Napoli, salvata la vita ad un detenuto

Intervento tempestivo del personale di Polizia penitenziaria ed un infermiere al carcere di Poggioreale

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Una tragedia evitata grazie al tempestivo intervento degli agenti di polizia penitenziaria e di un infermiere in servizio presso il carcere di Napoli Poggioreale. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Nella giornata di domenica 12 gennaio un detenuto ubicato al reparto cd. Roma, ha accusato un malore improvviso – poi si accerterà un infarto in corso. Immediatamente è stato condotto dagli agenti di polizia penitenziaria insieme agli infermieri del reparto presso il locale pronto soccorso, dove un altro infermiere – D. A. – con maturata esperienza nel servizio 118 ha tentato in tutti i modi di rianimarlo, prima con l’ausilio del defibrillatore per poi continuare manualmente. Fino all’arrivo del 118 l’infermiere è riuscito a tenerlo in vita. Il detenuto è attualmente ricoverato al locale Ospedale Cardarelli in terapia intensiva”, spiega il segretario regionale SAPPE Tiziana Guacci. “Il Sappe esprime il proprio apprezzamento al prezioso operato del personale di polizia penitenziaria e del personale sanitario che quotidianamente lavora nel silenzio senza nessuna richiesta di ricompensa eccezionale, solo per dovere istituzionale e morale. Significativo, inoltre, che i detenuti del reparto Roma si siano attivati affinché questo gesto di umanità intrapreso nei riguardi di un compagno detenuto, ormai moribondo a causa di un infarto improvviso, adesso debba la vita al personale di Polizia Penitenziaria ed agli infermieri di Poggioreale che nella nonostante la cronica carenza di organico ancora riescono a garantire un servizio a più di duemila detenuti”. Questo ulteriore evento critico avvenuto nel carcere di Poggioreale deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria, bravissimo ad avere sventato una nuova tragedia nel carcere di via Poggioreale”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE.  Il sindacalista evidenzia che “da tempo chiediamo interventi risolutivi all’Amministrazione Penitenziaria a livello locale e nazionale per quanto concerne i lavori di adeguamento delle strutture detentive, incremento del personale di Polizia Penitenziaria, fondi per il pagamento dello straordinario e missioni ma soprattutto progetti e percorsi rieducativi con il coinvolgimento dei grandi Brand che possono investire in progetti lavorativi all’interno delle strutture Penitenziaria. Purtroppo, ad oggi dobbiamo constatare che le nostre richieste cadono nel vuoto”, conclude.

Capece richiama infine il discorso di fine anno dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e le sue indicazioni per superare l’emergenza penitenziaria: “È vero: sono inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, impegnato “H24” nelle sezioni detentive e i cui appartenenti sono sempre più vittime di aggressioni e atti violenti dalla parte minoritaria della popolazione detenuta più refrattaria a rispettare l’ordine e la sicurezza anche durante la carcerazione. Ma nei nostri istituti di pena, anche per minori, si può e si deve potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine”. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo”. La proposta operativa del SAPPE è “prevedere un sistema penitenziario basato su tre “gradini”: il primo, per i reati meno gravi con una condanna non superiore ai 3 anni, caratterizzato da pene alternative al carcere, quale l’istituto della “messa alla prova”; il secondo riguarda le pene superiori ai 3 anni, che inevitabilmente dovranno essere espiate in carcere, ma in istituti molto meno affollati per lo sgravio conseguente all’operatività del primo livello e per una notevole riduzione dell’utilizzo della custodia cautelare; il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, in cui il contenimento in carcere è l’obiettivo prioritario”. Quello del sovraffollamento, secondo il SAPPE, ”è certamente un problema storico e comune a molti Paesi europei, che hanno risolto il problema in maniera diversa - sottolinea Capece - L’osservazione della tipologia dei detenuti e dei reati consente di affermare che il sistema della repressione penale colpisce prevalentemente la criminalità organizzata e le fasce deboli della popolazione In effetti, il carcere è lo strumento che si usa per affrontare problemi che la società non è in grado di risolvere altrimenti”. Il leader del SAPPE conclude evidenziando che “i peculiari compiti istituzionali del Corpo di Polizia Penitenziaria sono richiamati nel motto del nostro Stemma araldico:“Despondere spem munus nostrum (garantire la speranza è il nostro compito)iscritto nella lista d’oro alla base dello stemma. Proprio garantire la speranza è un nostro dovere istituzionale, che le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio, nelle carceri per adulti e minori della Nazione, con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato”.

Source: www.irpinia24.it