Referendum eutanasia legale, Cappato: “Raccolte oltre 850.000 firme in tutta Italia”

Marco Cappato ad Avellino a sostegno del referendum sull’eutanasia legale

IMG_5980Stamattina, presso il Circolo della stampa di Avellino, Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni e promotore della campagna sull’eutanasia, ha incontrato la stampa. 

All’esterno del Circolo è stato allestito un banchetto per la raccolta delle firme per l’indizione del referendum proprio a favore dell’eutanasia legale.

Una battaglia in cui Cappato è impegnato ormai da anni: «Non si può più accettare che un malato debba subire una condizione di sofferenza insopportabile contro la propria volontà. La politica ufficiale non si è accorta di questo tema ma i cittadini italiani sì e stanno firmando per questo» – ha dichiarato Marco Cappato. 

La voce del popolo è forte ma politica si è fatta da parte: «Questo referendum non è contro la politica né contro i partiti; è uno strumento costituzionale per aiutare anche la politica a riconnettersi con le esigenze della società. La medicina ha fatto passi da gigante in questi anni e proprio per questo è importante che le persone debbano poter decidere sulla propria vita» – ha chiarito il promotore della campagna sull’eutanasia. 

L’obiettivo è quello di raccogliere tutte le firme autenticate necessarie per poter finalmente dare la parola ai cittadini su un tema di particolare importanza ma che non trova ancora, in Italia, una propria disciplina. La soglia minima di 500mila firme è stata già ampiamente superata in poco tempo: «Il risultato c’è ma noi andiamo avanti con la raccolta anche se sono state superate le 850.000 firme. Ci sono molti cittadini che avrebbero voluto firmare e non hanno potuto farlo».

Le leggi devono stare al passo con i continui mutamenti storico-sociali; servono cambiamenti, serve una legge che dia voce a chi si ritrova a condurre una vita che non può più essere definita come tale e Marco Cappato ne è estremamente consapevole: «Ancora oggi un medico italiano che dovesse aiutare un malato a morire rischierebbe una condanna fino a 15 anni di carcere; quelle leggi del 1930 non erano fatte per governare e gestire la malattia terminale; è importante superarle e avere buone regole per la libertà».

Continua, dunque, la mobilitazione affinché in Italia si apra un serio dibattito sui diritti al consenso informato, sul biotestamento, sulle cure palliative, sul rifiuto e interruzione delle terapie, sull’assistenza alla morte volontaria, per essere liberi fino alla fine. Ci vuole ampia informazione su tutto: «Eutanasia significa  anche fare informazione su quello che è legale e sconosciuto; si pensi al testamento biologico, un diritto che pochi conoscono perché non è stata fatta una campagna di informazione».   

Source: www.irpinia24.it