Acciaio Sostenibile: cresce l’attenzione della filiera per l’analisi e la prevenzione dei rischi
Siderweb ha pubblicato la terza edizione dello studio dedicato alla reportistica di sostenibilità della filiera siderurgica nazionale
L’attenzione della filiera dell’acciaio per l’analisi e la prevenzione dei rischi legati alle attività aziendali nell’ambito delle tematiche di sostenibilità è cresciuta sensibilmente: se nei report di sostenibilità del 2022 il 57% delle aziende aveva un interesse alto o molto alto per questa tematica, nel 2023 questa quota è salita al 70%. L’81% delle imprese, poi, si dichiara impegnato in iniziative di sostenibilità già da un anno, un risultato d’avanguardia del settore.
Sono solo alcuni dei punti chiave della terza edizione di “Acciaio Sostenibile”, il report di siderweb – La community dell’acciaio sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese della filiera siderurgica nazionale “corta” (produttori, distributori, centri servizio, commercio rottame e ferroleghe, taglio e lavorazione lamiera).
Il report (clicca qui per scaricarlo) è stato realizzato con la collaborazione di due docenti dell’Università degli Studi di Brescia, Cristian Carini e Laura Rocca, con il supporto di RICREA, e si articola in due parti. La prima analizza la disponibilità e il contenuto dei bilanci di sostenibilità. La seconda presenta i risultati di un sondaggio condotto da siderweb nelle scorse settimane.
Proprio da questo sondaggio, cui ha risposto un campione composto per il 48% da Pmi con un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, è emerso come, «nonostante la ridotta dimensione della maggioranza delle imprese del campione, vi sia un investimento sui temi ambientali, indice di un reale interesse e non di politiche di greenwashing» ha spiegato la prof. Rocca.
«La sostenibilità e il processo di decarbonizzazione, seppur con tempi che sono stati rimessi in discussione dai recenti avvenimenti geopolitici, sono temi centrali per il futuro dell’acciaio. La produzione siderurgica nazionale, per la grande maggioranza derivante da forno elettrico, è già oggi pienamente un’economia circolare. Il tema diventa l’equilibrio tra la riduzione dell’impatto ambientale e la sostenibilità economica dei processi produttivi. Un rebus da risolvere per tutelare la competitività delle imprese. Per questo siderweb si rivolge a tutta filiera acciaio: vogliamo valorizzare i bilanci di sostenibilità e raccontare i percorsi di decarbonizzazione, evidenziando quei punti su cui ancora si può lavorare per migliorare ulteriormente». Lo ha dichiarato il CEO di siderweb, Paolo Morandi.
«Questa terza edizione di “Acciaio Sostenibile” dimostra la bontà della scelta di siderweb di avviare un filone strategico di approfondimento dedicato ai temi ESG. Coniugare la riduzione dell’impatto ambientale con la sostenibilità economica e la competitività internazionale è la vera sfida, soprattutto in questo momento segnato da grande incertezza. In questo contesto, sta cambiando la cultura della sostenibilità, che va sempre più verso un’intenzionalità sociale» ha detto Francesca Morandi, responsabile relazioni esterne di siderweb.
Lo studio, anche quest’anno, è stato supportato da RICREA, il Consorzio Nazionale Riciclo e Recupero Imballaggi in Acciaio. «L’acciaio è un materiale permanente, si ricicla all’infinito senza perdere le proprie caratteristiche qualitative iniziali. È un materiale molto “vecchio”, ma straordinariamente attuale. Ciò viene confermato ogni anno dai tassi di riciclo che raggiungiamo: nel 2024 in Italia abbiamo toccato l’86,4% di riciclo degli imballaggi in acciaio. Vuol dire che la quasi totalità di quanto immesso sul mercato viene raccolto e poi avviato al riciclo» ha ricordato il presidente, Domenico Rinaldini.
LA STRUTTURA DEI REPORT DI SOSTENIBILITÀ – Per la terza edizione di “Acciaio Sostenibile”, i report di sostenibilità sono stati reperiti con una call pubblica e un esame dei 263 siti internet delle imprese in target (aziende della filiera siderurgica “corta” con un fatturato 2023 superiore ai 40 milioni di euro).
I report di sostenibilità analizzati sono 56, di cui 45 italiani e 11 esteri (contro i 51 nel 2022 e 25 del 2021). Il periodo di riferimento è il 2023, anche se l’assenza di un obbligo normativo nei tempi di redazione e di pubblicazione comporta, come nelle precedenti edizioni, un’estrema eterogeneità nell’orizzonte temporale a cui i bilanci fanno riferimento.
«Il numero dei report di sostenibilità disponibili rimane elevato, sebbene per il 2023 non si riscontri l’aumento esponenziale del 2022. Anche le modalità di predisposizione e il contenuto dei report di sostenibilità presentano molte analogie con quelli analizzati nel 2022. Parrebbe, dunque, che il settore siderurgico stia consolidando le politiche di comunicazione ESG» ha spiegato il prof. Carini.
La categoria Environment assorbe in media il 26,4% del report, stabile rispetto al 2022. La tematica alla quale è dedicata l’attenzione maggiore è il cambiamento climatico (12,5%); seguono economia circolare (7%) e inquinamento (2,5%). La categoria Social occupa il 32,7%. Le informazioni relative alla Governance compongono in media il 15,1% del report; sono dedicate soprattutto alla condotta (7,7%), quindi a codice etico, organismo di vigilanza, procedura di whistleblowing, descrizione del modello organizzativo e tax compliance. La distribuzione del contenuto informativo è quindi pressoché identica a quella dell’anno precedente, con minimi aumenti nel campo della governance.
