Casa sulla Roccia – Presentato “programma interazioni per il gioco d’azzardo”
Avellino - L’associazione “Casa sulla Roccia” ha presentato oggi il progetto “Programma inter-azioni per il gioco d’azzardo” nella sede di Rione San Tommaso. Un progetto finanziato dalla Regione Campania – Direzione Generale per la tutela della Salute, al quale si può accedere gratuitamente fissando un appuntamento dal lunedì al venerdì. Ad aprire i lavori Mary Faticato, responsabile dell’ufficio progetti de “La Casa sulla Roccia” che ha passato subito la parola ad Antonio Rosignoli, direttore della Banca della Campania, il quale ha detto: “dopo alcolismo e tossicodipendenze, il terzo male del secolo è la patologia del gioco d’azzardo, con cui si hanno famiglie devastate economicamente prima e socialmente dopo. Da novembre diventeremo BPER e continueremo ciò che già facciamo dal 2013 per il gambling, cioè inibire le 2 milioni di carte di credito che abbiamo per accedere ai siti web ludici, alle case gioco e casinò sparsi in Italia. Ogni nostro cliente sa subito che le nostre carte di credito non possono essere usate per il gioco d’azzardo. Questo perché non siamo contro il gioco, ma contro le patologie. Da sesta banca nazionale quale siamo, spiegheremo con un vademecum a chi ne fa richiesta cosa comporta il rischio del gioco d’azzardo. Il cliente può comunque prelevare al bancomat, ma il vademecum cerca di chiamare in causa la razionalità individuale, senza costringere le persone. Ci perdiamo economicamente, ma abbiamo fatto una scelta onlus. Dove prima c’era un bar, ora c’è un centro scommesse: abbiamo assistito a scene strazianti di mariti o mogli che venivano agli sportelli e scoprivano che i soldi li avevano mangiati le slot machine. Vogliamo solo dare una regola di buona vita: questa per noi è una responsabilità sociale d’impresa. Non contro i giocatori né dei gestori, ma cerchiamo di avvertire sui rischi patologici”.
Presente anche Biagio Zanfardino, responsabile del progetto regionale “contrasto dipendenze patologiche e sostegno ai familiari”, il quale ha sostenuto l’importanza di mettere in rete le risorse professionali di un territorio per capitalizzare buone pratiche, rispondendo ai bisogni dei cittadini: “si parla di 200 000 000 € circa per il gioco d’azzardo legale ed illegale (in Campania circa 11 miliardi di fatturato). Le sale scommesse, spesso vicine tra loro, diventano attraenti perché sono luoghi d’aggregazione e trasmettono in diretta le partite di calcio. Ci sono sia minori sia anziani che giocano. Al momento si rivolgono ai nostri Sert almeno 600 persone (ma poi ci sono anche i familiari che hanno bisogno d’assistenza). Come per Internet e il sex addiction, anche il gioco richiede Servizi Pubblici per le Dipendenze. Anche se non si è floridi a livello economico, si possono ottimizzare le risorse che l’amministrazione regionale mette a disposizione”. Ad Avellino sono in partenariato 3 progetti regionali che vanno integrati sul territorio (Asl; Casa sulla roccia; Punto giovani). Dunque vanno messe a sistema le varie realtà per monitorare il fenomeno del gioco, aumentando la partecipazione delle persone per promuovere percorsi d’emancipazione.
“Impariamo a saper leggere una realtà che cambia e con le poche risorse che ci sono provare a dare risposte al meglio. Le relazioni non vanno banalizzate perché sono queste che ci aiutano a portare avanti progetti. Girare una barchetta è più facile rispetto a una nave come l’Asl che richiede tempi più lunghi – ha affermato Lorenzo Savignano in rappresentanza dell’ASL avellinese – possiamo combattere l’eroina immaginando un mondo senza droga, ma il gioco non si può bloccare perché è nella fisiologia della vita avere soldi in tasca. Dunque l’Asl sta facendo una riflessione diversa: un comportamento normalissimo come il gioco può diventare patologico. Tu non giocherai più a niente o giocherai in modo controllato? Anche la tombola è azzardo perché non c’entra l’abilità, ma il caso. Non si parla di vizio, ma di malattia. In alcuni casi c’è una vera e propria patologia: alcune persone non sono più libere di scegliere di non giocare. Aver scoperto che c’è un cervello diverso porta a capire anche perché abbia convinzioni errate. L’idea del numero ritardatario sulla ruota di Napoli è immaginario, non reale. Il giocatore se trova 4 e non 3 pensa che ha quasi vinto. Perciò i neuroni cambiano: non si ha medicina per cambiare la rigidità mentale. In alcune situazioni si parla di malattia, molto parente delle dipendenze, ma prevenibile e curabile. La storia clinica del soggetto, poi, è importante, e molte volte dare il nome giusto alle cose aiuta a individuare il percorso giusto. Anche ai Concessionari conviene non avere dipendenti da gioco: andrebbe contro il marketing. Riconoscere i campanelli d’allarme e con l’outreaching cercare di attirare le persone che vivono il problema presso i Sert di Avellino, Sant’Angelo e Grottaminarda”.
Ha partecipato all’incontro anche il dirigente del Marone, favorevole a prevenire nelle scuole la dipendenza da gioco, scuole che hanno anche il ruolo d’osservazione dato che i ragazzi chiedono aiuto per i social network: “c’è dipendenza patologica da cellulari. E’ inutile dire che vanno spenti perché i ragazzi vanno in panico ed astinenza”.
Infine la dottoressa Maria Calabrese, responsabile del progetto, ha spiegato i dettagli con delle slide: “siamo tutti vulnerabili, ma anche responsabili a livello individuale e sociale. Tra i buoni propositi: presenza sul territorio, accoglienza delle richieste, sinergia, continuità“. Insieme all’associazione di volontariato Casa sulla roccia i partner del progetto sono: Sert, Comune di Avellino e di Mercogliano, e le cooperative sociali Buongiornovita e Demetra. Le azioni progettuali riguarderanno: corsi di formazione per i Medici di medicina generale; campagna di comunicazione sociale (scuole, aziende, unità mobile); ambulatorio (consulenza psichiatrica e legale per giocatori e famiglie).
Inoltre la nascita di un Osservatorio avellinese per la progettazione degli strumenti di valutazione, per individuare i criteri di lettura del fenomeno G.A.P. sul territorio (raccolta ed elaborazione dati a scadenza trimestrale). Infine un Comitato consultivo: monitoraggio dell’attività di ricerca, individuazione di nuove progettualità che rimettano al centro del dibattito sociale e politico il fenomeno del gambling, restituzione della ricerca-azione.
La prevenzione precoce può educare al pensiero critico ed autonomo.