Presentato “Rifare un mondo”, Quasimodo: “Un’opera di cui si sentiva il bisogno”
Avellino - “Rifare un mondo. “Sui colloqui di Salvatore Quasimodo”, questo il titolo del saggio monografico edito da Sinestesie Avellino presentato oggi presso il Circolo della Stampa.
L’opera ripercorre tutti gli articoli del poeta premio Nobel da lui scritti e pubblicati sul settimanale “Tempo” dal 1964 al 1968 nella rubrica “Colloqui con i lettori”; gli articoli, in tutto 936, sono stati raccolti dall’autore Carlangelo Mauro nell’anno 2012 e ora pubblicati integralmente in un’unica raccolta.
Alla presentazione del volume, insieme a numerosi docenti universitari, Alessandro Quasimodo, figlio del poeta, il quale ha dimostrato il suo grande entusiasmo per il progetto: “E’ un lavoro di cui si sentiva il bisogno. Un lavoro meticoloso, notevole e attento ai dettagli svolto da Carlangelo Mauro il quale ha raccolto tutti i pezzi dei colloqui pubblicati in quattro anni sulla rivista Tempo. Un dialogare che ha interessato centinaia di argomenti e che è bello vedere uniti in quest’unica opera”. In merito alla scelta di alcuni autori, come suo padre, di cimentarsi anche nel giornalismo, Quasimodo ha risposto: “La marcia in più che autori come mio padre dimostravano di avere nei propri pezzi giornalistici era la preveggenza; la loro capacità era riuscire ad anticipare gli avvenimenti prima che, appunto, accadessero. Oggi – ha aggiunto – mancano persone in grado di dare risposte utili, pur esistendo diverse rubriche su varie testate giornalistiche”.
Grande emozione di Quasimodo nel parlare della propria vita, non solo legata a suo padre ma anche alla madre per la quale ha speso molte parole di stima: “Mio padre era un classico uomo del Sud che credeva fermamente nel ruolo della donna nella cura della casa. Eppure, mia madre ha dimostrato di essere la vera colonna portante della nostra famiglia: era una ballerina, e grazie alle sue lezioni di danza permetteva a tutti noi un buon tenore di vita non facendoci mancare mai nulla. In ricordo della mia famiglia – ha proseguito – ho di recente pubblicato un book fotografico dal titolo ‘Alessandro Quasimodo, dalla poesia al teatro’ in cui riporto tutte le immagini della mia infanzia e della mia vita familiare contornata dell’arte di mia madre e di mio padre”.
Sull’importanza degli autori meridionali nello studio della letteratura, Quasimodo ha aggiunto: “Ho lottato e mi sono impegnato in prima persona per il reinserimento nei programmi di autori meridionali, come Quasimodo, Alvaro e Vittorini, depennati dal ex Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini. Penso – ha aggiunto Alessandro Quasimodo – che il neo Ministro Giannini, con cui ho avuto modo di parlare, ripristinerà questi autori in quanto si è dichiarata sostenitrice della traccia quasimodiana negli ultimi esami di maturità. Sarebbe una totale ingiustizia sostenere una cultura letteraria che si ferma al centro Italia”.
Critica la posizione di Alessandro Quasimodo rispetto agli autori di oggi: “E’ probabile che, se mio padre fosse vissuto oggi, avrebbe avuto serie difficoltà a rapportarsi con gli autori contemporanei. Io stesso – ha spiegato – sono piuttosto perplesso in merito. Inoltre, si è costretti a lottare con i mulini a vento a causa dei numerosi Don Chisciotte che circolano e di cui non è prevedibile la fine che faranno. In ogni caso – ha dichiarato – si stanno facendo dei passi avanti, sono un’ottimista in merito ma, guardando al passato, in particolare agli ultimi 20 anni, c’è stato un vero e proprio blocco, un periodo di inerzia totale durante il quale qualunque tentativo di smuovere le acque è risultato inconcludente”.
Presenti all’incontro anche gli studenti dell’Istituzione Educativa “P. Colletta” con cui, prima della partecipazione al tavolo di presentazione, Quasimodo ha avuto un lungo colloquio lasciandosi sottoporre alle loro domande: “Trovo sia più giusto partecipare ad occasioni come questa, di confronto, senza prepararsi nulla. Preferisco seguire le domande che mi vengono poste e non prepararmi alcuna dichiarazione. Un atteggiamento come questo – ha concluso – è sintomo di viva partecipazione”.