Ricorso su sentenza Fonderie Pisano
Mancata tutela del diritto alla vita e risarcimento negato
In data 31 luglio 2025, lo Studio S&P ha presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo una richiesta di rinvio alla Grande Camera in relazione alla sentenza L.F. e altri c. Italia (ricorso n. n. 52854/18, 6 maggio 2025), riguardante l’inquinamento ambientale causato dallo stabilimento Fonderie Pisano, nel comune di Salerno. Con tale sentenza, la Prima Sezione della Corte ha riconosciuto la violazione del diritto al rispetto della vita privata, ai sensi dell’art. 8 della CEDU, per via dell’inquinamento cui sono stati esposti negli anni i ricorrenti, mentre non ha ritenuto necessario procedere all’esame della doglianza relativa al diritto alla vita, ai sensi dell’art. 2 della CEDU, e neppure ha riconosciuto un equo indennizzo in favore delle vittime.
Ha osservato l’Avv. Prof. Andrea Saccucci che “si tratta di una sentenza importante, ma intendiamo chiedere un riesame alla Grande Camera per rafforzarne la portata e correggerne alcune lacune. In particolare, contestiamo l’esclusione del diritto alla vita tra quelli direttamente violati e il mancato riconoscimento di un risarcimento pecuniario per le vittime. La stessa Corte ha riconosciuto che l’esposizione prolungata agli agenti nocivi prodotti dallo stabilimento ha causato una menomazione nei ricorrenti, rendendoli più vulnerabili a numerose malattie. Questo, per noi, impone un riconoscimento pieno sul piano giuridico ed economico”.
In particolare, i ricorrenti contestano il mancato esame e riconoscimento della violazione del diritto alla vita, specialmente alla luce del diverso approccio adottato dalla Corte con la pronuncia resa nel caso Cannavacciuolo e altri c. Italia del 30 gennaio 2025, relativa all’inquinamento della cd. “Terra dei Fuochi”, in cui la stessa Corte ha, invece, riconosciuto l’applicabilità dell’art. 2 CEDU in ragione dell’esistenza di un “rischio serio e imminente” per la vita delle persone esposte a gravi forme di inquinamento ambientale. Rischio cui i ricorrenti ritengono di essere stati ugualmente esposti, come dimostrato dagli studi scientifici e dalle indagini epidemiologiche che hanno documentato livelli eccessivi di metalli pesanti nel sangue della popolazione residente, con un accertato incremento del rischio di sviluppare patologie oncologiche. Ciò che, ad avviso dei ricorrenti, dimostra la necessità che la Corte chiarisca i criteri in forza dei quali le violazioni derivanti da grave inquinamento ambientale ricadono o meno nell’ambito di applicazione del diritto alla vita.
Inoltre, i ricorrenti chiedono alla Grande Camera di chiarire i criteri in forza dei quali la Corte concede o meno un equo indennizzo in favore delle vittime di danni non patrimoniali causati dagli effetti nocivi dell’inquinamento e ciò sullo sfondo di una giurisprudenza molto divisa al riguardo.