Aggressioni nei Pronto Soccorso: il COINA scrive alle istituzioni piemontesi
“Servono misure strutturali: la sicurezza non è più rinviabile”. Secondo dati europei, il 42% dei professionisti sanitari italiani ha subito almeno una violenza o minaccia durante la propria carriera
La Segreteria Provinciale di Torino del COINA – Sindacato delle Professioni Sanitarie – ha inviato una formale richiesta d’intervento ai vertici istituzionali della Regione Piemonte e delle ASL torinesi per affrontare con urgenza la drammatica escalation di violenze nei confronti del personale sanitario, in particolare negli ospedali e nei Pronto Soccorso.
La lettera, indirizzata ai Direttori Generali delle ASL, al Presidente della Regione, all’Assessore alla Sanità e al Prefetto di Torino, denuncia una situazione definita “fuori controllo”: nel solo 2024, sono stati registrati oltre 600 episodi di aggressione nei Pronto Soccorso di Torino. Un dato che, a livello nazionale, si inserisce in un quadro già allarmante – con oltre 130.000 casi di violenza contro gli infermieri tra il 2023 e il 2024 – e aggravato da un +30% solo nei primi tre mesi del 2025.
Secondo il COINA, questi numeri certificano il fallimento delle attuali politiche di sicurezza e la necessità di abbandonare approcci emergenziali o simbolici in favore di scelte strutturali e durature.
“L’inasprimento delle pene, l’arresto in flagranza, la costituzione di parte civile delle aziende sanitarie sono misure tardive, che intervengono dopo il danno”, dichiara la Segreteria torinese. “Ma il problema va disinnescato alla radice: la sicurezza non può essere delegata al caso o alla buona volontà dei singoli.”
Il COINA denuncia un deterioramento sistemico del rapporto tra cittadini e operatori sanitari, alimentato da anni di tagli, carenze croniche di personale e dal collasso della medicina territoriale, incapace di filtrare e gestire i bisogni assistenziali prima che si riversino sul sistema d’emergenza.
Nei Pronto Soccorso piemontesi – in particolare in quelli torinesi – si lavora in un clima di esasperazione e paura. Gli episodi più gravi avvengono durante i turni notturni o nei presìdi a basso organico. Cresce la presenza di persone in stato di alterazione psicofisica, le armi entrano indisturbate, e le aggressioni assumono toni sempre più estremi: minacce con coltelli, capelli strappati, dita spezzate, morsi, insulti sessisti. Le vittime sono in larga parte donne.
Secondo dati europei, il 42% dei professionisti sanitari italiani ha subito almeno una violenza o minaccia durante la propria carriera. Una situazione che rischia di provocare un esodo di massa dal settore e minare alla radice il diritto alla salute dei cittadini.
Le proposte del COINA
Per fronteggiare quella che definisce “un’emergenza nazionale che nel Piemonte ha assunto proporzioni esplosive”, il COINA ha avanzato 4 proposte operative:
- Istituzione immediata di presidi armati fissi, attivi h24 in tutti i Pronto Soccorso del Piemonte, a partire da quelli torinesi;
- Un piano straordinario di assunzioni infermieristiche, per colmare l’enorme gap rispetto agli standard europei e alleggerire la pressione sugli operatori;
- Un tavolo interistituzionale permanente tra Regione, Prefettura, ASL e sindacati, per definire un Piano per la Sicurezza del Personale Sanitario;
- Campagne pubbliche di educazione civica, da attivare nelle scuole e sui media, per ricostruire il rispetto e il patto fiduciario tra cittadini e professionisti della salute.
“Non servono proclami punitivi né slogan populisti. Servono scelte strutturali e coraggiose”, conclude la nota sindacale. “Chi cura non può essere lasciato solo. Chi difende la salute pubblica ha diritto ad essere difeso dallo Stato.”
Il COINA si dice pronto a partecipare al tavolo operativo e ribadisce la propria determinazione nel difendere la dignità, la sicurezza e la salute mentale dei professionisti sanitari.