tutte le strutture partono dallo stesso livello”
Il direttore generale Giovanni Onesti richiama però l’attenzione sulle criticità: “In molte Regioni e anche in Veneto esistono cliniche e ambulatori che non dispongono ancora di gestionali digitali integrati. Senza un’infrastruttura di base e senza percorsi di formazione specifici, la digitalizzazione rischia di ampliare il divario tra strutture grandi e piccole. Occorre garantire tempi rapidi di fornitura tecnologica e un accompagnamento concreto, altrimenti ne soffrirà l’intera rete assistenziale”.

Vivaldi: “Nei bandi più supporto operativo e meno rigidità”
Il segretario generale Fabio Vivaldi propone correttivi: “Servono bandi flessibili e team tecnici di assistenza che accompagnino le strutture medio-piccole in ogni fase: dalla formazione al testing sul campo. Solo così si eviteranno sprechi e si garantirà un’integrazione a 360 gradi. La digitalizzazione non deve trasformarsi in un fattore di esclusione, ma in uno strumento di equità e inclusione”.

Una sfida che riguarda tutto il Paese
L’AISI sottolinea come il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 non sia un adempimento burocratico, ma un investimento sulla salute dei cittadini: riduce le duplicazioni, rafforza la continuità assistenziale e rende più efficiente l’intero sistema.

“Il Veneto sta aprendo la strada – conclude l’associazione – ma la sfida riguarda l’Italia intera: solo con un coinvolgimento pieno e strutturato del privato accreditato e puro si potrà garantire un sistema sanitario digitale, inclusivo e all’altezza delle aspettative di cittadini e professionisti”.

Source: www.irpinia24.it