Regionali – Enzo De Luca inaugura la sua campagna elettorale
Crisi della politica, occupazione, trasporti, rifiuti e sanità al centro dell'attenzione
Avellino – È il 15 maggio il giorno scelto da Enzo De Luca per inaugurare la sua campagna elettorale nel capoluogo irpino. Presenti all’evento esponenti importanti della politica avellinese come Paolo Foti, Carmine de Blasio e Nicola Mancino ma si nota l’assenza di Livio Petitto e di Lello De Stefano, entrambi trattenuti da altri impegni. È il primo cittadino del capoluogo a rompere il ghiaccio richiamando alla memoria le amministrative che portarono alla sua vittoria alle urne: elezioni difficili che fanno riflettere sulla «necessità del contributo di ciascuno per questa campagna elettorale» perché «conquistare il governo della Regione non è facile ma è possibile». Foti chiama tutti i presenti in sala a compiere «lo sforzo necessario per mandare a casa un centrodestra inefficiente e inefficace, oltre che nemico della nostra provincia».
Per Foti non è possibile perdere all’appuntamento del prossimo 31 maggio perché «Avellino deve riappropriarsi di un ruolo di riferimento nella Regione». Sarà proprio questa istituzione fare da «interlocutore per i fondi europei 2014-2020», eppure essa «non ha ancora istituito l’agenda e ha perso milioni di euro di finanziamenti che probabilmente andranno restituiti». Subito dopo è De Blasio a prendere il microfono e a puntare i riflettori sull’importanza dei prossimi 15 giorni per questa «vera e propria impresa politica», che potrà considerarsi un successo solo se si riuscirà a «convincere i cittadini ad andare a votare, perché l’astensione pesa sul risultato finale». De Blasio coglie anche l’occasione per fare un riferimento alla «campagna squallida contro il candidato presidente del centrosinistra» ma soprattutto per stimolare una riflessione sui tempi duri che ha vissuto il Partito Democratico negli scorsi anni: «Sono stati anni difficili, senza riferimenti e certezze. Anni in cui lo scontro interno al partito ha raggiunto l’apice e richiesto scelte rischiose. Magari abbiamo commesso qualche errore ma ci siamo sempre messi in discussione e abbiamo lasciato che fosse la cultura politica che ci portiamo dietro a guidare le nostre scelte […]. In questi anni ci abbiamo messo la storia, i sacrifici e la passione e per questo Enzo De Luca merita tanti voti».
Non poteva mancare, inoltre, anche un intervento del ben noto Nicola Mancino, che, come Foti, invita a portare gli elettori alle urne, in quanto «più voti recuperiamo e meno precaria diventa la situazione politica generale». Difatti, oggi viviamo in un «periodo in cui l’ente intermedio [la Provincia, ndr] arranca e le Regioni fanno poco o niente nei confronti dei Comuni, grandi o piccoli che siano» ed è necessario un «rinnovamento dei quadri per dare forza ai partiti», il che rende necessario «mobilitare le giovani generazioni perché la politica si rinnova con loro», afferma Mancino, che dichiara fermamente: «Io sono un elettore di Enzo De Luca». Ed è proprio il candidato alle elezioni regionali a chiudere l’incontro con il pubblico avellinese tornando a battere sulla necessità di «recuperare il distacco tra i cittadini e i partiti tramite la rappresentanza, altrimenti il rischio di astensionismo è altissimo» e può diventare pericoloso per il Paese.
Dall’urgenza di «recuperare l’appartenenza al partito e alle istituzioni», De Luca passa, in seguito, alla «questione del Mezzogiorno», che sta diventando «una società orizzontale che rischia di perire» ma non manca anche un accenno alla diatriba che portò all’elezione di Domenico Gambacorta alla Provincia di Avellino, che De Luca definisce «un’ingiustizia non verso di me ma verso la provincia e la sua rappresentanza». Importante è anche il tema dello spopolamento di cui soffrono soprattutto le zone più interne dell’Irpinia: «i giovani vanno via e noi restituiamo a Bruxelles i fondi non spesi», cosa ritenuta inaccettabile dall’ex Senatore, che ricorda ai presenti che «le Province sono state bloccate proprio dal governo di centrodestra», causando problemi a catena, di cui il caso più emblematico resta il Centro per l’Autismo: «Come si fa a non dare seguito ad un decreto di 8 anni fa? Forse si preferisce fare affidamento a qualche privato nel napoletano?», si interroga De Luca, che preferirebbe «spendere questi soldi per lo sviluppo strutturale».
Secondo il candidato, «il centrodestra è in frantumi» e ciò è provato dal suo comportamento sulla sanità, in cui appare «un dato inconfutabile: la Regione non è stata in grado di nominare 8 direttori regionali, né ha saputo rivedere i costi standard». Inoltre, «ha chiuso o ridimensionato 4 ospedali e poi non se n’è preso la responsabilità […]. Perché non negoziare con l’Europa per la sanità pubblico-privata?». Non secondarie sono, inoltre, la questione dei rifiuti con «spese fuori controllo e senza prospettive di cambiamento» e quella dei trasporti. De Luca conclude il suo intervento affermando di aver «detto “sì” alla candidatura per dare una mano alla provincia prima che al partito» perché, se Draghi attua il Quantitative Easing, «siamo noi a dover creare i servizi per recepirne i benefici» e perché «bisogna ridurre stabilmente la disoccupazione […]. Come potrebbe andare avanti il Paese così?». Infine, richiamando un commento fatto proprio dalle fila del centrodestra sull’esiguo numero di abitanti dell’Irpinia in seguito all’alleanza a sorpresa con l’Udc, De Luca commenta: «Magari è anche vero ma storicamente abbiamo avuto gruppi dirigenti che hanno guidato il Paese», difatti «il problema non è il numero ma l’idea che c’è dietro».