Sanità. Sicurezza nei Pronto soccorso e nei reparti nevralgici in vista di una estate “rovente”

Le guardie giurate h24 non bastano

Logo-Coina-300x300 (1)Guardie giurate in corsia 24 ore su 24. È la misura annunciata in Trentino per contenere l’emergenza aggressioni nei pronto soccorso di Trento e Rovereto. Un protocollo siglato tra la Provincia autonoma e il Commissariato del Governo ha reso operativo un presidio armato permanente nei due principali ospedali della regione. Ma è davvero questa la risposta giusta?

Il segretario nazionale del Coina, Marco Ceccarelli, interviene con nettezza: “È solo una toppa su uno squarcio enorme. Se non si interviene sul personale, se non si decongestionano le corsie, se non si rilancia la medicina del territorio, le guardie giurate non fermeranno né la rabbia, né le aggressioni. E la colpa è di chi ha lasciato marcire il sistema sanitario per troppo tempo”.

Un’estate, l’ennesima, ad alta tensione

Il caso del Trentino, dove le guardie giurate affiancheranno il personale sanitario 24 ore su 24, è solo l’ultimo segnale di un’emergenza che non può più essere ignorata. In troppe aziende sanitarie italiane, da nord a sud, il rapporto tra infermieri e pazienti ha superato abbondantemente i limiti raccomandati dall’OMS: non più di 6 pazienti per ogni infermiere per garantire cure sicure ed efficaci. Invece, nei pronto soccorso italiani, soprattutto nei mesi estivi, si arriva spesso a 14 o 15 pazienti a infermiere. In alcuni casi, il numero è persino più alto.

Ceccarelli non usa mezzi termini: “Questi carichi di lavoro sono disumani. Generano stress, burnout, ritardi, attese infinite, esasperazione da parte dei cittadini. E il rapporto umano – quello che tiene insieme il sistema sanitario – si spezza. Non si possono gestire situazioni così drammatiche sperando che basti una divisa a prevenire la violenza”.

La radice del problema è nell’organizzazione. Esiste ancora questa parola?

Per il segretario del Coina il punto è chiaro: “Le aggressioni non sono una variabile imprevedibile. Sono la diretta conseguenza di ospedali congestionati, personale insufficiente, territorio abbandonato”.

“La sanità territoriale – denuncia Ceccarelli – è ancora la grande assente delle riforme. La Missione 6 Salute del PNRR è in colpevole ritardo, e le Case di comunità sono troppo poche per assorbire la domanda. I cittadini finiscono nei pronto soccorso per ogni esigenza perché non c’è alternativa. Così il sistema esplode”.

Basta misure-tampone, serve una strategia nazionale

Il Coina rilancia l’allarme in vista dei mesi estivi, quando si acutizzano carenze di organico, ferie non coperte e picchi di afflusso. “Le aggressioni non si prevengono con il manganello – conclude Ceccarelli – ma con turni sostenibili, con più assunzioni, con infermieri formati anche alla gestione del conflitto e, soprattutto, con un sistema organizzato. Serve un piano serio. La politica sanitaria, fino ad oggi, ha fallito. E ora ne paghiamo tutti le conseguenze”.

Source: www.irpinia24.it