Referendum – “Così No”: “Il 4 dicembre esprimete un voto di autodifesa”
La dottoressa Contino ha riunito quest'oggi al Circolo della Stampa rappresentanti di associazioni e partiti politici per fare maggiore chiarezza sulle ragioni del No
“Non apparteniamo a nessun partito, noi apparteniamo alla Costituzione. Ho voluto mettere insieme diversi rappresentanti in un momento di disaffezione ai temi importanti della politica, come quello del 4 dicembre in cui siamo chiamati a decidere se cambiare la Carta Costituzionale. Siamo qui per fare ulteriore chiarezza con vari pezzi della società, con chi vive quotidianamente la politica. Finora abbiamo visto combattere una battaglia a un livello troppo basso e ci vogliamo dissociare”, così la dottoressa Francesca Contino ha introdotto il dibattito “Così No…Guardiamo al futuro” tenutosi questo pomeriggio presso il Circolo della Stampa. Alla discussione hanno dato il loro contributo Nino Sanfilippo (Possibile), Michela Arricale (Pd), Roberto Montefusco (Sinistra Italiana), Luca Carosella (attivista MeetUp), Luca Cioffi (Enterprise). Ha moderato la dottoressa Dora Della Sala.
Sanfilippo ha illustrato alla platea la situazione di imbarazzo creatasi nel Pd, che ha portato Civati a prendere le distanze dal suo Segretario: “Viviamo in un epoca di deficit di legittimazione democratica. Il 5 dicembre vedrà uno dei due campi vincere con un 52 – 53 %. Ma che vittoria è? L’invito che faccio è quello di esprimere un voto di autodifesa e di utilizzare questi giorni per stare nel merito, tralasciando le polemiche”.
“La Costituzione è un atto fondativo e fondante di ogni Stato. Non può essere affrontata in maniera sciatta e arrogante”, asserisce Arricale ricordando l’articolo 1 che è quello più importante della Carta “L’Italia è una Repubblica Democratica”. Lo stesso è ripreso nel 139 dove è chiaramente specificato che non può subire alcuna modifica.
“Qui viene meno la tripartizione tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario, continua l’esponente Pd. Questi tre poteri verranno concentrati nell’esecutivo. Nel nuovo Senato i componenti non saranno eletti, ma nominati e non avranno più potere di veto. Non conterà più niente sarà solo un “postificio”. Ogni Regione avrà due rappresentati, ma non si è ben capito in che modo verranno eletti e quale sarà la proporzione. Ricordiamo che il doppio incarico in Francia sarà eliminato dal 2017 perché è un sistema inefficace”.
Montefusco fa riflettere, invece, sugli slogan fuorvianti fatti circolare dai sostenitori del Si, come quello del cambiamento: “E’ una retorica subdola. Quello che si va a cambiare è la Carta Costituzionale che ha garantito in questi decenni ogni deriva autoritaria. Tra l’altro ricordiamo che il Governo non ha avuto alcuna difficoltà nell’emanare le leggi con il bicameralismo perfetto. I costi saranno dimezzati di 80 centesimi all’anno per italiano. Quando poi Renzi si serve di uno staff che costa 100 milioni all’anno. Il Senato sarà una Camera che rappresenta le autonomie territoriali, ma ciò va in contrasto con l’accentramento nelle mani dello Stato di alcune materie come le infrastrutture, le tematiche ambientali. Lo snellimento del sistema non deve intaccare la filiera democratica”.
Parlando di costi della politica Carosella ha ricordato che il Parlamento ha avuto la possibilità pochi giorni fa di dimezzarsi lo stipendio: “Questa riforma si poteva fare in venti giorni, con un risparmio di 80 milioni di euro, ma non hanno voluto. L’Italia è al primo o al secondo posto per velocità legislativa. Quando c’è volontà si spinge sull’acceleratore. Ci fanno credere che la partecipazione del popolo sarà maggiore in quanto il quorum è stato abolito. Ma bisogna raccogliere 800 mila firme per far in modo che venga proposto. I padri costituenti hanno specificato che il potere del popolo può essere esercitato nel limite della Costituzione. Hanno guardato al futuro ponendo dei paletti per contrastare derive autoritarie, come accadde in Germania dopo la Repubblica di Weimar. Gli stessi che oggi Renzi chiama vecchi e superati”.
Luca Cioffi spiega che il NO sarà un punto di partenza a tutte le riforme che hanno diminuito il potere del popolo: “Il 5 dicembre non sarà una vittoria, ma almeno faremo un passo indietro. Si confonde spesso la governabilità con il governo. Non è come si decide, ma chi decide. Il titolo cui vengono “disegnate” le autonomie locali così non funziona. Ma non viene semplificato con questa riforma. Se una Regione vorrà avere potere decisionale su una materia, dovrà essere in regola con i conti, Questo criterio pone un’idea liberale di fare politica e sancisce il criterio dell’austerità. L’instabilità vissuta in questi anni non deriva dalla struttura dello Stato, ma dai partiti”.
A concludere la dottoressa Contino che ha letto alla platea un passo di Montanari: “Possiamo vederla così: siamo sugli spalti di uno stadio, e i giocatori in campo non ne fanno una giusta. Non segnano, si menano, corrompono l’arbitro, si vendono agli scommettitori. Finché, un bel giorno, ci dicono: «Se non riusciamo a giocare bene non è colpa nostra: è colpa di tutte queste regole, che ci legano e ci impediscono di correre e di decidere quando tirare in porta. Ecco, ce le siamo riscritte noi, queste regole: dovete solo dirci che le approvate, basta un Sì. E non solo il gioco finalmente decollerà, ma noi diventeremo migliori. Dimenticheremo le scommesse, giocheremo solo per voi. Se ci manderete via, però, nessun altro giocherà: non ci sono alternative. Ah, a proposito: questo gioco non è una bella cosa, e in fondo non serve a molto, dunque vi proponiamo di giocare di meno, e in minor numero»..Ecco, quel pubblico avrebbe due possibilità: fidarsi dei giocatori e permettere loro di cambiare le regole. Oppure dire di No: e cambiare i giocatori”.
Daniela Cataldo