Consiglio di Stato blocca le chiusure delle scuole in montagna

Uncem rilancia l’appello a Valditara per tutelare i presidi scolastici nei territori montani

2BsOTFkKxdvbIl Consiglio di Stato “ha ribadito un principio fondamentale: le scuole montane possono chiudere solo in casi del tutto eccezionali. La decisione risponde alla necessità di garantire il diritto allo studio nelle aree interne e meno accessibili, salvaguardando al contempo il tessuto sociale e culturale delle comunità montane”. E’ Uncem, l’Unione dei Comuni, Comunità ed Enti montani ad incassare la pronuncia e a ‘girarla’ subito al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, rinnovando l’appello lanciato già un anno fa a salvare assieme le scuole di montagna. Il Consiglio di Stato, in particolare, si è pronunciato sulla controversia, nata al Tar del Molise, tra i Comuni di Ripalimosani, Montagano, Petrella Tifernina, Matrice, Oratino, Comune Lucito e Limosano, e la madre di un alunno dell’Ic Dante Alighieri, schierati a difesa della scuola; Regione e Ufficio scolastico dall’altra. Dopo il primo round al Tar, ministero e Ufficio scolastico hanno chiamato in causa il Consiglio di Stato, assieme alla Regione.

Ma il Consiglio di Stato ha respinto il loro ricorso e, tra le motivazioni con cui spiega la sua pronuncia, ha scritto che non “va trascurato che, nella fattispecie, viene in rilievo un istituto collocato in un Comune montano, circostanza, questa, specificamente considerata dalla normativa di settore; la tutela dei Comuni montani, che si inserisce nel quadro dei principi espressi dall’articolo 44 della Costituzione, è stata, infatti, riconosciuta dal legislatore nazionale lungo tutto il percorso evolutivo che ha riguardato gli atti di organizzazione del settore scolastico”; e tra i principi-cardine c’è “la ‘necessità di salvaguardare le specificità delle istituzioni scolastiche situate nei Comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.

Ci sono poi altri riferimenti normativi che “hanno inteso valorizzare la ‘connotazione orografica del territorio di riferimento’ e la ‘tutela di comunità locali collocate in aree interne più svantaggiate e a rischio di spopolamento’. Ciò”- scrivono i giudici- “non preclude al piano regionale di incidere anche su istituti collocati in Comuni montani, ma richiede una più approfondita valutazione, che è mancata”. Dunque, i giudici “hanno sottolineato che la normativa di settore riconosce il valore particolare di questi contesti territoriali”, ‘traduce’ l’Uncem. Le scuole in montagna “non svolgono solo una funzione educativa: rappresentano un presidio fondamentale per la coesione sociale e il contrasto allo spopolamento”. Il collegio dei giudici, evidenzia ancora l’Uncem in una nota, “ha richiamato l’articolo 44 della Costituzione italiana, che prevede ‘provvedimenti a favore delle zone montane’. Questo principio ispira tutte le politiche pubbliche che mirano a colmare il divario tra territori centrali e periferici. Chiedere ai bambini e alle famiglie di affrontare spostamenti lunghi e difficili per raggiungere una scuola distante contrasta con lo spirito di questa norma”.

E questo porta quindi l’Uncem a ‘bussare’ di nuovo al ministero a cui aveva già proposto un tavolo con esperti, amministratori, rappresentanti delle Istituzioni, “per ripensare il modello organizzativo delle scuole nei piccoli Comuni, nei territori montani e interni del Paese”. Cosa che resta da fare “anche alla luce della Strategia aree interne e della prossima nuova legge sulla Montagna”. Inoltre, l’Uncem chiama in causa l’Indire (Istituto nazionale di documentazione, innovazione, ricerca educativa) per discutere del sistema scolastico nei territori alla luce della crisi demografica. 

Secondo l’Uncem, “il modello organizzativo va ripensato insieme, oltre i municipalismi e i campanilismi. Il piano organizzativo, con un ‘pensiero a prova di futuro’ sulla scuola, deve essere nazionale, del ministero coinvolgendo le migliori teste e guardando politicamente alle migliori pratiche mosse negli ultimi 14 anni sui territori”. Solo un anno fa, scrivendo al ministro Valditara, l’Uncem evidenziava che, “mentre il film di Antonio Albanese e Virginia Raffaele sulle piccole scuole conquista il pubblico al cinema, con una commedia di grande respiro e attualità”, si era ancora “in attesa di poter affrontare le modalità organizzative di plessi e dirigenze nei territori rurali e montani del Paese, nei piccoli Comuni e nelle Valli alpine e appenniniche”. Questo perché era necessario “capire cosa fare delle scuole laddove il ministero (con gli Uffici scolastici regionali) prevede la chiusura” di plessi e comprensivi, con la riduzione di insegnanti e dirigenti scolastici. “La scuola salva i paesi, la chiusura è il modo più semplice per distruggerne la storia, il presente, il domani”, avvisava l’Uncem. “Crediamo troppo nella scuola per vederla annullare sulla base di numeri e di logiche vecchie. Che le banche se ne vadano dai Comuni, ci fa arrabbiare. Che sia tagliata la scuola, ci fa gelare il sangue, ci immobilizza, ci fa sentire spogliati. Abbandonati e soli”, era l’appello di Uncem che oggi torna quindi a sollevare la questione sulla base di quanto affermato dal Consiglio di Stato.

Source: www.irpinia24.it