Viaggio in Irpinia: Benvenuti a Gesualdo, terra di madrigali, musicalità, emozione e bellezza

Gesualdo, paese ameno et vago alla vista, quanto si possa desiderare, con un'aria veramente soave et salubre

IMG_0236Gesualdo, paese ameno et vago alla vista, quanto si possa desiderare, con un’aria veramente soave et salubre. Così  Alfonso Fontanelli, consigliere di Corte di Casa d’Este, nel giugno del 1594, decantava la bellezza di Gesualdo: ancora oggi, giungendo in uno dei borghi più suggestivi d’Irpinia, si ha l’impressione di vivere in una dimensione d’incanto. E’ come se i personaggi della Storia fossero ancora oggi i protagonisti indiscussi della Grandezza di un tempo. 

Gesualdo è un gioiello incastonato nel  cuore di una Terra fiera, nobile, altera che ha nome Irpinia. Qui tutto è musicalità, emozione, Bellezza. Un paesaggio  mozzafiato  affascina il visitatore che cammina nella Storia: castellane, principi e musici di eccezione sembrano materializzarsi nel silenzio di un castello incantato, attraversato dalle ‘arie’ dei madrigali di Carlo Gesualdo.

L’animo è ammaliato dalla maestosità dei luoghi . Il paese  rimanda la sua origine a una rocca longobarda, intorno alla quale –poi- i normanni costruirono un accampamento fortificato, trasformato –  nei secoli –  da struttura difensiva ad abitativa, fino a  diventare un magnifico e imponente castello che impera su uno scenario paesaggistico da favola.

.Gesualdo – in epoca normanna – assunse una straordinaria importanza e  il gastaldato – che prese nome dalla famiglia omonima – dominò su 36 territori, estesi  tra le province di  Principato Ultra,  Principato Citra e Basilicata. Per quattrocento anni  i Signori del territorio furono i Gesualdo, fino a che – estinto il ceppo familiare – il feudo passo ai Filangieri e poi ai Caccese.

La presenza del principe Carlo Gesualdo, ultimo e più famoso del casato, diede prestigio al feudo: per suo volere il castello -  da aspra  fortezza divenne  una corte ricercata e raffinata; con il matrimonio di Carlo Gesualdo e Maria d’Avalos  e il trasferimento della Corte,  la dimora divenne signorile e in pieno stile rinascimentale: cortile e loggia della torre meridionale, nuovi appartamenti e cucine, stanze e gallerie con pitture manieriste, fiamminghe e il Salvatore del Caravaggio, la sala del Teatro, giardini e fontane che si perdono nel verde e nell’azzurro dell’orizzonte. Nei diciassette anni qui trascorsi, il principe – alla ricerca della pace interiore – fece dono al paese di tre chiese e due conventi: uno per  i Cappuccini e uno per i Domenicani. Nel primo è custodita la famosa e spettacolare Pala  del perdono di Gesualdo, attribuita a Giovanni Balducci..

Il principe Carlo Gesualdo, musico di ingegno straordinario, nacque da Fabrizio Gesualdo e Geronima Borromeo ( nipote del papa Pio IV e sorella di Carlo). Fu grande amico di Torquato Tasso, di cui mise in musica molti versi e che ospitò anche a  Gesualdo.

Compose a Gesualdo i suoi madrigali, famosi in tutti il mondo: nati verso la metà del trecento, essi sono più antica forma poetico – musicale, a due o tre voci . Il ritmo, la melodia e l’armonia delle composizioni attraversano e  innalzano l’animo verso l’Infinito.

La vita di Carlo fu sconvolta dalla tormentata storia d’amore con la cugina Maria d’Avalos, che sposò nel 1586: dall’unione nacque Emanuele. Maria si innamorò successivamente del conte di Ruvo Fabrizio Carafa, di cui divenne l’amante,pur sapendo che il destino di entrambi sarebbe stato segnato dalla sicura vendetta  del principe Carlo.E così, infatti, fu: nell’ottobre del 1590 il principe finse di andare a caccia e, nella notte colse insieme i due amanti  nella camera da letto di Maria – Palazzo Sansevero a Napoli – e li  uccise senza pietà.  il principe Carlo fu, probabilmente, obbligato  anche da ragioni politico economiche e di casato  a vendicare l’onta  subita.

 La legge del tempo legittimava l’omicidio d’onore e Carlo si allontanò da Napoli solo per non provocare il risentimento dei Carafa e dei d’Avalos: si rifugiò nell’inaccessibile ed inespugnabile – fortezza di Gesualdo. In questo lungo periodo il principe , per cercare la pace dell’anima e il perdono di Dio, fra tante altre opere, fece edificare tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini. Nel castello fece realizzare un teatro per la rappresentazione delle sue opere ed una stamperia per la pubblicazione dei testi musicali.

Grazie alla sua presenza il castello di Gesualdo divenne uno tra i più importanti centri musicali del tempo frequentato da appassionati e letterati (tra questi anche Torquato Tasso. Nelle stanze del castello sembrano riecheggiare le arie dei madrigali di Carlo Gesualdo, il principe musico che ha reso famoso nel mondo questo magnifico borgo medievale.

Il Castello di Gesualdo si erge su un promontorio collinare già visibile dalla strada statale, ed è un colpo d’occhio straordinario:è come attraversare le nobili  vestigia del Passato:  CAROLUS GESUALDUS EX NOBILISSIMI ROGERII NORTMANNI APULIAE ET CALABRIAE DUCIS GENERE CONPSAE COMES VENUSII PRINCEPS ETC EREXIT.  Il castello è cinto  – da un lato – da monumentali  palazzi signorili , arricchiti da giardini pensili e – dall’altro – da  casette a ridosso una dall’altra addossate tutte l’una all’altra, ad attestare che per secoli esso  ha rappresentato il fulcro della comunità gesualdina: piccole piazze, Chiese, giardini si alternano in questo mirabile borgo d’Irpinia. 

Il Convento fu fatto costruire, insieme alla Chiesa,dal principe Carlo Gesualdo nel 1592. Essa è ad una sola navata,dalla facciata molto semplice ed austera, con la raffigurazione sull’arco di ingresso dello stemma  principesco di  Carlo Gesualdo. Nella Chiesa è conservato  “il perdono di Carlo Gesualdo”  di Giovanni Balducci,  celebre dipinto considerato  icona del pentimento del principe per il duplice delitto commesso.

L’appuntamento da non perdere è nell’ultima domenica di agosto per  Il Volo dell’Angelo Gesualdo con la recita tradizionale de L’angelo e il diavolo.  A tavola, come ogni domenica, chiudiamo la tappa del nostro  Viaggio in Irpinia : ravioli, pancetta di agnello  ripiena e un corposo calice di Taurasi… sto vivendi una felice domenica delle palme  qui – a Gesualdo – nel cuore dell’Irpinia!

 

Raffaella Luise

Source: www.irpinia24.it