Interrogazione parlamentare dell’On. Giordano sulla questione scuola

"Prendere atto del largo malcontento e avviare un ripensamento a partire dal sistema di valutazione nazionale destinando i finanziamenti alla dispersione scolastica"

giancarlo-giordanoSiamo partiti dalla protesta contro il modello di scuola, cosiddetta buona scuola disegnato dal Governo oramai legge dello Stato (L. 107/15) e dal fatto che questa protesta abbia incrociato ,alimentandolo, l’annuale boicottaggio dei test Invalsi da parte dei genitori, degli studenti e dei docenti; dalla constatazione che nel corso di questo anno scolastico la rilevazione sia stata disertata in proporzioni significative soprattutto nelle regioni centro meridionali che più di altre hanno patito i tagli lineari alla spesa pubblica degli ultimi anni; dal fatto che lo stesso rapporto di autovalutazione (RAV) , su cui abbiamo espresso le nostre riserve, dell’anno successivo all’anno in corso,  sarà manchevole dei dati necessari ad una parte della sua elaborazione e che nonostante questo la L. 107/15 stanzi la cifra di 1,8 milioni di euro dal 2016 al 2019.

Dunque da evidenti contraddizioni per chiedere al Ministro se non ritenga opportuno prendere atto di questo largo malcontento e di avviare un ripensamento a partire dal sistema di valutazione nazionale destinando i finanziamenti alla dispersione scolastica”.

 

premesso che: -        nei mesi di maggio e giugno 2015 si sono svolti su tutto il territorio nazionale i test di valutazione somministrati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, istituito con il decreto legislativo 20 luglio 1999, n. 258 e che ha subito un riordino generale attraverso il decreto legislativo del 19 novembre 20014, n. 286;

 -        successivi interventi normativi hanno nuovamente modificato ruolo e funzioni dell’Istituto, configurato quale ente di ricerca di diritto pubblico preposto alla valutazione del sistema scolastico italiano;

 -        come si legge all’interno dei rapporti pubblicati dallo stesso Istituto, i test somministrati sono «prove oggettive standardizzate che hanno lo scopo di misurare i livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti italiani relativamente alla comprensione della lettura e alla matematica»;

 -        appare discutibile proprio la qualificazione delle prove come “oggettive” e “standardizzate”, in quanto tra istituti riconducibili a diverse realtà territoriali e sociali possono rilevarsi significative disparità e squilibri;

 -        tale criticità conduce parte del mondo scolastico a criticare duramente da anni il sistema dei test INVALSI in quanto non produrrebbe una corretta valutazione di tutti i parametri che configurano il livello formativo e d’istruzione di un istituto, appiattendo invece i percorsi scolastici sulla fotografia di risultati che non considerano le caratteristiche individuali e del contesto di crescita;

 -        appare in tal senso significativo riportare quanto scritto da uno studente sulle pagine di un test somministrato durante quest’anno scolastico: «valutare non vuol dire fare classifiche e competizioni, vuol dire dare valore e superare i propri limiti. I test determinano una didattica fatta solo di nozioni, che allena ai quiz e alla competizione. Voglio che si possa stimolare il pensiero ed educarci alla cooperazione. Non posso accettare uno strumento di valutazione che ci considera solo numeri»;

 -        in tale contesto, appare naturale che una parte del personale degli istituti, degli studenti e delle loro famiglie pratichi da anni un’attività di boicottaggio ai test;

 -        nel corso di quest’anno scolastico, alle proteste al sistema di valutazione degli INVALSI si sono aggiunte quelle relative al ddl di Riforma dell’Istruzione, conosciuto come Buona Scuola (L. 13 luglio 2015, n. 107), attorno al quale, nel travagliato percorso parlamentare, si è sviluppato un acceso dibattito, con l’opposizione di grossa parte del mondo scolastico e dei sindacati, culminata nello sciopero generale del 5 maggio 2015 cui ha aderito più dell’80% del personale;

 -        lo spirito che attraversa la Riforma è, infatti, in perfetta connessione con quanto rappresentato dalle modalità di valutazione proposte dal sistema INVALSI, che si materializzano in una concezione di premialità e meritocrazia che aggrava gli squilibri socioeconomici e territoriali, e in una improduttiva competizione tra studenti e tra istituti scolastici;

 -        appare naturale, in tal senso, che tra gli strumenti di protesta nei confronti della Buona Scuola sia stato scelto anche il boicottaggio dei test INVALSI, conducendo a nuovi dubbi circa la validità dell’intero sistema;

 -        come risulta evidente dai primi rapporti che, tuttavia, verranno resi noti nella loro completezza soltanto nel mese di settembre, il boicottaggio ai test è stato quest’anno molto significativo, soprattutto in alcuni territori;

 -        il Rapporto di Autovalutazione (RAV) è destinato, dunque, a rimanere fortemente incompleto, non garantendo nessuna rappresentatività o reale fotografia dei livelli di apprendimento nel Paese;

 -        la Rilevazione nazionale degli apprendimenti 2014-15, pubblicata il 9 luglio 2015 sul portale dell’Istituto, ha messo in luce come, soprattutto nelle regioni centromeridionali, la partecipazione ai test sia stata molto scarsa: in Sicilia, Campania, Sardegna e Puglia, ha partecipato alle prove della metà degli alunni della scuola primaria;

 -        situazione ancor più critica è stata rilevata per gli istituti del ciclo superiore, Licei, Istituti Tecnici e Professionali, in cui meno della metà degli studenti ha partecipato alle prove nelle regioni Lazio, Abruzzo, Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna, con  punte del 75% di boicottaggio;

 -        appare chiaro, dunque, come il sistema sia altamente problematico, oltre che fortemente contestato da coloro cui è rivolto;

 -        nonostante tali, significative, criticità, la Legge 107 di Riforma della Scuola ha stanziato, al comma 144 dell’articolo 1, 8 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2016 al 2019 a favore dell’INVALSI, con destinazione prioritaria per la realizzazione delle rilevazioni nazionali degli apprendimenti, la partecipazione dell’Italia alle indagini internazionali, l’autovalutazione e le visite valutative delle scuole;

 -        è naturale chiedersi come l’INVALSI possa costituire un approccio utile e costruttivo al sistema scolastico e se non configuri, in realtà, uno spreco di risorse pubbliche che potrebbero essere investite in altri strumenti per la lotta alla dispersione scolastica;

si chiede di sapere: quali siano le valutazioni del Ministro circa l’alta percentuale di astensione ai test INVALSI registratasi quest’anno, che ha indubbiamente compromesso l’utilità e l’attendibilità del sistema; se il Ministro non intenda procedere, in tal senso, a un generale ripensamento del sistema di valutazione INVALSI che garantisca una rilevazione e un monitoraggio della qualità dell’offerta formativa degli istituti di tipo non standardizzato, in grado, invece, di riconoscere e valorizzare le specificità territoriali e sociali degli istituti e degli studenti.

 

 

                                                                                      PANNARALE, GIORDANO

Source: www.irpinia24.it