Alzheimer, a Milano un’alleanza europea per cure e diagnosi
All’evento "Mind the Future" esperti e istituzioni tracciano futuro
Un’alleanza internazionale per affrontare la sfida dell’Alzheimer, definita la “pandemia del nuovo millennio”. È stata siglata a Milano durante l’evento “Mind the Future”, promosso dalla Fondazione per la sostenibilità sociale, con il patrocinio della Società Italiana di Farmacologia (Sif) e il supporto non condizionante di Lilly Italia, GE Healthcare, Biogen, Siemens e Fujirebio. La malattia neurodegenerativa, tra le principali cause di demenza a livello globale, colpisce oggi 32 milioni di persone, un numero che potrebbe triplicare entro il 2050 con effetti drammatici su famiglie, società e sistemi sanitari. Secondo le stime, sono 55 milioni nel mondo le persone affette da demenza, di cui circa 600.000 in Italia da Alzheimer, con costi complessivi che toccano i 37,6 miliardi di euro.
All’incontro, ospitato nel Palazzo della Regione Lombardia e all’Ospedale San Raffaele il 7 e l’8 luglio, hanno partecipato rappresentanti istituzionali regionali, nazionali e internazionali, esperti scientifici, associazioni di pazienti e cinque delegazioni estere (Bulgaria, Estonia, Paesi Bassi, Spagna e Ungheria), con l’obiettivo di costruire una piattaforma politica multilaterale per preparare l’introduzione delle nuove terapie nei contesti reali. Cuore del progetto è un manifesto, definito “una pietra miliare di cooperazione e preparazione collettiva”, che intende abbattere le barriere ancora esistenti nel percorso di cura: dalla diagnosi precoce all’accesso equo ai trattamenti. L’obiettivo è costruire un futuro più giusto per le persone affette dalla malattia, rendendo l’Alzheimer una priorità di salute pubblica.
“L’obiettivo principale- ha dichiarato Adele Patrini, presidente della Fondazione per la sostenibilità sociale- è la costruzione di modelli che rispondano ai bisogni attraverso tre pilastri fondamentali: multidisciplinarietà, personalizzazione e rete. Dobbiamo cambiare il rapporto tra individuo, società e malattia, condividendo idee e buone pratiche per sviluppare modelli innovativi”. Dal convegno è emerso come siano disponibili terapie capaci di modificare il decorso della patologia, già approvate in diversi Paesi. Tuttavia, in Europa l’accesso resta disomogeneo, con ritardi che rischiano di creare disparità di trattamento. Accelerare i processi regolatori significherebbe offrire tempo, speranza e nuove opportunità a milioni di persone, rafforzando al contempo la resilienza e l’attrattività del sistema sanitario.
“Credo che tavoli di lavoro e momenti di confronto come questo siano fondamentali per il futuro del nostro Paese in ambito sanitario”, ha affermato Alessandro Fermi, assessore regionale all’Università, Ricerca e Innovazione. “L’intelligenza artificiale offre opportunità promettenti nel campo della ricerca, diagnosi e gestione della malattia, analizzando grandi quantità di dati per intercettare precocemente i segnali dell’Alzheimer, prevedere la sua evoluzione e personalizzare le terapie”. Un’altra criticità riguarda l’impatto sui caregiver, che in oltre il 50% dei casi sviluppano stress, ansia o depressione. L’Italia ha adottato il Piano Nazionale Demenze, ma a 10 anni dalla sua approvazione serve un aggiornamento alla luce delle nuove evidenze diagnostiche e terapeutiche.
“Per un supporto sostenibile ai pazienti- sottolinea Annarita Patriarca, promotrice dell’Intergruppo parlamentare per le Neuroscienze e l’Alzheimer- puntiamo a un modello integrato che potenzi la medicina territoriale e la formazione dei caregiver. Lavoriamo per l’approvazione del nuovo Piano nazionale demenze e per l’implementazione di servizi domiciliari più accessibili e qualificati. Il nostro impegno è costruire un futuro più sereno, grazie a una sinergia tra istituzioni, professionisti e famiglie”.
A livello europeo, resta aperta la sfida dell’organizzazione dei sistemi sanitari. “I sistemi oggi non sono ancora preparati- ha dichiarato Angela Bradshaw, director for Research di Alzheimer Europe- né per risorse né per struttura, a integrare strumenti diagnostici basati su intelligenza artificiale. E a ciò si aggiunge lo stigma che circonda la demenza, che ostacola la richiesta di aiuto e ritarda la diagnosi. Per superare questi ostacoli- ha concluso- è necessario combattere i pregiudizi e promuovere una nuova cultura della comprensione, che favorisca il coinvolgimento dei sistemi sanitari e garantisca dignità e autonomia alle persone malate”.
Il professor Massimo Filippi, direttore dell’Unità di Neurologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele e docente all’Università Vita-Salute San Raffaele “Abbiamo oggi strumenti diagnostici sempre più precisi e terapie potenzialmente capaci di modificare la storia naturale della malattia. È fondamentale garantire un accesso equo e tempestivo a diagnosi e trattamenti, rafforzare i percorsi assistenziali e investire nella formazione e nella sensibilizzazione. Non possiamo permetterci di perdere l’opportunità di trasformare la cura dell’Alzheimer da assistenziale a terapeutica: è una sfida sanitaria, sociale e culturale che riguarda tutti”.
Dal confronto emerso durante “Mind the Future” è chiara la necessità di una nuova governance, capace di garantire una presa in carico precoce e corretta dei pazienti, contenere i costi sociali ed economici della malattia e affrontare in modo concreto una delle sfide più urgenti della nostra epoca. Il messaggio lanciato dal Manifesto è forte: costruire insieme, a livello nazionale ed europeo, un futuro più sano ed equo per le persone che convivono con l’Alzheimer.