Rwanda/La cattiva memoria – Un piccolo libro, una grande missione
“… Per evitare gli errori, e gli orrori, del passato il ricordo non basta… Bisogna che la memoria del passato si trasformi in etica del presente…”
Luigi Ciotti, nella prefazione al libro.
In occasione del ventennale del genocidio dei tutsi del Rwanda, infinito edizioni pubblica il libro “Rwanda: la cattiva memoria. Cosa rimane del genocidio che ha lasciato indifferente il mondo”. Il testo è scritto a quattro mani da Françoise Kankindi e Daniele Scaglione, che si confrontano dalle loro posizioni: quella di una donna nata già profuga in Burundi e quella di un torinese da sempre impegnato nella tutela dei diritti umani.
La scelta dialogica della struttura del libro rende fruibile e leggera la lettura delle pagine intrise di riferimenti storici, che ricostruiscono con rigore e lucidità gli avvenimenti che hanno prodotto un evento tanto catastrofico come il genocidio.
Obbiettivo del libro è ricostruire la storia sommersa del genocidio che nel 1994 ha provocato in Rwanda la morte di quasi un milione tra tutsi e hutu moderati, destrutturando quella memoria distorta che si è costruita a riguardo a causa della pesante disinformazione, promossa a vari livelli dai media occidentali.
Ogni pagina di questo libro è una importantissima opera di ricostruzione storica, che svela, con accurata chiarezza ed oculata precisione, l’incapacità di alcuni di comprendere cosa realmente stesse accadendo in Rwanda e l’inerzia delle Organizzazioni Internazionali e di alcune Potenze Mondiali, che sono state ben accorte, all’epoca dei fatti, a non utilizzare il termine genocidio, per non riconoscere il dovere di ogni Stato di intervenire.
Il dialogo tra Kankindi e Scaglione si articola negli otto capitoli che compongono il libro, toccando tutti gli aspetti salienti delle vicende che hanno caratterizzato il genocidio del 1994. L’analisi parte dalla costruzione artificiale dei significati etnici che, sulla base del dividi et impera, i colonizzatori belgi hanno attribuito a due gruppi, hutu e tutsi, che abitavano e coesistevano il Rwanda pacificamente, costituendo un unico popolo: quello Rwandese. La ricostruzione precisa dei fatti è l’unico modo per riconoscere la dignità delle vittime di quel massacro a cui l’occidente ha assistito in silenzio.
Prefazione e introduzione sono scritte da due personalità di spicco: Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, e Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio dei tutsi del 1994, e autrice di “La morte non mi ha voluta” e “Le ferite del silenzio”.
Questo libro ci da la possibilità di riappropriarci del diritto di sapere cosa realmente sia accaduto, liberandoci da quella patina di ignoranza, frutto di quei pregiudizi tipicamente occidentalocentrici, che hanno attribuito al genocidio rwandese l’etichetta di scontro tribale atavico e ancestrale. Questo testo, dunque, rappresenta una mirabile testimonianza di come una cattiva informazione produce inevitabilmente una cattiva memoria, per questo leggerlo diventa un dovere morale di tutti noi.
di Davide MARENA