Udc “Punto e a capo”, Ciriaco De Mita: “Incontrarsi sulle convergenze”

L'amministrazione Foti è il punto di discussione che richiama all'ordine tutte le opposizioni cittadine

12325676_708990332569471_1904044643_o (2)Avellino – “Punto e a capo” è il nodo riflessivo che ha riunito questo mattina gli esponenti dell’Udc, con i cittadini e alcuni rappresentanti dell’opposizione a Paolo Foti, presso l’ex Asilo Patria e Lavoro.

A fare gli onori di casa è Alberto Bilotta, che come già considerato in altri spazi, ha ribadito che “l’esperienza amministrativa di Foti è già terminata, nella più totale indifferenza che, insieme alla classe politica cui appartiene, ha generato. Noi invece siamo qui a ragionare di una Città senza periferie, in cui si ricostituisca il tessuto democratico e ciascuno contribuisca all’identità dell’appartenenza, che vuol dire innanzitutto appartenenza allo spazio cittadino”.

Anche i Presidenti degli Ordini Professionali, nelle figure dell’Avvocato Benigni, dell’Ingegnere Fasulo, dell’Architetto Fraternali e del Commercialista Tedesco, hanno partecipato al dibattitto, concordando di fatto con “la mancanza di confronto che il governo cittadino attua a tutti i livelli, non tenendo conto delle figure professionali, della fetta di persone che esse rappresentano e quindi ignorando quegli apporti tecnici che potrebbero giovare al ripensamento urbanistico e culturale del capoluogo avellinese”.

Nicola Giordano, ex consigliere comunale della giunta Galasso e rappresentante politico dell’Udc, ha preso poi parola, per contribuire al tenore del convegno ripercorrendo la “goliardia del Sindaco attuale, che amministra da solo, nascondendosi dietro al passato e dietro ai suoi Assessori e demolendo ogni altra visione di sviluppo, che non sia la sua”. Poi rivolgendosi all’ex Vice Sindaco, Stefano La Verde, ivi presente, Nicola Giordano ha osservato: “Stefano ha pagato le promesse amministrative che qualcuno ha fatto alle sue spalle”.

A seguire l’On. Giancarlo Giordano, Capo dell’opposizione di Sel al Comune, ha risposto a Nicola Giordano sul punto della ‘demolizione’ di cui Foti sarebbe responsabile. “Per demolire ci vuole forza e Foti non ne ha – ha spiegato il deputato avellinese – semmai il Sindaco sabota, perché è furbo. Io sono qui per esercizio di laicità, mi criticano perché faccio iniziative con tutte le opposizioni, ma la rappresentanza che senso ha se non cerca un filo anche negli elementi oppositivi? Essere laici nelle relazioni è un valore, la politica è un’altra cosa ma ve n’è traccia? Io non sono d’accordo quando si attribuiscono tutte le responsabilità al Sindaco. Le maggiori colpe risiedono in chi gli ha consentito di stare dove si trova e quindi il suo partito. Il nostro compito è restituire fiato a chi ha ancora qualcosa da dire per questa Città, le elezioni sono cosa secondaria, anche perché negli ultimi anni esse sono la misura di chi fallisce meglio”.

Per Nicola Battista, intervenuto successivamente, “il problema sarebbe da ricercare non nella mancanza di idee tecniche, ma nella mancanza di idee politiche, rispetto alle quali una volta contribuivano anche i cittadini che fermavano gli amministratori per strada, mentre ora c’è un’assoluta indifferenza”.

Stefano La Verde, poi, ha voluto chiarire, essendo stato invitato e menzionato, che da parte sua non c’è il rinnegare responsabilità “Io ho fatto certamente degli errori, ma ho cercato di correggere il tiro, ragion per cui non sono più dov’ero, anche se avrei potuto perché io a differenza di altri sono stato eletto, non nominato”.

Il Consigliere regionale dell’Udc, Maurizio Petracca, intervenuto subito dopo, ha rimarcato la condizione di stallo che vive Avellino: “Siamo fermi al 2013 e vorrei dire a Stefano La Verde che per fare il vice ci sarebbe voluto un titolare. Tutto quello a cui stiamo assistendo è frutto della mediazione a ribasso dell’amministrazione. Non mi hanno mai chiamato, pur essendo l’unico consigliere in Regione della città, non si sono dati la possibilità di pensare a un futuro tutti insieme”.

Avviandosi alla conclusione del convegno, la parola passa all’On. Giuseppe De Mita e al Presidente Ciriaco De Mita.

“L’organizzazione segue la politica e noi qui prendiamo atto che il nostro gruppo c’è” – ha esordito così Giuseppe De Mita, entrando nel vivo degli spunti offerti dai partecipanti. “Va bene incontrarsi in maniera laica – ha continuato – anche perché ciò significa che le opposizioni amano la propria città. L’antipolitica, però, chiede alla politica di misurarsi con i processi, dunque, abbiamo il doppio compito di pensare ad Avellino da cittadini e da politici, per superare questa situazione di scollamento. Ci sono consiglieri eletti sui certificati medici dell’Asl, ma ciò non toglie che anche l’opposizione è parte di questo problema. Una questione etica esiste e il riscatto della città passa inevitabilmente dal bisogno di un’etica pubblica. I cantieri che spetta a noi aprire sono quelli delle relazioni. Restituiamo ad Avellino rappresentanza”.

Infine, a chiosa della lunga serie di interventi, Ciriaco De Mita si è soffermato sull’inconsistenza politica degli amministratori avellinesi, specie quelli della maggioranza, che “hanno la colpa di aver reso Gianluca Festa l’asse di equilibrio della Città”.

Io fui profetico – ha continuato il Presidente – quando mi si diceva che sbagliavo, solo perché le adesioni crescevano, mentre nei fatti il PD non ha mai fatto della politica la cifra delle sue azioni. Prima non ero d’accordo con l’organizzazione delle categorie, ma c’era la politica. Ora che la politica non c’è, quella delle categorie si configura come la possibilità di riunire tutti. Dobbiamo riflettere anche sullo smantellamento in assoluto, perché lo smantellamento innesta la logica di quelli che irrompono per ottenere uno spazio e di quelli che restano per difenderne un altro”.

Bisogna incontrarsi sulle convergenze – ha concluso Ciriaco De Mita – perché la politica è soluzione che non guarda a chi la trova. Non si può immaginare che Avellino rinasca senza testimonianze di appartenenza civica alla comunità, né tanto meno si può pensare che la Città fiorisca contrapponendosi alla Provincia. Se Avellino si contrappone alla sua Provincia può solo sparire. Il pensiero, dunque, non è astrazione di un mondo impossibile, ma una sfida innanzitutto con se stessi, non per darsi ragione, ma per trovare risposte concrete. In questa Città deve ritornare il pensiero, nella sua pluralità, così come è stato un tempo”.

 

Source: www.irpinia24.it