“Caso Garlasco” e “Caso De Maria”
Di Giacomo (S.PP.), "Per entrambi la necessità di colmare vuoti legislativi"
“Siamo d’accordo con chi come il deputato di Forza Italia Davide Bellomo, membro della Commissione Giustizia della Camera, interviene sul caso Garlasco, presentando un’interpellanza urgente al ministro Carlo Nordio per sostenere la necessità di “colmare vuoti legislativi”. Accade però che se, da una parte, nessun cittadino dovrebbe restare in carcere mentre la giustizia stessa coltiva dubbi sulla sua colpevolezza, dall’altra, si concedono permessi per lavorare all’esterno del carcere a detenuti come De Maria che hanno già commesso in precedenza assassini orrendi e uccidono ancora”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria per il quale “il caso Garlasco e il caso De Maria sono la prova che vanno colmati entrambi i vuoti legislativi. Sul fronte degli errori giudiziari, un migliaio di cittadini in un anno sono finiti in carcere da innocenti e nel giro di due anni si registra il doppio dei “casi di ingiusta detenzione” per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione pari a 27 milioni 378 mila euro.
“Dunque è un problema serissimo da affrontare come lo è quello della eccessiva “flessibilità” nei permessi. Per noi – dice Di Giacomo – gli strumenti per evitare che il caso De Maria come quello di Izzo, protagonista del massacro del Circeo che in regime di semilibertà tornò ad uccidere barbaramente due donne a Ferrazzano (Campobasso) – i più eclatanti, ma sono una decina nel giro di pochi anni – si possano ripetere ci sono e sono semplici. Il primo – sottolinea Di Giacomo – è sicuramente quello di rendere obbligatori rigorosi accertamenti psichiatrici con la somministrazione di un test psichiatrico. Per De Maria piuttosto che accreditare il “corto circuito mentale improvviso” in questo modo sarebbe risultata evidente la gravità della malattia mentale incompatibile con la concessione del permesso di lavoro all’esterno”. “Il nostro punto di vista: si riveda con urgenza la normativa sui permessi e gli istituti di cosiddetta rieducazione come si riveda la legislazione su condanne che presentano dubbi tra i magistrati. Per scongiurare altre vittime si istituiscano dei “paletti” precisi sull’applicazione dell’art. 21, per prima cosa escludendo chi ha commesso reati gravissimi e di sangue e “paletti” per evitare che cittadini innocenti siano in carcere”