Cittadinanza, Aodi: “Il 93% delle comunità deluse”
Allegria: "Il Decreto Tajani rompe il legame con la diaspora"
Si è svolto con grande successo, nella giornata di lunedì 7 luglio 2025, dalle ore 15 alle ore 18, il webinar organizzato da Nuove Frontiere del Diritto sul tema della cittadinanza italiana iure sanguinis: criticità e prospettive dopo la conversione in legge del Decreto n. 36/2025, c.d. Decreto Tajani.
L’evento, che ha registrato un’elevata adesione di avvocati, operatori del diritto, studenti e cittadini interessati al tema, è stato realizzato in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Roma, il Gruppo 24 Ore, Ali, Azione Legale, Rete Nazionale Forense, Movimento Uniti per Unire, Co-mai, Amsi, AISC NEWS e Centro Servizi Investigativi.
Dopo i saluti istituzionali dell’Avv. Grazia Maria Gentile, Consigliera del COA Roma e Responsabile della Commissione Diritti Umani del COA Roma, la quale ha portato anche i saluti del Presidente Paolo Nesta, il panel di esperti, moderato dall’Avv. Angela Allegria, Direttore della rivista Nuove Frontiere del Diritto, ha analizzato da prospettive giuridiche, costituzionali e sociali gli effetti e le criticità legate alla nuova normativa.
Ha iniziato il Dott. Massimo Marasca, Magistrato del Tribunale di Roma, che ha esposto le novità in termini di contenzioso e le ripercussioni sul contenzioso giudiziario, approfondendo il tema dell’onere della prova.
Subito dopo, il Prof. Alfonso Celotto, Ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università Roma Tre, ha illustrato il rapporto tra cittadinanza e Costituzione italiana, soffermandosi anche sugli arresti burocratici dell’iter per la richiesta di cittadinanza.
L’Avv. Federica Federici, Presidente dell’Associazione Nuove Frontiere del Diritto, Vicepresidente di Uniti per Uniree Professoressa presso l’Università La Sapienza, la Federico II di Napoli e l’Università di Pisa, ha proposto la concessione della cittadinanza in base allo ius culturae, sottolineando come questa sia la via di integrazione nel contesto italiano.
L’Avv. Paolo Spanu, del Foro di Roma, ha approfondito i profili di illegittimità costituzionale del Decreto Tajani, con riferimento anche agli aspetti legati alla retroattività e ai limiti dell’urgenza normativa.
L’Avv. Maila Pistola ha evidenziato le problematiche applicative del decreto e i suoi limiti, anche in relazione ai minori e alla cittadinanza europea.
«Il Decreto Tajani segna una svolta profonda e problematica nel riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis. Limitare il diritto alla cittadinanza per i discendenti di italiani nati all’estero, specialmente in modo retroattivo, significa interrompere un legame storico e identitario che ha unito per generazioni l’Italia con la sua diaspora. La cittadinanza non può ridursi a un atto burocratico o a un vincolo amministrativo: è appartenenza, memoria e diritto. Servono riforme coerenti con la Costituzione, inclusive e rispettose della dignità delle persone e del principio di uguaglianza.»
Ha chiuso i lavori il Prof. Foad Aodi, Presidente di AMSI, del Movimento Uniti per Unire, Direttore di AISC News – Agenzia Britannica Internazionale Informazione Senza Confini, medico, giornalista internazionale ed esperto in salute globale, membro del Registro Esperti FNOMCeO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma e docente dell’Università di Tor Vergata.
Aodi ha portato il punto di vista delle comunità di origine straniera, arricchendo il dibattito con dati concreti, riflessioni legislative e proposte operative maturate in oltre vent’anni di impegno.
«La maggior parte dei relatori, tra magistrati, avvocati e rappresentanti di ordini professionali, ha affrontato il tema della cittadinanza dal punto di vista tecnico e giuridico, esaminando le leggi proposte, i profili costituzionali e le diverse terminologie utilizzate: ius soli, ius culturae, ius scholae temperato, ius Italiae, fino al recente ius sanguinis riformato.»
