Politiche sociali. Avellino “al verde” – Una scelta giusta sciogliere il Consorzio A04?

pdzAvellino – E’ previsto per giovedì mattina l’ennesima riunione presso il Comune di Avellino per la questione del Piano di Zona A4. Un appuntamento praticamente già segnato poiché la regione Campania ha già provveduto a predisporre la nomina del commissario. Un atto grave che pregiudica un sistema che, nonostante le mille difficoltà, riusciva a garantire servizi a favore delle fasce sociali più deboli ed anche un buon numero di posti di lavoro.

Appaiono del tutto evidente come l’ingresso del Comune di Avellino sia stato destabilizzante per l’equilibrio funzionale del consorzio. Pur essendoci pluralità di bandiere politiche, prima dell’ingresso del comune capoluogo, i sindaci sono sempre riusciti a trovare soluzioni condivise.

Invece la voglia di cancellare un ente che esiste da vari anni e che ha visto come primo presidente e fondatore un sindaco PD, Enzo Testa di Roccabascerana, per soddisfare le bramosie di potere degli amministratori democratici tutti schierati con l’amministrazione Foti ha determinato questo impasse.

Ma, tralasciando le motivazioni politiche, siamo sicuri che favorire lo scioglimento del consorzio A4, ente autonomo, rispetto alla costituzione della convenzione con Avellino capofila sia una scelta giusta, alla luce delle ricorrenti voci che vedono il comune capoluogo alle prese con una crisi economica senza precedenti? Conviene far diventare Ente gestore del fondo d’ambito (quindi dei soldi di tutti) un ente che è sull’orlo del default?

Per chiarire meglio questo aspetto è opportuno ricordare che il Comune di Avellino è appoggiato nella decisione solo da Pietrastornina, Chianche, Altavilla Irpina, Montefredane, Pratola Serra, S. Martino Valle Caudina in totale 7 comuni su 16 meno della metà insomma. Nello schema di convenzione approvato da questi sette comuni si evincono varie anomalie, come la decisione di affidare tutto al comune capofila, oltre ad un reale problema strutturale presente nell’articolo 10 relativo al FUA (Fondo Unico di Ambito) dove i comuni associati si dotano degli strumenti di controllo di regolarità amministrativa e contabile, di gestione e di valutazione e controllo strategico di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286.

Nell’articolo si legge testualmente: i Comuni sottoscrittori della presente Convenzione assumono il seguente principio inderogabile per l’accredito della quota di compartecipazione al FUA acceso presso il Comune Capofila:

a) almeno i 6/12 della quota annuale, corrispondenti a 6 delle 12 mensilità di cui si compone l’annualità, entro 30 giorni dall’inizio dell’annualità di esercizio fissato al 1° gennaio, o comunque entro il termine di 15 giorni dalla comunicazione dell’Ufficio di Piano laddove l’inizio dell’annualità di esercizio non coincida con il 1° gennaio;

b) il saldo della quota annuale, pari nel massimo ai 6/12, entro il 30 giugno dell’annualità di esercizio, o comunque entro il termine di 15 giorni dalla comunicazione dell’Ufficio di Piano laddove l’inizio dell’annualità di esercizio non coincida con il 1° gennaio.

Inoltre in caso di mancato, ritardato o ridotto accredito il comune inadempiente verrà sollecitato, entro trenta giorni allo scadere dei quali, verrà diffidato a versare le somme dovute entro trenta giorni. In caso di mancato versamento il coordinatore sarà tenuto ad emettere ordinanza di ingiunzione nei confronti del Comune inadempiente

Con ciò il comune capofila, in questo caso Avellino si esime dal dovere di versare la quota di 7,00euro ad abitante addossando gli oneri ai comuni associati che sono tenuti a versare le quote. Scelta a dir poco assurda, come si può mai pensare che un piccolo comune possa permettersi di anticipare sei mensilità per permettere l’erogazione dei servizi?

Sul comune di Avellino, ormai si sa, incombe inesorabilmente il rischio di default e questa decisione di richiedere l’anticipo delle somme ai comuni dell’ambito non lascia presagire nulla di buono dato che ci si sta affidando ad una gestione associata che individua un comune capofila che è senza soldi e senza nessuna capacità di indebitamento. E’ un sistema che volente o nolente andrà inevitabilmente al collasso.

Questi sono aspetti che vengono prima delle appartenenze politiche, poiché in ballo ci sono le aspettative di risoluzione delle esigenze (tante) di sostegno economico e materiale di cittadini che nella questione non hanno voce in capitolo ma che sono stufi di un blocco di un settore vitale per le loro vite. E’ pure cosa strana che alcuni sindacati su questa vicenda non abbiano assunto una posizione più energica anche per la difesa delle maestranze. Persone che da 10 anni lavorano e si dedicano quotidianamente per garantire i servizi in maniera ottimale ed efficiente ma che vengono di fatto trattati come merce di scaduta e quindi sacrificabile.