Avellino – Fuggire dalla Sardegna per trovare giustizia. La storia di Anna

abusiAvellino – Questa non è una storia semplice da raccontare. Storie come queste sono difficili da raccontare. Una storia di violenza domestica e mala giustizia che arriva a toccare l’apice dell’assurdo. Si stenta a crederci, ma bisogna raccontare, raccontare per non far passare altra acqua sotto i ponti, raccontare per evitare il peggio, raccontare prima che sia troppo tardi. E per farlo useremo dei nomi di fantasia.

Ciò che è accaduto ad Anna in questi anni non è affatto uno scherzo. Lei, costretta a scappare dalla sua terra, la Sardegna, per non essere ammazzata da un marito violento, perché non tutelata abbastanza. Anna è stanca di lottare per avere giustizia ma va avanti per i suoi figli che, a causa di una giustizia che di giusto ha davvero poco, non può vedere .

Anna l’abbiamo incontrata stamattina, nella nostra redazione, una donna esile ma con tanta voglia di raccontare, ha con se un raccoglitore che racconta tutto il suo calvario da quell’ottobre 2009 quando è stata costretta, con l’aiuto dei carabinieri, ad abbandonare la sua casa con i suoi figli e rifugiarsi dai genitori perché suo marito l’aveva minacciata nuovamente di morte e questa volta non si era fatto problemi, aveva una roncola in mano.

Ma per far luce su questa storia è necessario partire dall’inizio. Anna incontra Marco, quindici anni fa, la sua storia con Marco non è semplice fin dal principio ma pochi mesi dopo il loro fidanzamento Anna rimane incinta di Marco e i due decidono di convolare a nozze. Un matrimonio riparatore insomma che, seppur abbia portato alla nascita di un secondo figlio, non ha mai reso felice Anna.

Marco non era il principe azzurro che tutte le ragazze sognano di incontrare, Marco beveva, aveva a che fare con brutta gente, si cacciava spesso nei guai, ma soprattutto soffriva di problemi psichici, problemi che lo hanno portato più volte ad avere rapporti con centri di igiene mentale. “Marco –ci racconta Anna- doveva prendere dei farmaci in grado di calmarlo e doveva essere seguito e monitorato per salvaguardare l’incolumità di chi gli stava intorno. Ma questo è durato davvero per poco. Marco adesso non viene più seguito né monitorato e non prende i farmaci. I miei figli sono nelle mani di un pazzo  e non riesco a capire come può un tribunale minorile affidare dei minorenni ad un soggetto del genere”.

Ebbene si, i figli di Anna e Marco sono stati affidati alle cure del padre mentre Anna si è vista dapprima sospendere la patria podestà e poi revocare del tutto con l’accusa che il comportamento di Anna potesse nuocere alla stabilità psichica dei suoi figli.

Il calvario di Anna per avere giustizia è iniziato quando ha chiesto aiuto, dopo essere fuggita di casa, ai servizi sociali: “Da quel giorno mi sono rovinata la vita perché mi rivolsi ai servizi sociali che dopo aver ascoltato la mia storia relazionarono al tribunale dei minori quanto accaduto aggiungendo però, cosa non vera, che io mi ero già rivolta a loro precedentemente per gli stessi motivi per cui mi ero presentata l’ultima volta. E non capisco perché l’abbiano fatto dato che è un controsenso. Peccato che di questa relazione alquanto sospetta ne siamo venuti a conoscenza a distanza di due mesi”.

Anna nel frattempo si affida ad un avvocato per chiedere il divorzio dal marito e l’affidamento dei figli per trovare un po’ di pace e serenità ma Marco non si da pace e inizia una vera e propria vendetta nei confronti di Anna. La segue, la intima verbalmente e la picchia fisicamente tanto da portare Anna a decidere di lasciare la sua terra e trasferirsi. E così fa Anna trova lavoro e casa qui ad Avellino e parte per ricostruire la propria vita. Una vita che sarà del tutto ricostruita solo quando anche i suoi figli potranno finalmente vivere con lei.

A dicembre la prima udienza e Anna fu contenta dell’esito: i bambini venivano affidati alla mamma. Ma questa felicità durò poco. A gennaio infatti nella seconda udienza “non so come – spiega Anna con le carte del tribunale alla mano - ma la situazione si capovolse, mio marito che per anni aveva maltrattato me e i miei figli passava per il santo e io per la cattiva di turno. Marco ottiene l’affidamento dei bambini e io venni accusata di aver architettato tutto. Io,  grazie al mio avvocato che non ha fatto il suo lavoro e ai servizi sociali che hanno relazionato il falso, risultai agli occhi della corte come una pazza furiosa colpevole di chissà quale reato, mentre mio marito, nonostante i suoi precedenti era un buon padre”.

Un colpo al cuore per Anna che si è vista portare via in meno di un mese ciò di cui aveva più caro e, a suo dire “tutto per colpa di un avvocato che invece di patteggiare per la sua assistita patteggiava per Marco“.