«Nel mio intervento – svolto al termine del dibattito – ho approfondito le implicazioni pratiche e legislative confrontando la situazione italiana con quella europea e sudamericana. Ho anche ricordato la prima proposta storica dell’AMSI, presentata già nel 2002-2003: abbreviare da 10 a 5 anni il periodo necessario per richiedere la cittadinanza, soprattutto per medici e professionisti della sanità stranieri che, pur lavorando e formandosi in Italia, non possono partecipare ai concorsi pubblici.»
«Successivamente abbiamo proposto anche il riconoscimento della cittadinanza per i figli di immigrati nati o cresciuti in Italia. Oggi, a distanza di oltre vent’anni, quelle proposte rimangono ancora valide.
Ma oltre agli aspetti tecnici, ho voluto dare voce alla realtà delle comunità migranti. Il 93% di queste comunità non crede più alle proposte attualmente in campo, perché – come dimostrano i nostri dati raccolti con AMSI, Uniti per Unire, Co-mai e AISC NEWS – queste ultime troppo spesso vengono avanzate solo quando si è all’opposizione o in coalizioni senza possibilità di successo. È accaduto ripetutamente negli ultimi 15 anni.»
«Non possiamo più permetterci di lanciare proposte irrealizzabili solo per convenienza politica. Per questo ho rivolto un appello trasversale a tutte le forze politiche: serve maggiore responsabilità e rispetto verso i figli degli immigrati. Le proposte fino ad oggi non hanno risolto i problemi reali, perché non tengono conto delle complessità familiari (divorzi, rimpatri forzati, assenza di continuità di residenza). Il risultato è che oltre il 73% dei figli di immigrati non ha i requisiti per accedere alle riforme proposte, rendendole inefficaci.»
«Di fronte a questa situazione, rilanciamo una proposta concreta: introdurre uno ius scholae temperato, ovvero il diritto alla cittadinanza per i minori che abbiano frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia in modo continuativo. È una base realistica, verificabile, formativa e inclusiva.
Anche sul fronte della cittadinanza ordinaria, continuiamo a proporne l’abbreviazione da 10 a 5 anni, ma dobbiamo constatare che anche il referendum su questo tema non ha raggiunto l’obiettivo. Purtroppo, manca ancora la volontà politica di aprire un dialogo serio e trasversale per affrontare con concretezza la questione.»
«Senza un confronto sincero tra tutte le forze politiche e le comunità straniere in Italia, nessuna proposta potrà vedere la luce o essere efficace. Per questo cresce la delusione tra le comunità straniere e chiediamo più responsabilità per non creare false speranze nei confronti dei figli degli immigrati. La fiducia si è incrinata: serve ora un cambio di passo reale, non solo dichiarazioni.»
«Le proposte di regolarizzazione recentemente avanzate, seppur mediaticamente d’impatto, risultano purtroppo inaccessibili per quasi il 73% dei figli e dei migranti presenti oggi in Italia. Come AMSI, UMEM e Co-mai – continua Aodi – esprimiamo delusione per il fatto che queste soluzioni vengano spesso promosse da partiti o forze politiche che non hanno la possibilità concreta di portarle avanti, o che lo fanno solo quando sono all’opposizione, generando aspettative destinate a rimanere disattese. Dobbiamo per questo rendere pubblica la nostra posizione: si tratta di una grande delusione per le comunità straniere. È inaccettabile che quasi tre migranti su quattro siano esclusi fin dall’inizio, non avendo i requisiti richiesti per aderire a tali proposte», conclude Aodi.
Come già avvenuto negli altri eventi promossi da Nuove Frontiere del Diritto, il webinar si è confermato uno spazio di dialogo interdisciplinare di alto profilo, offrendo spunti concreti e attuali per il dibattito politico e giuridico sul futuro della cittadinanza in Italia.
Durante la sessione di “Question Time”, numerosi partecipanti hanno posto domande ai relatori, segno di vivo interesse per una riforma complessa ma centrale per la società contemporanea.
Il webinar, gratuito, è attualmente in fase di accreditamento presso il CNF ai fini della Formazione degli Avvocati.