Elezioni Segretario Regionale PD – Grimaldi: “impariamo a dire la verità”
Questa mattina al Circolo della stampa di Avellino, il candidato alla segreteria regionale del Pd, Michele Grimaldi, ha tenuto un incontro per presentare la propria campagna elettorale in vista delle primarie del prossimo 16 febbraio. Infatti, sono 49 i Comuni chiamati al voto nel 2014 per rinnovare le amministrazioni locali.
Erano con Grimaldi, al tavolo dei relatori, Francesco Todisco, dirigente provinciale del Pd, e l’onorevole Valentina Paris. Grimaldi, originario di Scafati, nel 2009 è diventato Segretario Regionale dei Giovani Democratici e, poi, coordinatore nella Segreteria Nazionale, in cui si occupa di Università e Mezzogiorno (cfr. http://www.michelegrimaldi.org/ ).
Gli altri candidati alla segreteria regionale sono due: la napoletana Assunta Tartaglione, deputata del Pd e membro della Commissione Giustizia, e Guglielmo Vaccaro (nato a Pompei) e deputato del PD dal 2008.
La Paris ha spiegato così la candidatura di Grimaldi: “essa deve avere il supporto convinto non di chi si dichiara di sinistra, ma si inserisce in una fase congressuale nazionale che riprova ad aprire un ragionamento di cambiamento che non si basa su preconcetti di congressi già finiti. La precedente segreteria regionale non è stata sempre nettamente chiara. Pezzi d’Irpinia erano al governo di questa Regione, ma non hanno gestito bene i problemi di questa terra (pensiamo all’emergenza neve). Michele ha le caratteristiche per costruire una nuova classe dirigente”. Poi ha aggiunto: “come si costruiscono risposte alla rabbia sociale? Noi vogliamo mettere la capacità di non soffiare sulla rabbia, ma di preparare le nuove dirigenze. Occorrerà quindi capacità di riorganizzazione. La Campania è stata la prima regione a provare il reddito di cittadinanza: trovo almeno questo aspetto positivo del centro sinistra che, perciò, può dire qualcosa al M5S”.
“E’ giusto che la gente è stanca”- ha affermato Grimaldi- “la politica, però, è uno strumento: il mondo è diviso in 2 parti, cioè chi ha privilegi e chi chiede opportunità. Caldoro in questi anni ha tagliato alla sanità, al trasporto pubblico per difendere lo status quo e far quadrare i conti”.
Poi Grimaldi ha ammesso: “ Se Caldoro ha prodotto macelleria sociale è colpa del Partito Democratico. Occorrono allora idee per cambiare le cose perché se no i cittadini hanno ragione ad essere stanchi di andare a votare. Noi vorremmo costruire un partito che le elezioni le vinca a prescindere dal candidato, non perdendo tempo nello sceglierlo”. A seguire, ha chiarito la necessità di un progetto: “la nostra è una Regione che non ha un’identità, si continua a vivere un conflitto non risolto tra capoluogo di Regione ed aree interne. Occorre una vocazione produttiva, punto da cui partire. L’identità regionale deve basarsi sul lavoro: chi lo ha, chi no, chi lo offre. Bisogna dire al lavoratore precario che il partito è lo strumento per migliorare le sue qualità di vita. Occorre un partito più aperto, con più potere di partecipazione (anche per una singola battaglia)”. Inoltre ha dichiarato necessario un nuovo rapporto vero l’Europa, verso il Mezzogiorno: “dobbiamo spiegare il come su tutte le questioni sociali. Il cambiamento non si predica, ma si pratica chiarendo il come del programma vincente”.
Non ha fatto mancare un commento sui suoi avversari candidati: “molti consiglieri regionali sostengono la candidata dei renziani. Ma non ci rassegniamo all’ idea che 10 persone scelgono per tutti chiusi in una stanza, non dando spazio ai congressi e ai circoli. Altrimenti facciamo come per l’elezione papale in conclave. Dobbiamo imparare a dire la verità. E’ più semplice organizzare un congresso in 20 giorni perché si fa finta che il congresso non esiste, non si vuole che il dibattito sia pubblico come stamattina”.
In conclusione si è rivolto ad alcuni colleghi di partito dicendo: “noi invece non giochiamo a risiko. Fino alla fine noi vogliamo provare a stare in campo: se ci hanno dimezzato i tempi noi aumentiamo le iniziative pubbliche. La candidata dei renziani non ha presentato nemmeno il programma: non è un motivo di vanto. Se uno è in aula dal lunedì sera al venerdì non si può guidare bene sia i lavori parlamentari sia regionali. Quindi bisogna dimettersi o dal Parlamento o dalla Regione. Vogliamo, infine, costruire un partito che sia strumento di rappresentanza. Io confido nell’intelligenza dei cittadini: non si strumentalizza il cambiamento (come i renziani dell’ultima ora). La sfida del 16 è determinante per la Campania e per il partito”.