Intervista a Vincenzo Criscuoli nuovo coordinatore regionale dell’UCI campana

“Le nostre manovalanze non esistono più. Oramai più del 50% della monodopera è costituita da stranieri. Un’immigrazione regolare potrebbe aiutare il comparto agricolo”

NOMINA UCI CRISCUOLIVincenzo Criscuoli, classe 1978, napoletano con alle spalle una lunghissima esperienza da sindacalista prima nell’Unione Generale del  Lavoro (UGL) e poi nella Federazione Nazionale Autonomi Piccoli Imprenditori (FENAPI)  è da poco il nuovo coordinatore regionale dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI ) della Campania. Eletto all’unanimità, Criscuoli sarà supportato nelle sue funzioni dal Vice-coordinatore Giovanni Petillo, e dai coordinatori provinciali: Angelo Lettera per Caserta, Mario Moccia per  Benevento, Giovanni Pecchia per Avellino, Antonio Malandrino per Salerno e Giovanni Petillo per Napoli.  Nominato anche Alfonso de Pedra, nuovo direttore regionale dell’Ente Nazionale Assistenza al Cittadino (ENAC) dell’UCI.

Innanzitutto auguri dott. Criscuoli. Ci racconti come è maturata questa elezione a coordinatore regionale dell’UCI.

Dopo un percorso in UGL e una lunga gavetta in FENAPI, da quattro anni sono in UCI, storica sigla con vocazione agricola. La classe dirigente dell’ UCI è stata la stessa per molti anni ma io ed alcuni, fuoriusciti da FENAPI, abbiamo portato linfa nuova all’organizzazione. E’ stato eletto nel congresso provinciale di Caserta dapprima Angelo Lettera e poi, un mese più tardi, il coordinamento regionale all’unanimità ha scelto il mio nome. UCI è una realtà impegnativa, vanno messi insieme alcuni cocci, ma lo scopo è rivalutare il settore agricolo”.

Rivalutare il settore agricolo in che modo?

Da due anni sto lavorando in UCI nel comparto agricolo e la Regione ci ha fatto rientrare nel tavolo verde. Ne facciamo parte da settembre 2019, con me personalmente, e con due iniziative ci siamo avviati alla rivalutazione del settore, attraverso la filiera della mela annurca, che è prodotto tipico campano: pensando a Melinda pensi al Veneto, se dici mela annurca non puoi non pensare alla Campania. Secondo obiettivo, la valutazione della filiera della Canapa, che avvicina i giovani all’agricoltura per mille motivi, essendo sotto gli occhi di tutti. La canapa non è solo la canna, ma uno dei prodotti principali, partendo dalla cordistica nautica, ai vestiti e noi stiamo lavorando anche sulla farina, in quanto la farina prodotta con canapa è digeribile e tollerabile per i celiachi e stiamo sfruttando molto questa tipologia di filiera per rendere maggiormente appetibile la canapa”.

Il lockdown, il CoviD-19 in che modo hanno cambiato e potrebbero cambiare l’agricoltura e come pensa di affrontare i prossimi mesi?

Già durante il primo lockdown l’agricoltura ne ha risentito. Il problema del blocco ha condizionato soprattutto la manovalanza. Chi ne paga le conseguenze è il produttore iniziale, chi produce vende ad un prezzo 1, chi trasforma vende ad un prezzo 5, ragione per cui a parità di condizione di manodopera, chi subisce le conseguenze è il piccolo agricoltore. Già oggi è complicato trovare manovalanza, quindi un’immigrazione regolare potrebbe aiutare il comparto agricolo, visto che quest’ultimo lavora moltissimo con gli stranieri. Più del 50% della manodopera è costituita da stranieri! Le nostre manovalanze non esistono più, per questo un eventuale blocco, creerebbe sicuramente dei problemi dal punto di vista del comparto agricolo. Un secondo problema è la conservazione del prodotto. Molti agricoltori hanno perso i raccolti perché non potendo mantenere il prodotto fresco per oltre un mese nelle celle frigorifere, una parte del raccolto è andata buttata, visto che non ci si poteva spostare, non si poteva trasportare il prodotto a causa delle diverse interpretazione date a livello locale dei decreti. Chi non aveva la forza economica ha avuto delle serie difficoltà. Ovviamente un’altra aggravante è il cambiamento climatico, per esempio il raccolto dell’uva è andato a male a causa di un estate secca e di un settembre piovoso. Per un eventuale nuovo lockdown i danni potrebbero riguardare la previsione della produzione essendo questo un periodo fermo per l’agricoltura, di letargo e quindi un periodo di preparazione. Un eventuale blocco metterebbe in difficoltà gli agricoltori nel reperire la manodopera e nel preparare il mercato”.

Quali sono i suoi obiettivi per questo mandato da coordinatore? Avvicinare i giovani, dare un rilancio all’agricoltura con prodotti innovativi e poi?

“Per quanto riguarda la politica interna l’obiettivo è quello di consolidare quello che già abbiamo: fortificare le strutture e riuscire ad occupare spazi sui territori in cui ci sono dei vuoti, in modo da entrare maggiormente nelle aziende agricole ed avere un maggiore contatto con il cittadino. Purtroppo ho un brutto difetto, quello di credere molto nel territorio, i social sono importanti ma è fondamentale il contatto vivo, tra due persone, guardandosi negli occhi. Questo sia per i servizi collaterali quali  CAF e patronato ENAC , sia per il centro di assistenza agricola, dando una risposta immediata all’agricoltore. A differenza del film di Alberto Sordi, il medico della mutua dove lui scende a sette minuti a visita per aumentare le stesse, noi facciamo l’esatto contrario, dedichiamo quanto più tempo possibile all’iscritto per essere maggiormente efficienti. Abbiamo la possibilità di dare un contributo maggiore agli iscritti per questo molti si stanno iscrivendo con noi. Sono due anni che già stiamo lavorando con il coordinamento regionale, ma il nostro scopo è quello di aprire nelle zone in cui non siamo presenti, per esempio penso al salernitano. L’appello ovviamente è quello di avvicinare quanto più possibile i giovani all’agricoltura, ultimamente sono molti gli imprenditori agricoli giovani e vedere i giovani nell’agricoltura è una rarità, visto che i ragazzini sono spesso affascinati da influencer, calciatori o altri miti  che producono solo illusione dato che a 25/30 anni i giovani comprendono poi  che la vita è ben altro e purtroppo a quell’età  risulta tardi  dedicarsi all’agricoltura, nonostante vi siano esempi contrari come anche nel lontano passato abbiamo avuto l’esempio dell’imperatore Claudio che nei  suoi ultimi anni di vita li visse a Capri per dedicarsi all’agricoltura. Sarebbe necessario che le scuole sensibilizzassero questi mestieri attraverso lo studio di nuove materie e trasmettendo la passione”.

Grazie dott. Criscuoli

Grazie a te

Source: www.irpinia24.it