Il Caffè delle Due Porte – 1848, presentato il nuovo libro di Celestino Genovese

Genovese: "vedere questo movimento così complesso con agli occhi di persone della strada mi sembra una cosa che rende concreta la storia"

1 Oggi, presso la Chiesa del Carmine di Avellino, si è svolta la presentazione del nuovo romanzo del professor Celestino Genovese, dal titolo “Il Caffè delle Due Porte – 1848″, edito da Tullio Pironti Editore.

All’evento hanno preso parola, oltre l’autore, anche Renata De Lorenzo, presidente della Società Napoletana di Storia Patria e Gina Ascolese, docente di letteratura italiana. Presente anche il sindaco di Avellino, Gianluca Festa, mentre il ruolo di moderatrice è stato svolto da Antonella Venezia, direttrice del Comitato Irpino ISRI.

L’autore Celestino Genovese, psicoanalista, è stato professore di Psicologia Dinamica presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” (all’epoca SUN). Nel suo campo ha prodotto numerosi saggi scientifici in Italia e all’estero, mentre per la narrativa ha già precedentemente pubblicato “La fontana di Bellerofonte -1820″ (Tullio Pironti Editore), vincitore del primo premio per la letteratura “Giancarlo Siani” 2014.

Riguardo questa sua nuova opera letteraria ha così dichiarato: «Stiamo parlando di un romanzo storico, un ideale seguito di un altro mio romanzo, “La fontana Bellorofonte” che uscì sette anni fa sui moti carbonari del venti e ventuno, dove si mettevano insieme personaggi realmente esistiti di questa città e personaggi di fantasia. Questo è un ideale continuazione riguardo il 48 ed ha un respiro più ampio perché, come si sa, il 48 è un anno importante per l’Europa intera. Quindi il punto di partenza rimane questa città e anzi è il cosiddetto “Caffè delle Due Porte” che si trovava nell’attuale Piazza Libertà, che fino agli inizi degli anni 60 era il Caffè Roma. Lì si riunivano i liberali avellinesi e quindi si parte da questa città, da Avellino, per poi però ampliare il discorso alla capitale  Napoli, a Torino, a Milano con le 5 giornate, fino un po’ a toccare i punti di crisi europei come la Francia e l’Austria.

okQuesto è un po’ l’affresco che sarà completato con un terzo volume che chiuderà la trilogia sul 1861.

Il problema è che certi fatti storici che abbiamo imparato a studiare a scuola, che sono stati rivestiti da retorica insopportabile durante il periodo fascista, sono in realtà stati vissuti da persone molto umili, da una piccola borghesia nascente, di proprietari terrieri, anche avellinesi. Quindi per me è importante vedere qual è la lente attraverso la quale questi personaggi vedono questi avvenimenti. Perché, con il senno di poi, tutto è chiaro, c’era l’Unità come obiettivo, ma all’epoca non lo era.

In questo libro sul 48 si vede come c’era un gran caos, perché c’erano idee confuse, quelle che Cavour avrebbe poi chiamato le “quarantottatte”, che erano caos allo stato puro. Consideriamo poi che nel 48 fu anche pubblicato il manifesto del Partito Comunista di Marx e Engels, quindi si misero insieme tutte queste cose e i contadini, anche dell’Irpinia, per esempio, pensavano di avere la costituzione e ciò nel 48 significava avere le terre del demanio per se stessi.

Quindi era una situazione estremamente caotica, e allora, vedere questo movimento così complesso con agli occhi di persone della strada, del popolo, o anche della piccola borghesia, mi sembra una cosa che rende concreta la storia, che altrimenti diventa un astrazione piena di retorica.»

3La sinossi del romanzo così recita: Nel 1848 il Caffè delle Due Porte ad Avellino era un ritrovo di liberali che vi tenevano appassionate, quanto clandestine, discussioni sulla prospettiva dell’unificazione italiana.
L’autore mette così inizialmente a fuoco un microcosmo di provincia a partire da una cittadina dell’interno del Regno delle Due Sicilie, con il suo complesso di trame e di personaggi; ma subito dopo lo sguardo si allarga su scenari sempre più ampi, come la Napoli borbonica, la Torino di Carlo Alberto, fino alla Milano delle cinque giornate e la prima guerra d’indipendenza, per esitare infine nella drammaticità delle barricate del 15 maggio nella capitale partenopea. La peculiarità del romanzo è l’intreccio fra i personaggi di fantasia e quelli realmente esistiti, come Luigi La Porta, Carlo Poerio, Francesco De Sanctis, Filippo Palizzi, Niccola Nisco, Michele Pironti e molti altri, secondo un modello già felicemente sperimentato dall’autore in La fontana di Bellerofonte-1820 (Tullio Pironti Editore), di cui questo è una sorta di ideale continuazione. Come nel precedente romanzo, anche in questo tutti gli accadimenti e i personaggi storici sono ricostruiti da fonti dirette e indirette, attraverso documenti, testimonianze, ecc. Tutto il contesto narrativo, invece, reinventa aspetti appartenenti a rituali, mentalità, forme espressive, modi di dire, dialetti, che consentono di avvicinarsi agli eventi con la sensazione molto realistica di mescolarsi ai protagonisti annullando la distanza temporale.

Source: www.irpinia24.it