Avellino – Commemorazione di Alfonso Carpentieri

Presentato il libro sulla storia del giornalista scritto da Giuseppe Morante

btyAvellino - E’ stato presentato questo pomeriggio, presso la Sala Penta della Biblioteca Provinciale, il libro “Alfonso Carpentieri. Intellettuale di Avellino. Fine Ottocento-prima metà del Novecento” scritto dal prof. Giuseppe Morante e pubblicato dalla casa editrice Il Papavero. Hanno partecipato all’evento culturale, patrocinato dalla Provincia di Avellino, lo scrittore, il Vicepresidente del Centro Guido Dorso Nunzio Cignarella, il Direttore generale della Provincia di Avellino Monica Cinque, il Dott. Enrico Pierangeli e i familiari di Alfonso Carpentieri.

Nato ad Avellino nel 1876, Carpentieri ha caratterizzato il Novecento irpino con il suo giornalismo, collocandosi nella schiera dei più importanti intellettuali avellinesi. L’amore per la scrittura trova spazio nella sua vita in maniera precoce. Da adolescente, collabora con “La Sentinella Irpina”, uno dei fogli provinciali più autorevoli, e successivamente con “Il Torneo”. Si trasferisce a Napoli dove studia alla facoltà di Giurisprudenza e continua la sua attività di giornalista. Dopo la laurea, torna ad Avellino dove vivrà fino alla fine dei suoi giorni essendo un uomo fortemente legato alle proprie radici. E’ in questo periodo che Carpentieri assume la direzione del noto giornale “Il popolo Irpino”. 

Dieci anni dopo, nel 1925, diventa direttore del “Corriere dell’Irpinia”, sostituendo Guido Dorso che era stato costretto a dare le dimissioni a causa della sua posizione antifascista. Nunzio Cignarella ha ricordato questo periodo attraverso la lettura di alcune righe di uno dei primi articoli pubblicati da Carpentieri sul “Corriere dell’Irpinia” in cui parla da direttore: “voler mantenere il giornale estraneo e superiore a ogni acidità di partito politico e mirante esclusivamente e obiettivamente alla tutela degli interessi regionali. Anzi, se il Dorso era per il tutto io sono per una parte del tutto, per quella che ci tocca più da vicino. Ecco perché ho creduto di restringere e limitare il vecchio programma del Corriere, né fascista né antifascista, né massone né clericale, irpino soltanto”.

In un periodo storico difficile per il giornalismo e non solo, Carpentieri dovette rinunciare alla direzione del giornale dopo avere espresso le proprie considerazioni sulle condizioni di disagio in cui si trovava la popolazione irpina dopo il terremoto del 1930, le difficoltà economiche che doveva sopportare e sulla mancanza di aiuti da parte del governo. Nel frattempo, aveva fondato insieme con Cannaviello la rivista “Irpinia”, mensile illustrato del Corriere. Al termine della guerra e del fascismo, Carpentieri ottiene di nuovo il ruolo di direttore presso il “Corriere dell’Irpinia” dove resterà fino al 1959 portando avanti i suoi ideali e trattando argomenti che sono tuttora attuali come la mancanza del turismo, l’apatia intellettuale, l’ozio e la necessità di valorizzare del territorio.

btyIl libro di Giuseppe Morante si configura come biografia del Carpentieri giornalista, intellettuale e uomo libero, ma può essere definito anche come la storia di una famiglia, quella dei Carpentieri, e del luogo in cui questa visse. Lo scrittore ha rivelato che l’idea è nata dall’incontro con Silvia Carpentieri, pronipote del giornalista. “Io e Silvia ci siamo accorti di avere in comune la passione per la genealogia e così abbiamo avviato una serie di ricerche sulla storia genealogica della famiglia Carpentieri per ricostruirne le origini. Ci sono stati d’aiuto i registri parrocchiali che non è stato semplice decodificare a causa del linguaggio caratterizzato dalla commistione di latino e di italiano e da numerose abbreviazioni”. “Ho dedicato la prima parte del libro alla storia della famiglia; mentre nella seconda parte mi sono concentrato su Alfonso, sia come scrittore sia come uomo dal grande rigore morale, il Carpentieri privato, con i suoi ricordi infantili in una società avellinese semplice con le sue problematiche” ha spiegato Morante. 

Nel libro c’è la ricostruzione della storia di una grande famiglia, dal suo primo insediamento in Irpinia al suo inserimento nel contesto culturale, produttivo e sociale. E’ anche un omaggio all’importanza della memoria e della ricostruzione degli antecedenti di ognuno di noi” ha affermato il Vicepresidente del Centro Guido Dorso.

 

 

Source: www.irpinia24.it