Quando ottenni l’affidamento dei bambini potevo fare richiesta di portarli via con me ad Avellino, ma il mio avvocato mi consigliò di non giocare questa carta, anzi, mi rassicurò che ormai avevamo la situazione in pugno, dato che grazie al CTU, la pratica che viene svolta per vedere quale dei due genitori è buono, che mi dava ragione  potevo stare tranquilla. Risultato? Ora non posso più vedere i miei figli”.

Anna si era fidata di quell’uomo della legge ma, nonostante fosse stata delusa dal suo comportamento meschino, non si perse d’animo e cominciò una battaglia parallela: “Iniziai a muovermi dopo aver compreso che i servizi sociali stavano dichiarando il falso e che non ero appoggiata legalmente – continua Anna – mi sono rivolta anche all’Ordine dei Servizi Sociali di Cagliari dove raccontai la mia storia seppur assurda e dopo avermi rassicurato che si poteva venire a capo di questa vicenda, non ottenni risposta”.

Nel frattempo i servizi sociali continuavano a relazionare e Anna veniva dipinta sempre più come una madre menefreghista e i figli non potevano vivere con una mamma del genere nonostante in realtà i bambini fossero sereni e andassero bene a scuola. Cosa che non accadde con il padre: “i servizi sociali continuano a relazionare che i miei figli hanno voti eccelsi a scuola e che si comportano bene ma in realtà il più grande è stato bocciato e sta avendo problemi con la giustizia perché ha minacciato un suo coetaneo con un coltello. E questo ovviamente non viene detto. Intanto a me tolgono i figli con l’accusa che non ho progetti per il futuro mentre lui che non lavora e che continua a mettere le mani addosso ai miei figli può continuare a vederli”.

Nel 2010, Anna dopo tante peripezie, ottiene il nulla osta per passare le vacanze di Natale con i suoi figli: “Stettero con me 5 giorni, il 28 dicembre li riportai a casa. Per quei 5 giorni di felicità mi ritrovai, poco dopo, con una denuncia per sottrazione di minori in quanto accusata di non interessarmi dei bambini e soprattutto di aver portato i bambini a casa dopo due mesi quando, ad accertare la falsità di queste accuse ci sono i biglietti di andata e ritorno dei miei figli e le loro presenze a scuola”.

Dopo un primo avvocato, Anna cambiò altri due avvocati e durante questo cambio venne svolto nuovamente il CTU “Nel 2011 ci fu il rovescio della medaglia io ero la mamma cattiva non potevo avere in custodia i miei figli e sono sicura che il responso sia stato sabotato perché alla fine della CTU viene fatto un test psicoattitudinale dove si devono firmare delle carte e dove tutto viene fatto nella più assoluta trasparenza. Così fu nel 2009 quando mi vennero affidati i bambini, nel 2011 questo non accadde e la procedura aveva qualcosa di losco già a partire dal fatto che la commissione nominata non corrispondeva ai nomi reali della commissione che compariva sul decreto del tribunale”.

Oggi Anna può sentire suo figlio piccolo solo una volta al giorno per pochi secondi, “giusto il tempo di chiedergli se sta bene e se ha mangiato”  e non ha più rapporti con il figlio più grande.

Anna ha chiesto aiuto a tutti. “Ho chiesto aiuto alle Iene, a Striscia la Notizia, ho inviato lettere ad Alfano, al presidente della Repubblica, mia madre è stata convocata anche a Roma dalla Mussolini ma nulla di fatto. Abbiamo contattato anche l’avvocato Giulia Bongiorno che è la prima a difendere le donne insieme a Michelle Hunziker ma, per difendermi  – sottolinea ancora incredula, Anna – dovevo essere residente a Roma. Ad Avellino mi sono rivolta ai carabinieri che sono stati gentilissimi e mi hanno aiutato ad esporre le varie denunce. Ma non so perché, una volta che queste arrivano in Sardegna, venivano rigettate. Mi sento sola. Non so più a chi rivolgermi, ho chiesto aiuto a tutti ma sembra che appena si muova qualcosa qui, lì, in Sardegna c’è già chi è pronto a ribaltare la frittata. Sono seriamente preoccupata per l’incolumità dei miei figli visto che vivono con il papà che psicologicamente non sta bene. Io non voglio che questa storia rientri, un giorno, in quel capitolo di “morti annunciate”. Voglio che qualcuno mi aiuti a far luce su quanto accaduto il più presto possibile. Ci devo riuscire per i miei figli e per la mia famiglia che si è indebitata per aiutarmi. Lo devo a loro e a me stessa. Non è possibile che una storia tanto grave non trovi soluzione. Confido nella giustizia ma in quella vera e non in quella che ho vissuto, e sto vivendo, fino ad oggi”.

Dora Della Sala