Sanità al femminile, ma non per le madri

Ceccarelli (Coina): "Serve un piano per le infermiere madri"

pexels-anntarazevich-7904469«Siamo un sistema che forma donne straordinarie per affrontare le sfide più probanti della sanità, ma le costringe a scegliere tra reparto e famiglia. E nella maggior parte dei casi, il prezzo lo paga l’intero comparto pubblico. Serve un piano nazionale di tutela per le infermiere madri, non il silenzio delle istituzioni». A parlare è Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina, commentando i dati allarmanti sullo stato della professione infermieristica femminile in Italia, diffusi oggi in un report realizzato dal sindacato

Nel nostro Paese, oltre il 75% degli infermieri è donna. Tuttavia, la maternità continua a rappresentare un ostacolo invece che un diritto. La rigidità dei turni ospedalieri, la mancata concessione di part-time mattutini, la totale assenza di supporti personalizzati al rientro dalla maternità stanno spingendo migliaia di professioniste a lasciare gli ospedali o addirittura il lavoro. Secondo l’Istat, nel 2022, nel mondo del lavoro, con ai primi posti la sanità, una donna su cinque ha lasciato il lavoro dopo il primo figlio, e il settore sanitario riflette pienamente questa tendenza.

Le condizioni lavorative sempre più insostenibili hanno un impatto diretto sul benessere psicofisico. Secondo dati europei raccolti da Eurofound e integrati nel report Coina, oltre l’80% delle infermiere italiane manifesta sintomi di esaurimento emotivo. Tra queste, le donne con figli risultano le più esposte al burnout, anche a causa del cosiddetto “carico invisibile”: oltre al lavoro in corsia, si occupano di bambini, mariti, genitori anziani o malati, spesso senza alcun supporto istituzionale.

Nel 2024, nei soli primi 9 mesi, sono state registrate oltre 20mila dimissioni volontarie di infermieri dal settore pubblico, e almeno la metà delle fughe riguarda donne. Inoltre, il 72% degli episodi di aggressione fisica o verbale in ambito sanitario colpisce operatori di sesso femminile, con picchi nei pronto soccorso e nei reparti di medicina interna (dati INAIL e Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie).

In un’Italia che ha uno dei tassi di natalità più bassi d’Europa (6,6 nati ogni 1.000 abitanti nel 2023, dati Eurostat), la precarietà lavorativa e le retribuzioni ferme da anni diventano un disincentivo alla maternità per migliaia di infermiere under 35. Il Coina sottolinea come il 63% delle giovani operatrici sanitarie intervistate in un recente sondaggio interno (campione 4.800 lavoratrici in 9 regioni) dichiara di rimandare o rinunciare alla maternità per motivi legati al lavoro.

«Le madri infermiere non vogliono favoritismi, ma strumenti reali per restare nella sanità pubblica. Oggi migliaia di professioniste vengono spinte verso RSA, ambulatori o servizi a bassa intensità assistenziale, dove trovano orari più compatibili con la vita familiare. Ma così gli ospedali perdono competenze preziose, e le colleghe si ritrovano tagliate fuori da ruoli complessi. È una fuga silenziosa che pagheremo tutti» – afferma Ceccarelli.

Il Coordinamento Nazionale degli Infermieri Avanzati lancia una serie di proposte concrete:

  • Criteri trasparenti per il part-time, con priorità alle madri e graduatorie consultabili.
  • Piattaforme digitali per l’autogestione dei turni su base volontaria.
  • Sportelli aziendali per la conciliazione, con supporto psicologico e legale al rientro dalla maternità.
  • Asili nido ospedalieri e convenzioni familiari per ridurre il carico domestico.
  • Indicatori di benessere nei sistemi di valutazione delle aziende sanitarie, con premi a chi adotta modelli inclusivi.
  • Piani di rientro personalizzati post-maternità, con percorsi graduali e orari sostenibili.

Il Coina chiede alle istituzioni l’apertura immediata di un tavolo nazionale per la redazione di una legge quadro sulla conciliazione tra vita e lavoro nelle professioni sanitarie, con particolare attenzione al personale femminile. «È tempo di agire. Lasciare che un intero pezzo del sistema sanitario venga espulso per mancanza di ascolto è una scelta politica. E noi la denunciamo, in ogni sede possibile» – conclude Ceccarelli.

Source: www.irpinia24.it