Scuola, parla una docente: “Inutile il Concorso per gli abilitati. Lo Stato ci prende in giro”

Lo sfogo di una giovane abilitata contro un Governo che impone nuove prove per entrare nella scuola sebbene il Tfa rappresenta lo strumento diretto per insegnare

scuolaAvellino – Tante ombre e troppi dubbi bloccano l’inserimento nel lavoro dei precari della scuola. A denunciare una situazione al limite del surreale una giovane insegnante di Avellino e abilitata Tfa (Tirocinio formativo attivo), Sara Vivenzio: 

Come tantissimi giovani e meno giovani ho seguito un percorso di abilitazione per l’insegnamento, conosciuto come Tfa, e costato circa 3000 euro. Il corso sarebbe dovuto durare un anno, a partire da novembre 2013,ma, per ritardi di natura puramente amministrativa e burocratica, è iniziato a marzo e si è concluso a luglio 2014, costringendoci a seguire le lezioni cinque giorni a settimana per quattro ore pomeridiane eil sabato tutta la giornata, impegnandoci obbligatoriamente alla frequenza e con unnumero irrisorio di assenze consentite. E la stessa sorte è toccata anche a chi in questa “buona scuola” ci sta nel frattempo lavorando. Nell’ultimo mese, inoltre, alle lezioni si è affiancato anche il tirocinio, anch’esso obbligatorio, da effettuare a scuola.Un ulteriore dovere che ha costretto a tenersi occupati per l’intero giorno e che hacostituito un grosso problema soprattutto per padri e madri con bambini a casa”.

Il 29 febbraio 2016 il Ministero dell’Istruzione ha bandito un concorso per docenti, partito con tre mesi di ritardo dalla data annunciata del 1 dicembre 2015. Per Sara e per tanti suoi colleghi risulta eccessivo e inutile parteciparvi giacché il Tfa rappresenta uno strumento diretto per accedere all’insegnamento: “Per i tanti abilitati questo concorso rappresenta un’assoluta mancanza di rispetto e considerazione per i tanti sacrifici affrontati per ottenere un titolo. Il valore concorsuale andrebbe attribuito alle tre prove di accesso superate, la cui valenza parla da sé ai fini della selezione meritocratica”. Dai dati ottenuti si apprende infatti che ben 150.000 sono stati i partecipanti alle prove di selezione e in 21.000 hanno superato la prova, praticamente 1 su 6.

Chi ora consegue l’abilitazione alla docenza con il T.F.A. é detentore di un titolo dal valore abilitante privo di riconoscimento, in quanto non risulta spendibile nel sistema scolastico nazionale. Chi ci ha dichiarati abili ad insegnare sono le Università statali – sottolinea la tieffina - Lo stesso Stato che ci ha dichiarati abili, oggi ci vuole esaminare di nuovo per ricontrollare se siamo abili! Quindi ha sbagliato nella prima valutazione o ci siamo persi qualche passaggio successivo, dato che chi governa va avanti imperterrito senza ascoltare le nostre giustificatissime ragioni??”.

Il programma di studio per l’accesso alle prove TFA e quello per l’accesso al concorso, è effettivamente lo stesso, ed è quello che si rifà al D.M. del 21 settembre 2012, n. 80. “Lo Stato si diverte a farci studiare fino alla nausea le stesse cose e un’altra ingiustizia, che ci penalizza, è la disparità di trattamento tra gli abilitati fino all’anno 1999/2000, coloro che hanno frequentato il vecchio percorso abilitante (SSIS), e i nuovi abilitati del TFA. Considerato che i due percorsi sono equivalenti nella sostanza, gli abilitati SSIS erano immessi direttamente nelle graduatorie ad esaurimento, mentre ai tieffini tocca questo calvario. Ci sembra il minimo pretendere delle risposte a questi nostri interrogativi”.

Altro scandalo da non sottovalutare è la difficoltà, in almeno dieci regioni italiane, nella costituzione di commissioni esaminatrici, composte da professori di ruolo, da almeno cinque anni, e presidi: “Le rinunce di molti professionisti sono dovute a una retribuzione misera per il ruolo di responsabilità che dovrebbero occupare. Il Governo ha stabilito che la loro paga deve essere di circa un euro all’ora e di 50 centesimi per ogni elaborato corretto costituito da otto domande a risposte aperta. Inoltre, il Governo nega l’esonero dall’attività didattica e di conseguenza risulta impossibile dividersi tra le lezioni e il Concorso. Una piccola consolazione – conclude la docente - è rappresentata da una forte componente di solidarietà degli insegnanti con più esperienza che comprendono il nostro disagio e si oppongono anche loro a un sistema che ingiustamente ci penalizza.

La richiesta di Sara e dei suoi colleghi abilitati è chiara e precisa e prende il nome di “apertura del doppio canale” che prevede l’inserimento degli abilitati nella graduatoria ad esaurimento, che ne permetterebbe la stabilizzazione nel giro di qualche anno evitando il concorso ,com’è giusto che sia,e la partecipazione dei non abilitati al concorso, che pure hanno presentato circa 25mila ricorsi per tentare di accedereprovocando ulteriore rabbia e preoccupazioni nei tieffini. In attesa di nuovi sviluppi e novità sul Concorso, si auspica che lo sfogo di una preparata giovane possa mettere in luce una questione tanto delicata che interessa il futuro di tanti professionisti dell’educazione, e con essi, della scuola italiana.

Source: www.irpinia24.it