“Laurearsi nei tempi”, le pontificazioni all’italiana

Da ieri testate regionali e nazionali si affannano a complimentarsi con una giovanissima dottoressa in International Managment che ha conseguito alla LUISS.

laureati gAvellino –  Da ieri testate regionali e nazionali si affannano a complimentarsi con una giovanissima dottoressa in International Management che ha conseguito alla LUISS Guido Carli di Roma la laurea magistrale. La ragazza in questione è una ventunenne originaria di Caserta che però ha vissuto la sua vita e quindi frequentato la scuola all’estero.

Sottolineando che non si tratta di un articolo volto a sminuire la bravura di una studentessa che certamente ha avuto la costanza di raggiungere nei tempi l’obiettivo, è bene evidenziare che questo caso non offre al pubblico alcuna anomalia. Negli Stati Uniti come in altri Stati, Paesi Europei compresi, il ciclo di scuola superiore dura 4 anni. Insomma gli studenti stranieri raggiungono la maturità prima degli studenti italiani, ossia all’età di 16/17 anni, con il beneficio per alcuni della famosa “primina”. Nel nostro Paese invece, frequentando il regolare anno di corso, la maturità è un traguardo che si raggiunge a 18/19 anni.

Nel medesimo anno del diploma si effettua l’iscrizione al polo universitario di preferenza e il primo esame, nel più dei casi, si sostiene nell’anno accademico successivo al termine dei corsi del primo semestre. Dunque se, per esempio, ci si iscrive nel 2015 a una certa facoltà, con ogni probabilità la prima firma a libretto farà riferimento almeno al febbraio/marzo 2016. Nel conteggio che stabilisce se uno studente si trova ‘in corso’ o ‘fuori corso’ chiaramente fa fede la data di immatricolazione. Se facciamo un calcolo elementare, ci renderemo conto che la naturale scadenza per un corso di laurea del 2015 sarà il 2020, che si tratti di un ciclo unico a 5 anni o della famosa formula 3+2. Ecco il 18enne/19enne che si laurei nei tempi prestabiliti, dunque, conseguirà il titolo a 24 anni. Perchè allora tanto scalpore per una laureata di 21 anni che non viene dalla scuola italiana e che si è avviata al suo indirizzo di studi almeno due anni prima di un italiano uscente da un istituto italiano?

E’ questa la domanda che tormenta il più dei ragazzi, anzi degli studenti universitari sul web, che continuamente si sentono sminuiti dai media e da una propaganda irrazionale. Se siamo gli ultimi a laurearci non è un demerito a noi attribuibile, piuttosto è il sistema scolastico italiano che dovrebbe svecchiarsi e riformarsi per consentire ai giovani le medesime possibilità degli altri laureati nel mondo. Non c’è differenza alcuna tra quella 21enne e un 24enne italiano, ma la sorte ( se così si può chiamare) è beffarda e impone il falso mito anagrafico come un dato di eccellenza e genialità, dimenticando e ingannando la collettività circa le condizioni che permettono ‘prematuramente’ nel caso specifico di prendere una laurea magistrale.

E’ avvilente svegliarsi la mattina in un Paese dove tantissimi ragazzi frequentano i corsi con impegno e assiduità, passano ore incollati ai libri e sostengono un esame dopo l’altro, spinti dalla responsabilità e dal gravoso sistema delle tasse statali, che non sono sempre così agevoli, basandosi su un’individuazione di fascia di reddito che si fonda ancora sulle proprietà piuttosto che sul reddito reale di un nucleo familiare, e non ricevere lo stesso trattamento. Senza contare che a tantissimi sembra non poco strumentale questa pubblicità massiccia che si sta facendo tra classifiche e articoli del genere alle Università private.

Complimenti comunque a questa giovanissima dottoressa che certamente non si sentirà ‘un cervello in fuga’, ma piuttosto una ragazza diligente la cui partita futura nel mondo del lavoro non si giocherà su suolo italiano, ma di nuovo negli USA. In bocca al lupo a lei e a noi che restiamo, laureati nei tempi, senza alcuna medaglia al merito. Noi che restiamo nel Paese dove ci chiamano ‘vecchi’, ‘bamboccioni’ e ci consegnano il pezzo di carta come un’illusione di emancipazione, che poi alla prova dei fatti si trasforma in un biglietto da visita in un lungo, a volte in decomposizione, stato di valutazione dal gusto “Le faremo sapere”. 

Francesca Contino

Source: www.irpinia24.it