Avellino – La chiesa abellinate nell’architettura, nella storia e nell’arte

Il GAI continua il suo viaggio alla scoperta dei monumenti più illustri di Prata e Atripalda

basilica2Avellino - Ecco il terzo appuntamento con “Passeggiate nel tempo” titolato “Il sangue dei Martiri, la chiesa abellinate nell’architettura, nella storia e nell’arte” promosso dal Gruppo Archeologico Irpino, introdotto e moderato dall’ingegnere Gerardo Troncone, direttore GAI Werner Johannowskj, con la partecipazione del professore Armando Montefusco.

Come di consueto, la terza tappa si è aperta con un filmato a cura di Mario Spagnuolo, riguardante alcune fonti materiali dei primi Santi in Irpinia. Non è menzionato, però, San Modestino, il patrono di Avellino. “E’ un santo che la chiesa cattolica non riconosce perchè la leggenda di San Modestino rappresenterebbe la copia della leggenda di un altro santo” - racconta Troncone - “E’ esistito un personaggio che si possa identificare come San Modestino? Su questa ipotesi si sta ancora lavorando”.

Il filmato riprodotto riguarda principalmente Sant’Ippolisto, e bisogna ricordare anche San Sabino, senza dubbio una figura molto importante.

Troncone si è concentrato sulla storia dei monumenti cristiani scoperti nel comune di Prata P.U. A tal proposito, scorrono le immagini della grotta di Prata, un sistema di caverne scavate nel tufo, alcune distrutte, situate vicino alla Basilica. “Sono caverne che richiamano una tipologia di grotte presenti in Etruria, e proprio grazie a questa grotta è stata scoperta la Basilica paleocristiana di Atripalda” - continua a spiegare Troncone – “Grazie a questa grotta è stata scoperta la basilica paleocristiana di Atripalda, risalente al IV secolo d.C., che durante il terremoto ha dovuto subire la distruzione di tre strati di tombe. Per molti anni non si era neanche capito che fosse una basilica, poi scavando sono state trovate ben 180 tombe integre”.  La basilica è stata scoperta successivamente alla chiesa di Sant’Ippolisto e allo Specus  Martyrum, quest’ultimo visto come luogo di culto.

Prende la parola la dottoressa Maria Renna, presidente dell’Associazione Calendula di Prata P.U.: “Sono presidente di un’associazione socioculturale che mira a valorizzare il nostro territorio. Da 6 anni è stata creata una rete per far conoscere e valorizzare il nostro territorio. Bisogna creare delle vere destinazioni turistiche. Il ruolo di promozione è fondamentale ma non sufficiente, ed è un percorso ben visto da molte associazioni. Ad esempio, a Prata c’è ancora molto da lavorare”.

Dalle opere di Prata si è infine passati ai reperti sacri presenti ad Atripalda, infatti chiude il dibattito il professore Armando Montefusco, incentrando il suo intervento sullo Specus Martyrum, appartenente al IV-V sec. Montefusco ha presentato la sua ricostruzione, elaborata dall’opera del vescovo Ruggiero “Lectiones”: “Quando i cittadini di Atripalda scoprirono questo specus lo ristrutturarono. Sono presenti due sepolcri di San Sabino e San Romolo ed un pavimento in mosaico. Forse vi era sepolto anche Sant’Ippolisto, ma sicuramente erano sepolti dei martiri. In quei tempi era frequente il furto delle sacre reliquie, e così gli atripaldesi creaarono una parete murata e da quel momento nessuno potette vedere più lo Specus”. Purtroppo, però, l’ingresso allo Specus e la gradinata di 11 scalini con la “Corona dei 20 Martiri” scomparvero durante le ristrutturazioni del 1612.

Source: www.irpinia24.it