Assolti sei agenti S.Maria C.V – Di Giacomo(S.PP.), il castello di accuse in buona parte sta crollando

"Adesso rivedere reato di tortura"

di giacomo 900L’assoluzione e il reintegro in servizio di sei agenti della polizia penitenziaria, imputati nel processo per i fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile 2020, cade nella fase storica più difficile per il personale penitenziario che, abbandonato dallo Stato e dalla politica, sta fronteggiando rivolte (dieci in una settimana) ed aggressioni (2.500 dall’inizio dell’anno) che hanno avuto conseguenze dirette sulla salute dei servitori dello Stato (più 27% di malattie).

Lo sostiene Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. aggiungendo che sono passati quattro anni da quella vicenda che ha scatenato una campagna contro gli agenti penitenziari e il castello di accuse in buona parte sta crollando. Le nuove assoluzioni si aggiungono alla revoca dalla sospensione dal servizio per altri 22 agenti dell’agosto 2023, ad altre due assoluzioni di settembre 2023 e a quella dell’agente che pur non essendo presente il 6 aprile 2020 era stato messo sotto inchiesta. In questi lunghissimi anni che hanno privato numerosi colleghi (e non solo di S. Maria) del sostentamento per le famiglie – aggiunge – ci sono stati anche condanne a detenuti che hanno fatto false testimonianze e ritrattazioni sempre sui fatti di S. Maria. Come abbiamo sostenuto dal primo momento – dice Di Giacomo – il principio della presunzione di innocenza non ha trovato applicazione e si è preferito il linciaggio. Resta comunque aperta la questione che, come sindacato di polizia penitenziaria, poniamo da anni all’attenzione dell’Amministrazione Penitenziaria, Governo e Parlamento: la revisione del reato di tortura tanto più urgente in questa fase di acuta emergenza nelle carceri. In questa situazione sfuggita al controllo dello Stato gli agenti non possono “volgere l’altra guancia” e per difendersi non sono sufficienti guanti e scudi.

Tra l’altro l’impegno di assunzione di 2 mila agenti, un contingente in buona parte già previsto dal piano assunzioni per il biennio 2025-2026 – aggiunge Di Giacomo – è del tutto insufficiente ed è legato alla modifica di alcune disposizioni in materia di formazione degli agenti di polizia penitenziaria, oltre a modifiche sulla disciplina relativa agli incarichi di livello dirigenziale nel ministero della Giustizia. Per questo non smobilitiamo e continueremo a vigilare sulla fase di attuazione del decreto e a tutelare il personale penitenziario che non ce la fa più a reggere il peso di responsabilità per conto dello Stato che, evidentemente, con il piccolo decreto pensa di aver dato soluzioni alle grandi e diffuse emergenze del sistema penitenziario”.

Source: www.irpinia24.it