Villa Amendola – Pignataro presenta la sua “Parabola della democrazia italiana”

Numerosi gli ospiti: Andrea Covotta, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Avellino Fabio Benigni, Bruno Gambardella, il professor Luigi Anzalone e Norberto Vitale

ok2Avellino – Oggi venerdì 3 marzo alle ore 17:00 presso la sala convegni di Villa Amendola, è stato presentato il saggio del giornalista irpino Salvatore  Pignataro “La parabola della democrazia italiana. Dalla rappresentanza alla rappresentazione”, scritto a seguito della frequenza del corso di Alti Studi Politici dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

A confrontarsi sul tema della democrazia rappresentativa oltre all’autore hanno presenziato l’Assessore alle politiche culturali Bruno Gambardella, il professor Luigi Anzalone¸ il  vice direttore del Tg2 Andrea Covotta, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Avellino Fabio Benigni, il dottor Giovanni Orefice (dottore in Filosofia). Il compito di moderare i lavori è stato affidato al giornalista Norberto Vitale, il quale ha prima fatto un plauso a quella che è la casa editrice che ha deciso di pubblicare il volume, “Il Papavero” di Donatella De  Bartolomeis sottolineando il coraggio di chi si spende affinché circoli il sapere in ogni sua sfumatura.

Si inizia con una frase di Nanni Moretti, “Le parole sono importanti”. Vitale introduce così uno dei concetti chiave del volume: “La parabola è una parola impegnativa, oltre ad essere un luogo della geometria, rimanda soprattutto ad un fenomeno che raggiunto il vertice poi si ripiega su sé stessa. In questo volume – continua il giornalista – si fanno dei confronti anche coraggiosi con le democrazie di altri paesi, ma soprattutto si investiga su quello che è la democrazia in senso lato. Si rintraccia infatti una tendenza oligarchica di questo assetto politico che deriva da numerosi elementi, come la disaffezione al voto da parte dell’elettorato, che mostrano un quadro preoccupante”.

Con il Professore Anzalone si approfondisce il tema della rappresentanza: “Mi complimento con Pignataro per essere stato in grado di cogliere nelle sue specificità il rapporto teso e dialettico tra il potere del popolo e la rappresentanza. In un contesto ormai che vede la rappresentanza non più come rappresentatività ma rappresentazione, ossia pura finzione scenica. È questo che ha comportato una cesura tra colui il quale rappresenta e la volontà dei rappresentati”.

“Oggi siamo  – conclude Anzalone – chiusi in questa condizione monastica a contatto diretto e altrettanto perverso con i sistema informativi ed informatici che non fanno altro che barricarci dietro false verità. Questo costituisce un tratto morfologico e imprescindibile delle odierne società occidentali”.

Si sottopone all’attenzione del pubblico anche una riflessione su quello che è un sentimento diffuso tra la popolazione che è la disaffezione alla vita delle istituzioni che si trasforma in un giudizio severo al mondo della politica. A questo proposito il giurista Benigni afferma che “viviamo in una società in cui i modelli di riferimento tradizionali hanno trovato una forte alterazione. Grande peso hanno avuto anche processi come quello di “Mani Pulite” che hanno scardinato la credibilità della democrazia stessa. Oggi assistiamo ad un legge che è debole, c’è un abuso delle Camere nel loro potere di azione. C’è un’estraneità nelle logiche parlamentari e i cittadini non si sentono rappresentati. Bisognerebbe ripensare a tutto il sistema, iniziando dai fondamentali, come una sana ed equilibrata legge elettorale”.

Questo volume, grande orgoglio e grande traguardo di Pignataro, solleva tante domande e tante risposte. Uno dei paradossi più eclatanti che emerge alla lettura del libro è la presa di coscienza di vivere in un mondo talmente complesso, nell’accezione positiva del termine, caratterizzato dal massimo dispiegamento di strumenti informatici che permettono una connessione, una partecipazione, l’essere attivi e inclusivi in certe logiche e non estranei, ma allo stesso tempo viviamo in un sistema che diventa sempre più elitario.

 

Source: www.irpinia24.it