Non vedo, non sento, non parlo – Presentato il progetto
Un iniziativa a favore dei minori vittime di maltrattamento
Dopo le tappe nelle altre province campane coinvolte nel progetto, si è svolta stamattina presso la Sala Consiliare del Comune di Avellino, la conferenza stampa di presentazione di “Non vedo, non sento, non parlo”, un progetto selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, promosso dalla cooperativa sociale “La Goccia” di Avellino in qualità di soggetto capofila, nel bando “Ricucire i Sogni – Iniziativa a favore dei minori vittime di maltrattamento”.
Il presidente della cooperativa sociale “La Goccia”, Rosario Pepe, riguardo tale iniziativa ha espresso «Questo è un progetto in favore dei minori, creato nell’ambito del bando “Ricucire i Sogni”. Il progetto ha l’ambizione di poter dare una risposta integrata al fenomeno dei maltrattamenti e abusi. Questa è la motivazione che oggi ha portato al tavolo le forze dell’ordine, gli assistenti sociali, l’ASL, ecc., perché la risposta non può essere parziale, ma deve essere integrata.
Questo è lo spirito di questo progetto, che nasce anche con l’altra finalità di poter replicare in tutte le province campane.»
A ciò, la progettista del progetto “Non vedo, non sento, non parlo”, Antonella Tomasetta, aggiunge «I numeri che abbiamo a livello nazionale rappresentano soltanto una parte di questo fenomeno sommerso. L’ultima indagine elaborata è di maggio 2020, e raccoglie soltanto i minori segnalati ai servizi sociali, che sono 200.000 in Italia. Rapportandolo alla nostra Regione Campania, di questi, 1.800 sono accolti nelle comunità residenziali, con una spesa di 60 milioni di euro, perché ogni comunità costa allo Stato una retta giornaliera. Quindi oltre ai danni subiti dai ragazzi c’è anche un aggravio di spese per la comunità.
Noi con le forze dell’ordine dobbiamo attivare una prassi operativa. Prima che il minore arrivi in comunità, comunità che è un intervento finale di un vissuto relazionale in famiglia che purtroppo ha già compromesso lo sviluppo psicofisico del minore, bisogna attuare un azione preventiva con le forze dell’ordine e con gli altri soggetti delle rete territoriale.
Quindi, nelle nostre attività previste nel progetto, abbiamo una parte legata all’ascolto di un possibile maltrattamento, da parte sia dei medici di base, dei pediatri, delle forze dell’ordine, ma anche dalla scuola e dalle associazioni sportive in cui i ragazzi sono inseriti. Quindi un maggior riconoscimento del segnale e potenziamento delle competenze degli operatori che si interfacciano con i minori.»
Dando qualche dato riguardo la Provincia di Avellino, aggiunge «Per la nostra provincia, le donne accolte nei nostri centri anti-violenza per l’anno 2021 sono state 230, di cui il 70% erano mamme. E all’interno della famiglia la violenza assistita dal minore equivale a subire gli stessi danni psicologici di una violenza fisica.
Invece, per quanto riguarda l’inizio di questo 2022, nei primi mesi registriamo già 30 donne che si sono rivolte a noi, e di queste ci sono anche minori vittime di violenza assistita, per cui devono tempestivamente partire percorsi psicologici per elaborare il trauma. Il nostro progetto è proprio questo, offrire un servizio specialistico per la cura del trauma dovuta a tali esperienze.»
In conclusione, il sindaco del capoluogo, Gianluca Festa, ha affermato «Con il tempo, e con l’aiuto degli operatori e delle forze dell’ordine, si è iniziata ad abbattere la barriera culturale che negli scorsi anni minimizzava tale fenomeno e parlava di “casi isolati”. Il tempo ci ha fatto maturare e ci ha fatto comprendere che questi minori sono i minori della nostra comunità.
Il progetto presentato stamattina è una soluzione, non sarà la soluzione al 100%, ma è l’inizio di un percorso. Anche il bando su cui è pubblicato ha un nome evocativo, ”Ricucire i Sogni” perché si rischia di togliere la vita e i sogni a questi bambini vittime di maltrattamenti, e chi danneggia quest’ultimi danneggia il futuro. A noi il compito di intervenire prima che sia troppo tardi, a noi il compito di assistere in un percorso di recupero psicologico, ma soprattutto il compito di garantire una presenza. Far comprendere a tutte le vittime che c’è un’altra strada, quella della denuncia e della ribellione, perché ci sono forze pubbliche, istituzioni e operatori del settore pronti a stare al proprio fianco. Questo perché l’incertezza spesso blocca le persone dal denunciare, quindi superarlo con la nostra presenza è fondamentale, perché senza denuncia non può partire la macchina degli aiuti.
Perciò avere un servizio di competenza è fondamentale. Mentre il “non sentire, non vedere, non dire” rende complice e parte del crimine ognuno di noi, l’indifferenza non è mai innocenza.»