Prc (Av) – Della Pia e D’Argenio mobilitano la città: “no al massacro dei palestinesi”

prc av lugAvellino - A livello internazionale oggi si stanno diffondendo tre hashtag su internet: #‎StopDesinformation,‬ #‎StopBombingGaza, #‎BreakingTheSilence‬.

Papa Francesco a maggio era in Giordania e giudicò “necessaria e urgente una soluzione pacifica e giusta al conflitto israeliano-palestinese”. Poi a giugno invitò a Roma i presidenti di Israele e Palestina, Shimon Peres (ebreo) e Abu Mazen (musulmano) per: “dire sì all’incontro e no allo scontro;sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza”.

Non è più questione di religione, ma di umanità. Infatti, non si può rimanere indifferenti davanti ad un genocidio che va avanti da oltre 60 anni.

Basta oppressori ed oppressi! In città, il Partito di ‬Rifondazione Comunista (PRC), nel sostenere l’azione politica della lista “L’Altra Europa con Tsipras” unita al “Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea” in seno all’europarlamento, ha organizzato in tarda mattinata un presidio nei pressi della Prefettura di Avellino, sollecitando il blocco immediato delle azioni di guerra e l’inizio di un vero processo di pace, realizzabile con una sola soluzione: due popoli, due Stati.

Costantino D’Argenio, segretario PRC del circolo avellinese, ha spiegato come questa manifestazione, unita a quelle che si stanno svolgendo in altre città, dovrà servire al Governo italiano affinché, attraverso l’UE, faccia sentire la propria voce ad Israele.

Tony Della Pia, segretario provinciale PRC-Federazione irpina, ha letto queste parole al megafono: “in questo momento continua la rappresaglia del governo israeliano nei confronti del popolo palestinese: morti, feriti, demolizioni di case, bombardamenti, arresti. Il genocidio israeliano getta altra benzina sul fuoco che cova sotto le ceneri di un processo di pace oramai su un binario morto, ad avercelo portato sono i governi israeliani che con la loro politica coloniale e di apartheid, di sequestro di terre e territori hanno deliberatamente reso impossibile la nascita di uno stato palestinese. La politica di colonizzazione dei territori palestinesi non è una parentesi, ma una costante, è la ragione principale del fallimento del processo di pace, è violazione dei diritti umani, è colonialismo. Questa politica non ha avuto fine con gli accordi, ma al contrario, negli anni successivi sono cresciuti gli insediamenti israeliani nel cuore della Cisgiordania, con tacito assenso e colpevole silenzio degli Usa e dell’U.E. Nei territori occupati oggi la situazione è peggiore di quella precedente ad Oslo. Gli insediamenti sono aumentati a dismisura, così come di pari passo è sempre più limitata la libertà di movimento dei palestinesi, prigionieri delle loro enclaves, costretti a vivere di umiliazioni costanti e crescenti. Hebron sotto occupazione è una città fantasma, dove un pugno di coloni ultraortodossi determina la vita di migliaia di palestinesi. Quelli di Hebron sono insediamenti illegali e illegittimi dal punto di vista internazionale, sono il simbolo della prepotenza del più forte. Se continueranno a costruire insediamenti, muri, cheek point non potrà mai esservi pace. La comunità internazionale non può essere indifferente a tutto ciò, occorre mobilitarsi perché cessi immediatamente la spirale di violenza che ormai è GENOCIDIO e riprendere i negoziati di pace con l’obiettivo di fermare la politica imperialista israeliana e consegnare terra, autonomia e libertà al popolo palestinese”.

In seguito D’Argenio e Della Pia hanno cercato un’incontro con il Prefetto Sessa ma, in sua assenza, sono stati ricevuti dal Capo di gabinetto che ha assicurato una comunicazione ufficiale della nostra Prefettura all’ufficio centrale di governo, recapitando il contenuto del volantino letto al megafono da Della Pia.

Oggi era presente anche la CGIL, ma i cittadini, le associazioni, le forze politiche e sociali democratiche saranno ancora inviate a partecipare ad altre manifestazioni (probabilmente anche ad un corteo) che ci saranno nei prossimi giorni per dimostrare che essere in un Paese civile non è solo un sogno.