” Ridi Pagliaccio ” – Il dott. Canessa presenta Enrico Caruso
Il critico d'arte ripercorre la vita del grande lirico napoletano soffermandosi su particolari importanti della sua carriera al fine di rendere onore a uno dei più grandi personaggi dell'epopea napoletana
Avellino – “ Era il canto del grande CARUSO, che il mare lo aveva tenuto con se … “ ! Su questi celebri versi della canzone “ Napoli “ ,cantata da diversi artisti, incalza un riferimento a Enrico Caruso con la voce di Lucio Dalla, nei quali si vuole ricordare tale personaggio come emblema del capoluogo campano. Ma la canzone non è l’unica ancora del ricordo di Enrico Caruso, in quanto quest’oggi al Cimarosa di Avellino, lo scrittore, giornalista e critico d’arte Francesco Canessa ha presentato un libro dal titolo “ Ridi Pagliaccio, vita morte e miracoli di Enrico Caruso “.
“ Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziare tutti i presenti e, in particolare, il protagonista di tale manifestazione: il Dott. Canessa. Egli è un esperto del teatro d’opera, sovrintendente del teatro San Carlo di Napoli per diversi anni nonché una persona fantastica dal punto di vista, prima umano e poi professionale. Egli, amico del maestro Francesco Vitale, ha vissuto la nascita, la distruzione e infine la rinascita del Conservatorio Cimarosa, argomentando il tutto con un articolo pubblicato sul Mattino negli anni 80, ove si descriveva, quasi in lacrime, le passeggiate tra le macerie scaturite dall’impeto distruttivo del terremoto. Questo libro è dedicato al grande lirico Enrico Caruso ove si racconta in maniera inedita la sua persona, i rapporti con la famiglia Canessa, i particolari intimi e le vicende personali che si intrecciano in una personalità straordinaria presentata nella maniera più semplice da una penna eccezionale … quella del Dott. Canessa “. – queste le parole di apertura a cura di Tiziana Grande, bibliotecaria del Conservatorio -.
Successivamente prende parola Canessa, il quale argomenta i punti cruciali del libro vertendo su alcune falsità che nell’arco dei tempi hanno infangato la reputazione di un personaggio straordinario che ha sancito la nascita di una nuova metodologia lirica pur non avendo mai compiuto studi accademici.
“ Cerco di inquadrare due visioni di questo personaggio – incalza Canessa – sono passati più di 100 anni dalla sua epopea ma si continua a parlare di lui. Attraverso questa linea, mi sono soffermato sulla vocalità del Caruso e sulla storia. Nel primo punto, ai tempi dell’opera barocca, sui palcoscenici si esibivano i cantori con voci asessuate. Poi, nel Classicismo, tali voci diventano sessuate (tenori,baritoni) e, infine, nel Romanticismo abbiamo ancora un altro cambiamento, ossia il BARITENORE, virile ma conservatore … un esempio è Domenico Donzelli, il quale scrisse una lettera a Puccini ove spiegava che la sua estensione vocale era di 2 ottave “.
“ Come già accennato in precedenza – continua – Caruso non proveniva da studi accademici, ed è proprio questo che lo rese diverso dal culto dell’antichità e da De Lucia, grande tenore affine alle competenze scolastiche per il canto. Nella FURTIVA LACRIMA, romanza che lo ha lanciato sui grandi palcoscenici, Caruso inserisce la novità AMORE alla frase finale “ si puo’ morir “ , e dopo questa innovazione nessun altro tenore ha omesso tale parola quando doveva interpretare la suddetta opera “.
“ Passando alla fase storica – spiega – prima di andare in America, Caruso cantò al Lirico di Milano, un teatro minore, avendo un enorme successo. Poi fu scritturato alla Scala, ma fece fiasco. Le LIRICHE D’AMORE consacrarono il Caruso e al teatro San Carlo, Il maestro Toscanini, il quale aveva la fama di non concedere al pubblico mai il bis, in quell’occasione concesse addirittura il tris … la grandezza dell’interpretazione non aveva aggettivi “.
“ Una voce così bella non poteva limitarsi a teatri minori – puntualizza Canessa – e grazie alle sue performance, Caruso riuscì a essere scritturato al Cosmopolitan, teatro di grande spessore americano ove ottenne i meritati onori permettendo al suo nome di entrare nella hall of fame delle Leggende Liriche “. “ Pensate – continua – che RIDI PAGLIACCIO, romanza che divenne il suo biglietto da visita, ha venduto più di 1 milione di copie, risultati eccezionali per il periodo storico in cui venne realizzata, infatti stiamo parlando del 1929 “.
“ Raggiunto l’apice della sua fama – conclude – iniziarono delle dicerie completamente assurde che riguardavano un fiasco di Caruso al teatro San Carlo di Napoli, ove il pubblico non gradì la sua performance. Dopodichè le sue esperienze e successi americani quasi lo costrinsero a non tornare mai più ad esibirsi nella sua terra natale. E’ tutto falso, perché articoli scritti da quotidiani come Roma, Il Mattino e La Repubblica parlavano di applausi e onori in merito all’esperienza napoletana e l’unico motivo per il quale il grande lirico non tornava in patria era per la lunghezza del suo contratto al Cosmopolitan che lo costringeva a restare in America da Giugno a Settembre “.