Baianese – Appalti truccati, estorsioni, “mazzette”: in arresto 8 persone

I Carabinieri coordinati dall'Antimafia di Napoli hanno concluso questa mattina l'operazione denominata "Mandamento". Le indagini sono iniziate dopo gli omicidi di Fortunato Miele e Francesco Basile. Coinvolti imprenditori e responsabili di uffici tecnici

IMG_20161003_115254Avellino – Sono scattati alle prime luci dell’alba i primi provvedimenti di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Mandamento” nel Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Avellino, coordinati dall’Antimafia di Napoli. In carcere sono finite cinque persone: G.A, 58enne di Avella, imprenditore e pregiudicato, M.G. 53enne di Avella, operaio e pregiudicato, O.A. 54enne di Avella, pregiudicato, E.I. 47enne di Avella, commerciante e S.G. 61 enne di Mugnano del Cardinale, commerciante e Pregiudicato. Altre tre ai domiciliari sono finite ai domiciliari: N.B. 39enne di Avella, imprenditore e pregiudicato, N.V. 49enne di Baiano, libero professionista, L.C. 55ennedi Baiano, funzionario comunale. Le accuse sono estorsione, rifiuti di atto d’ufficio, turbata libertà degli incanti, reati connessi con le armi, il tutto on l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini sono iniziate già qualche anno fa, quando furono uccisi nel Baianese gli imprenditori Fortunato Miele e Francesco Basile. I delitti accertati riguardano una serie di estorsioni consumate nei confronti di imprese operanti nel settore edile nella zona di Avella, Sperone, Baiano, Mugnano del Cardinale, al fine di acquisire il controllo degli appalti pubblici. Tutto ciò avveniva attraverso l’assegnazione delle opere e delle commesse a ditte colluse con il monopolio delle forniture di calcestruzzo dell’intero mandamento baianese.

Il Comandante provinciale, Franco Antonio Maria Di Pietro annuncia la possibilità di risvolti che chiariranno molti aspetti: “Sono stati eseguite 7 delle 8 ordinanze cautelari. Siamo ricercando l’ultimo indagato, in questo momento sono state dispiegate forze sulla provincia e fuori. Siamo fiduciosi. Per l’operazione sono stati impegnati 50 Carabinieri del Comando di Avellino e Baiano, unità cinofile e un elicottero”.

L’intervento risolutivo è avvenuto con il fermo di due dei protagonisti di questa vicenda. I due sono stati condannati in primo grado per sequestro di persona a scopo estorsivo in quanto avevano sequestrato presso il loro covo tre imprenditori edili, padri e due figli, tenendoli sotto minaccia di armi da fuoco e

Vorrei evidenziare l’attenzione dell’Antimafia sulla nostra Provincia, conclude il Comandante. Ringrazio i comuni cittadini che ci sono stati vicini e i miei ragazzi che nonostante le difficoltà sono andati avanti con le indagini”.

Il luogo in cui avvenivano le intimidazioni, nonché le decisioni strategiche del gruppo criminale era la sede dell’impresa di uno degli indagati ad Avella.

Il Tenente Russo sottolinea che l’attività era caratterizzata da metodo mafioso con intimidazioni e minacce di vario genere: “Presso il covo avvenivano violenza fisica e verbale. Alle vittime venivano mostrate armi per intimorirle. Il linguaggio era criptato, tipico delle organizzazioni camorristiche”.

Dalle intercettazioni, infatti, emergono spesso frasi di questo tipo: “Vieni a bere un caffè da me, perché il mio è più buono” o “Ho un’offerta che non puoi rifiutare”.

Il Maggiore Nocerino, in particolare, racconta un episodio riguardante un imprenditore della zona del Lazio, finito nel mirino del gruppo criminale: “Ha chiesto un prestito di 45 mila euro, ma ne ha dovuti restituire più del doppio, 99 mila euro. Dopo aver saldato questo debito ha acquistato due mezzi per un valore di 50mila euro ed è stata costretto a restituirne uno. L’attività del gruppo si articolava su due fronti paralleli: quella estorsivo con metodo mafioso e l’uso di armi, alcune rubate. E l’altro paralegale con il concorso di altri imprenditori e funzionari di uffici tecnici della zona che hanno pilotato un appalto a Baiano di due milioni e un altro ad Avella di un milione e mezzo. In un Comune del mandamento si è agito mediante l’utilizzodi mazzette da un valore di 10 mila fino a 30 mila euro, venivano portate a più trance direttamente negli uffici dei tecnici, nascoste in opuscoli pubblicitari di materiale edile”.

Addirittura è stata emessa una delibera per posticipare la scadenza della presentazione di partecipazione a una gara per il rifacimento del sistema idrico fognario nel 2014, in modo che una ditta poteva mettersi in regola con alcuni requisiti. Nonostante questo tentativo, non è comunque riuscita ad aggiudicarsi l’appalto. 

Source: www.irpinia24.it