Il 64,4% delle imprese dichiara nei report di aver adottato un organo dedicato alla sostenibilità, che nella maggior parte dei casi è un comitato.
La maggior parte delle imprese (71,1%, in calo rispetto all’82,4% del 2022) esplicita gli obiettivi futuri in ambito ambientale, che nella maggioranza dei casi sono orientati alla riduzione delle emissioni. Il 57,8% (70,8% nel 2022) definisce anche obiettivi in ambito sociale; le principali azioni sono rivolte ai dipendenti e riguardano miglioramenti nell’ambito della salute, della sicurezza e della formazione. Poco meno della metà delle imprese (42,2% contro il 54,9% del 2022) ha individuato obiettivi futuri nell’ambito della governance. I principali impegni riguardano una maggiore attenzione alla sostenibilità lungo la catena di fornitura, indicando di voler adottare un processo di selezione dei fornitori sulla base di fattori ESG.
IL CONTENUTO DEI BILANCI – Il report contiene anche la mappatura degli indicatori d’impatto ambientale. La ricerca è stata condotta su 4 KPI (Key Performance Indicators):
1. Intensità energetica: le imprese che pubblicano questo dato sono 25 (14 nel 2022). La maggioranza si trova al di sotto di un valore pari a 4 (media generale: 3,24 contro 2,98 del 2022), ottenuto con la formula: totale energia consumata/tonnellate lavorate, espresso in Gj/t.
2. Emissioni GHG Scope 1 (31 imprese), Scope 2 (rendicontate da 2974 imprese) e Scope 3 (rendicontate da 15 imprese): difficilmente comparabile, poiché espressione di tCO2eq che variano molto all’interno del campione, spaziando da circa 700mila a 130 tCO2eq.
3. Intensità emissiva: le imprese analizzate comparabili sono 13. La media complessiva è di circa 0,52 tCO2eq/t processate (0,52 nel 2022), con solo tre società con valori ben al di sopra dello 0,50.
4. Percentuale di rifiuti prodotti destinata al recupero: le imprese analizzate comparabili sono risultate 36, come nel 2022. La percentuale media di recupero è attorno all’80%, in miglioramento rispetto al 78% del 2022. A eccezione di alcune imprese, molte si collocano al di sopra del 90%, con picchi del 100%, espressione di un impegno costante verso l’economia circolare.
I PUNTI CRITICI – Nota positiva è il trend di crescita che negli ultimi anni ha caratterizzato la predisposizione dei bilanci di sostenibilità, che certamente rappresentano l’output di un processo che parte all’interno del sistema azienda e che impone una riflessione sul business model e sulle modalità di svolgimento delle attività produttive. Positivo anche il calo della mancanza o carenza di informazioni (dal 25,6% al 15,5% dei report).
Tuttavia, permangono alcune criticità, specialmente in fase di pianificazione. «L’analisi di materialità – ha spiegato il prof. Carini – non sempre è comunicata in modo esaustivo, lasciando anche intravedere situazioni in cui questo step fondamentale non sia presente o sia sottovalutato». Meno della metà dei report (37,7%) presenta una relazione di assurance, che consente di garantirne la qualità. Nel 2022, nel 2021 e nel 2020, tuttavia, il dato era ancora più elevato (45,1%, 65,2% e 58,8%).
In linea generale, gli investimenti in ambito ESG e le fonti di finanziamento a essi correlate sono poco trattati. La maggior parte delle imprese (75,6%) include alcune informazioni sugli investimenti nel report, ma la disclosure copre mediamente poco meno dell’1,6% del documento, quella sulle fonti di finanziamento ancora meno (17,8% delle imprese per lo 0,2% del contenuto). «Spesso l’informativa legata agli investimenti e ai finanziamenti è limitata al solo valore in euro ed è riferita solo all’ultimo reporting period. Questa estrema carenza informativa, verosimilmente giustificata dalla relativa novità del bilancio di sostenibilità, non consente agli stakeholder di apprezzare appieno l’impegno profuso dal settore siderurgico verso i temi ESG» ha spiegato il prof. Carini.
IL SONDAGGIO DI SIDERWEB – Il sondaggio è stato sottoposto a un campione di imprese attive nella filiera dell’acciaio. I questionari raccolti sono stati 27. Il 48% dei rispondenti ha un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, collocandosi quindi tra le imprese di medie e piccole dimensioni.
Se lo scorso anno era preponderante l’interesse per le risorse umane, si è rilevato un interesse molto alto per l’ambiente (71% dei rispondenti). Considerando però l’interesse alto e medio alto, il dato rilevante per il 2024 è l’aumento, rispetto agli anni precedenti, dell’interesse per l’analisi dei rischi. «Il 70% dei rispondenti ha dichiarato di avere un interesse alto o molto alto su questa tematica (era il 57% nel 2023)» ha spiegato la prof. Rocca.
La domanda sulle motivazioni che spingono queste realtà a adottare azioni di sostenibilità fa emergere un quadro in cui le sole quattro logiche che guidano, almeno nel 45% dei casi, queste azioni sono: logiche di mercato (richieste della catena di fornitura); logiche di sviluppo sostenibile; innovazione di processo e di prodotto; il benessere organizzativo. «Probabilmente, viste anche le dimensioni delle organizzazioni del campione, non è rilevante la logica normativa» ha chiarito la prof. Rocca.
Le direttrici future di questo percorso di sostenibilità sono: la digitalizzazione dei sistemi di raccolta e accessibilità dei dati; la creazione di piattaforme di dati condivise e sistemi gestionali integrati, che richiedono anche un importante investimento in risorse umane; la nascita di network di imprese, che possono aiutare le Pmi non solo nella rendicontazione stessa, ma anche nel processo di innovazione.