C’era una volta Camillo Marino e il grande cinema in Irpinia

Una tre giorni di spessore ha riportato alla memoria il genio e l'attivismo dell'inventore del Laceno d'Oro

TRONCONE - VIETRI  OMAGGIO A MARINO2Avellino – Camillo Marino non è mai morto. Al Circolo della Stampa rivive la figura del grande intellettuale e inventore del Laceno d’oro, il festival che ha portato la città di Avellino alla ribalta nazionale ed internazionale. Una tre giorni di spessore ha riportato alla memoria il genio e l’attivismo di Camillo Marino e meglio lo ha fatto conoscere alle nuove generazioni.

Dopo la proiezione del docu-film ” A chi tanto, a chi niente” di Michele Vietri e la lezione di Paolo Speranza sul viaggio di Camillo Marino dal Laceno al Grande Cinema, la terza data ha riservato spazio al ricordo e alla rievocazione dei bei tempi con Camillo Marino, di quel clima positivo per la città, di sogni e passioni che appassionavano tutti e di tanta trascinante goliardia e spensieratezza.

“Il ricordo di Marino ha coinvolto tante persone in maniera entusiastica. - ha esordito con grande soddisfazione l’organizzatore Gerardo Troncone – Questa pero’ l’occasione anche per ricordare anche l’inseparabile spalla Giacomo D’Onofrio e l’indimenticato preside Nicola Vietri, il vero ispiratore di alcuni momenti importanti del Festival come la sezione per ragazzi. Le persone intervenute in questi giorni ci hanno restituito , con grande cuore, un patrimonio di messaggi, di esperienze e di racconti che ci consegnano un Marino diverso da quello che tutti conosciamo. Camillo è stato un grande protagonista del cinema italiano, un grande conoscitore della materia e uno scopritore di talenti. E’ bastato fare il nome di Marino per avere tante adesioni e collaborazioni ed è davvero emozionante omaggiarlo, nello stessa sede dove nel 1958 nacque il Laceno d’Oro per opera di Pier Paolo Pasolini”.

Tanta curiosità e interesse hanno poi suscitato le canzoni ” Aggio scetato ‘ a luna l’ ‘ata sera” e ” Me ne vaco da Amalfi” di Marino e Giannattasio, scoperte recentemente da Paolo Speranza e cantate per l’occasione da Michele Vietri accompagnato dal fratello Massimo alla chitarra e da Ivan Barbone al violino.

Prende poi la parola l’Arch. Claudio Rossano che è stato allievo, collaboratore e autista di Marino: ” Ricordo bene quegli anni. D’Onofrio abitava nello stesso palazzo di mio nonno e si presentava come una persona assai particolare, come un intellettuale con la voglia di apparire come intelletttuale. Vedevo spesso Camillo che saliva a casa sua e quasi sempre con un pacco enorme di giornali sotto il braccio. Nello stesso palazzo c’era anche la redazione di un giornale satirico ” Il Tartarino ” dove Camillo e Giacomo collaboravano. Camillo è stato mio professore e successivamente ci siamo ritrovati nel partito comunista. Con la coppia del Laceno d’oro ho trascorso tanto tempo. Spesso andavo a prendere a Napoli qualche regista e attore da portare ad Avellino. Il festival ospitava spesso ragazzi che andavano al cinema gratis ma era anche l’opportunità per conoscere artisti e registi dall’estero. La manifestazione proponeva film in cecoslovacco e in russo e ricordo bene i fischi e i lazzi del pubblico che non li capiva”.

Il Laceno d’oro pero’ è stato anche un trampolino di lancio per molti registi e proprio ad Avellino ha ricevuto il suo primo premio il cineasta Pasquale Squitieri.

Poi un’altra esperienza importante con Marino raccontata dal pittore Enzo Angiuoni anch’egli negli anni 70-80 autista e collaboratore del critico: ” Anche io sono stato alunno di Camillo, è stato il mio professore di educazione fisica all’Istituto d’arte. In poco tempo sono diventato suo amico e autista e con la mia modesta 600 lo accompagnavo, insieme ad Andrea Preziosi, in Alta Irpinia, quasi sempre a Bagnoli. Durante un nostro viaggio inventammo insieme un evento collaterale al festival e furono organizzate otto edizioni di una mostra estemporanea sul lago Laceno, con presidente di giuria l’artista Emilio Notte e con la partecipazione di tanti artisti come Pirozzi, Alleva, Scelza, Pio e Nicola Barzaghi e di altri da fuori regione. Poi il trasferimento ad Avellino del festival e della mostra che venne ospitata nel museo provinciale di Corso Europa con tanti colleghi come Sica, Santulli, Spiniello e anche con retrospettive omaggio a Sinibaldi Leone e Mario Pascale. Ho imparato tanto da Camillo,mi sono arricchito tantissimo e devo molto a lui” conclude Angiuoni.

Chiude gli interventi il dott. Dario Bavaro che ricorda Marino come uomo geniale e rivoluzionario: “Camillo è ancora vivo e la sua grandezza sta non in quello che diceva ma nel modo in cui lo faceva. Lo ricordo per come sottolineava le cose, per come si esprimeva. In lui c’era autenticita’ e passione. Marino è vivo ancora perche’ non si è tirato indietro, rispetto a quelle porte chiuse che ha dovuto aprire. Marino era un genio incompreso, un rivoluzionario e nel 1959 l’intuizione del Laceno d’oro fu prodigiosa per il futuro di quell’area”.

Poi un accenno al film neoralista” La Donnaccia” (1963) scritto da Marino e girato a Cairano: “Cinquanta anni fa Marino scelse di andare a Caraino e di girare un film. Quel progetto ha cambiato la vita di quel paese. Nel 2014 abbiamo celebrato i 50 anni della pellicola che ha modificato la storia delle persone coinvolte in questa esperienza, nel segno dell’idea neorealista di avvalersi di gente comune. ”La Donnaccia” racconta l’inizio dello spopolamento che è continuato e non si è concluso. E’ la storia di un luogo che sta morendo perche’ gli abitanti se ne vanno”. Un film oggi fortemente attuale e a darne la prova sono i numeri. Nel 1963 la popolazione di Cairano contava 1200 anime, oggi sono rimasti in 333.VIETRI CAMILLO MARINO

“Cairano conserva una ricchezza inestimabile nelle radici di memorie antiche. In questo luogo, diventato un deserto abitato, si può cogliere la bellezza del deserto e la gioia di scoprire e relazionarsi con persone umili e splendide. Marino ci ha insegnato il modo migliore di stare al mondo invitandoci sempre a cercare e produrre relazioni umane di felicitanza “.

 

Generoso Vella

 

 

Source: www.irpinia24.it