Avellino – Il Sud tra decadenza e rinascita

Presente all'incontro organizzato dalla Fondazione Sudd anche l'ex Governatore della Regione Campania Antonio Bassolino

Fondazione sudd

Avellino – La Casina del Principe ha ospitato durante il pomeriggio di oggi, 22 settembre, l’incontro organizzato dalla Fondazione Sudd dal titolo Il Sud tra decadenza e rinascita. L’evento ha ospitato in qualità di relatori il Presidente del Consiglio Regionale Rosetta D’Amelio, il professor Pasquale Anzalone, l’ex Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e l’imprenditore Silvio Sarno, i quali sono stati affiancati dal Sindaco Paolo Foti e i cui interventi sono stati moderati da Samuele Ciambriello, direttore della rivista Link.

Il Primo Cittadino si è limitato a porgere i propri saluti alla platea e ai relatori affermando che Avellino deve molto all’ex Presidente Bassolino e augurandogli di poter riprendere «la sua brillantissima carriera politica», facendo eco alle voci di corridoio che lo vorrebbero in corsa per la prossime elezioni al Comune di Napoli (appunto interessante è il silenzio con cui Bassolino risponde ai giornalisti che gli chiedono se abbia escluso del tutto la possibilità di candidarsi). È proprio Foti con il suo breve intervento a sollevare una questione che ritorna negli interventi di tutti i relatori quando afferma: «mi ferisce che la Questione meridionale non faccia parte dell’agenda di Governo». È infatti questo il filo conduttore di una discussione cerca di evidenziare le difficoltà del Sud Italia ma anche di trovare delle vie di uscita per evitare il mero piangersi addosso.

Il Presidente del Consiglio Regionale D’Amelio afferma che lo sviluppo del Sud «è un problema dirimente non per il Mezzogiorno ma per il Paese nel complesso» giacché «i dati dello Svimez affermano che il Mezzogiorno era ed è nelle stesse condizioni della Grecia». Quanto detto è evidente se si considera che «una piccola ripresa c’è nel Paese ma non riguarda il Sud, il quale vede il suo divario con il Nord aumentare». D’Amelio ha anche sottolineato come in Campania ci siano attualmente «2700 crisi aziendali» contornata da poche grandi aziende in attivo e in espansione. D’Amelio ha quindi ricordato come proprio Bassolino «tentò un’operazione lungimirante tramite un coordinamento delle Regioni del Mezzogiorno che, però, si bloccò per mancanza di punti di riferimento nazionali». Proprio per questo, oggi che «la stragrande maggioranza dei comuni è a guida Pd, tutte le regioni del sud sono a guida Pd e c’è un Governo nazionale a guida Pd […]» è necessario «dare prospettive al Mezzogiorno».

Secondo D’Amelio la priorità assoluta sono le infrastrutture ma bisogna anche saper cogliere le opportunità derivanti dalla modernizzazione dell’agricoltura e dall’interportualità, che permetterebbe di sfruttare la posizione geografica del Paese nel Mediterraneo. Anche Anzalone si concentra sui numeri dello Svimez e snocciola percentuali di disoccupazione preoccupanti parlando di «un’Italia che ricomincia e una che recede» ma fissa anche due condizioni necessarie per una «svolta radicale». La prima è che «nel Mezzogiorno deve arrivare lo Stato di diritto per porre fine al Medioevo», così da porre fine ad un sistema in cui non si ha «niente per diritto, tutto per favore in un’organizzazione gerarchica e piramidale di un sistema corrotto e corruttore». La seconda è poter usufruire di «una classe dirigente per dire sì al nuovo voluto, diretto, compreso nelle sue parti migliori, ma non frutto di una rottamazione indistinta».

È quindi il turno di Silvio Sarno, il quale, analizzando dettagliatamente i numeri del rapporto dello Svimez, afferma che «viene fuori uno scenario più drammatico per l’Italia ed il Mezzogiorno» che è la conseguenza del fatto che «tanti industriali hanno utilizzato i fondi della cassa per il Mezzogiorno senza poi creare occupazione». A causa di ciò, «in tante aree c’è stato benessere ma non sviluppo», motivo per cui «il Mezzogiorno non solo non cresce ma è l’area più povera dell’Italia». Da imprenditore, Sarno non può far a meno di far notare l’evidente carenza di infrastrutture, che mettono a rischio il futuro dell’economia irpina: «Sì, ci sono l’Ema, la Denso e altre eccellenze ma, senza supporto infrastrutturale, per quanto andranno avanti?». Al giusto interrogativo di Sarno segue poi l’intervento di Bassolino, il quale, chiamando sempre in causa il famoso rapporto dello Svimez, afferma che il dato che più lo ha colpito «non è economico, ma è un dato che spiega meglio la realtà delle nostre terre: quello demografico».

Bassolino ricorda ai presenti in sala che egli ha «un figlio a Londra e una figlia a Roma» e che «come loro sono decine di migliaia, intere generazioni, i ragazzi italiani che in un’altra capitale estera trovano opportunità e in Italia si sentono chiusi fuori da una struttura di familismo politico incapace di aprire al merito». Difatti, per Bassolino, in futuro avremo bisogno di «tanti immigrati ma anche di tanti ragazzi che ritornino». Per questi ultimi, «è bene andare all’estero se si tratta di una scelta libera e temporanea che li arricchisce culturalmente». In merito all’assenza della Questione Meridionale dall’agenda di Governo, Bassolino, per quanto ripudi il tipico piagnisteo in tema, afferma che «non c’è niente di più sbagliato di non vedere i problemi enormi che spettano alla classe dirigente nazionale». Secondo l’ex Governatore della Regione Campania, i problemi odierni nascono dalla scomparsa dell’intervento straordinario che per tanti anni aveva portato la modernità nel sud attraverso «una funzione nobile che poi via via è degenerata e negli anni ’89-’91 è diventato uno dei fattori più potenti della corruzione al Meridione».

Tale sistema, positivo e negativo allo stesso tempo, è venuto meno con Tangentopoli e, da quando è stato ripreso attraverso il programma dei fondi europei per lo sviluppo si è manifestata la tendenza a non vedere tale afflusso di denaro come «aggiuntivo rispetto alle risorse ordinaria», ma a farlo diventa re «sostitutivo». Serve, quindi, un’«unità meridionale non piagnona e capace di parlare con Renzi in modo giusto», perché il limite del suo Governo è di essere l’espressione «dell’Italia di mezzo», una cultura in cui «il Mezzogiorno entra con difficoltà maggiori che nel Nord». In un’intervista rilasciata alla stampa prima dell’inizio dell’incontro, Bassolin ha, inoltre, ricordato che lo sviluppo del Sud è fondamentale per la stabilità del Paese citando il periodo «’96-2000», quando «il Mezzogiorno è cresciuto più della media nazionale».

Bassolino ha auspicato «un’unità istituzionale nel Mezzogiorno che spinga alla collaborazione», ragion per cui sembra favorevole ad un Senato come Camera delle autonomie per «gestire meglio le risorse nazionali ed europee», anche se «la verità è che lo Stato Italiano investe poco al Sud», mentre dovrebbe investire soprattutto in «strade, ferrovie, porti […] per invogliare i privati ad investire». In conclusione, Bassolino afferma convintamente che «se nei primi segni di ripresa del Governo Renzi non c’è il segno del Mezzogiorno, non avranno la forza e la consistenza per andare avanti».

Source: www.irpinia24.it